venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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21 luglio 2016

quindiciluglio 2016

E' da lungo tempo ormai che parliamo del peccato. Forse è tempo di smettere di farlo. Anche nel messaggio appena letto i concetti espressi e le affermazioni espresse paiono, a me quantomeno, lineari, comprensibili. Arrivare a complicare ciò che è semplice non serve a nessuno in fondo. Io sono consapevole di dover peccare, di dover scegliere di negare la verità consapevolmente, ne sono consapevole, non vi è dubbio. Forse ne sono consapevole anche perché non ho più visione sgombra e non credo certo che potrei portarla a voi questa visione sgombra se l'avessi..ma pensiamo anche al peccato, cerchiamo di comprenderlo definitivamente. Se non ci fosse stata la scelta, la prima scelta di quando un essere unico esisteva, pertanto un'unica scelta avvenne e fu la scelta della frammentazione, dell'esplosione, un'unica scelta ripeto, allora posso tranquillamente affermare che l'Essere Unico ha deciso di peccare attraverso la frammentazione che non è stata altro che l'incarnazione di sé stesso, se un Unico Essere allora esisteva..ed è assurdo che io dica “se un Unico Essere esisteva” perché io sono certo che un Essere Unico esisteva allora come in questo momento e come sempre sarà, pertanto tranquillamente possiamo affermare senza timore di essere blasfemi o altro, di dire che l'Essere Unico decise di peccare. Ma il problema è il senso in cui si è dato, si è cercato di dare al fatto del peccare. Spaventava, pertanto doveva essere ammantato di significati negativi, cattivi, bui, oscuri...ma il peccato originale non fu altro che dare dimensione al creato; se non ci fosse stato il peccato, il primo peccato, quello veramente originale, oggi non ci sarebbe il creato. E come potremmo affermare la verità, la consistenza, l'essenza dell'Essere Unico, se non potessimo toccare, sentire, palpare ciò che è il creato? L'Essere Unico, per essere, ha bisogno di essere affermato, ha bisogno del movimento continuo di quel volano che gira e gira, alimentato da quelle che sono le scelte di arbitrio... e tanto più esse sono contrarie a quella che è la verità tanto più il volano mantiene costante il suo movimento e non crea scossoni ma semplicemente stabilità e architettura; pertanto affermare continuamente l'Essere Unico è indispensabile affinché esso esista, ma questo molte volte già l'ho ripetuto. Esistono parti di quell'Essere unico che consapevoli di avere visione sgombra decidono di non incarnare sé stessi, peccando. Perché avviene? È difficile anche a questa domanda dare risposta, così come è difficile cercare di spiegare – anche se credo che sia comprensibile per quello che ho detto poc'anzi – il fatto che l'Essere Unico per primo decise l'incarnazione negando la verità. È un dato di fatto, esistono questi angeli che voi chiamate caduti..ripeto, che voi chiamate caduti. Io credo che già essi abbiano la possibilità di esprimere arbitrio; la loro non incarnazione è data da questa scelta che non è negativa, che non è controproducente a quella che è l'evoluzione: semplicemente è tale perché serve come dato di raffronto per coloro che decidono per l'incarnazione. Se così non fosse quale potrebbe essere la verifica? L'incarnazione porta alla cecità, alla sordità, all'impossibilità di vedere attraverso visione sgombra, pertanto anche ciò che io vi sto dicendo non è portato di quello che è il mio vedere sgombro...non potrebbe essere, sono semplicemente una voce che porta a voi, in grado di pesare e misurare ciò che dico, una visione. Non può essere considerata visione sgombra, è inutile che ce lo diciamo, è inutile che voi lo affermiate dando fiducia al mio dire: il mio dire non è altro che rimbalzo su quella che è la vostra essenza. Sempre più sarete in grado di comprendere ciò che vi dico, tanto più avrete camminato su quella che è l'incarnazione, la ricerca e l'evoluzione, la preparazione al superamento cosciente dell'individualità..pertanto non pensate che ciò che vi viene detto da me ma anche da altre entità che possono arrivare a dire, a portare, a costruire con voi una visione, che tutto questo portato sia visione sgombra: sarà comunque filtrato dal vostro dubbio e dalla vostra possibilità di decidere attraverso l'arbitrio. Spero che ciò che vi ho detto sia chiaro perché questo mi spoglia, mi toglie manti che non sono reali ma semplicemente costruiti. Quando vi dissi che la tentazione degli angeli caduti è possibile per l'uomo, è semplicemente perché l'uomo ha costruito questa visione, questa speranza, questo desiderio di avere il potere della visione sgombra ma, credetemi, non sarà consentito. Il limite è preciso,il limite è il materiale, è tale semplicemente, il limite è. Il superamento del limite è attraverso il cambio di condizione, è attraverso l'evoluzione che porta al superamento dell'individualità. Non sperate nel potere che la visione sgombra possa portarvi perché mai sarà consentito; è proprio impossibile, credetemi non si può valicare questo limite. Io ne sono ben consapevole proprio perché su questo limite indugio, gioco e mi arrovello. L'influenza che gli angeli caduti possono apportare all'uomo è solamente ciò che l'uomo crea. Avete parlato di invidia e gelosia; l'invidia e la gelosia sono sentimenti che svelano il desiderio di potere, di possedere, di volere per sé, di avere il controllo e questo è il limite che l'uomo affronta. Se il peccato riguarda l'essere dell'uomo e quando intendo l'essere intendo che il peccare è una scelta che va a pregiudicare ciò che è l'individuo, è una scelta che indirizza l'essere di quell'individuo, non certo il fare; il fare è conseguenza attraverso l'essere...ma esiste un'altra condizione ben distinta e ben diversa da quello che è il peccato, ma che molte volte si cerca di mettere accanto ad esso ed è il male. Il male appartiene al fare, il male non è arbitrio, il male è costrizione, il male è subire, il male è affermare impedendo il cedere. Peccare attraverso scelte di libero arbitrio, ripeto, interessa ciò che l'essere dell'individuo. Nel momento in cui l'individuo pregiudica l'agire dell'altro, compie il male. Male e peccato non vanno accostati, sono due dimensioni diverse, incompatibili, inavvicinabili, ma il gioco, l'intento, è stato quello di accomunarli, di portarli vicino affinché l'uomo non fosse in grado di esprimere arbitrio. Compiere il male vuol dire fare violenza, costringere qualcuno, privare della possibilità un simile e fratello attraverso l'omicidio, impedendo quella possibilità che a tutti compete. Il male appartiene all'individuo, non esiste il demonio o una forza talmente forte che è in grado di guidare le azioni dell'uomo impedendogli il controllo; così non è. Ma ho paura quando parlo di queste cose perché il male è reale, il male appartiene all'uomo, è in lui. Considerare ogni individuo come simile e fratello, come precisa porzione di quello che è l'Essere Unico così come ognuno di noi siamo, è la traccia. La vera offesa, la vera bestemmia, è pensare di poter costringere attraverso la violenza qualcuno a non perseguire la sua ricerca, sia essa incanalata su una strada comprensibile, sia essa incanalata su una strada che appare nefasta e terribile. Ogni uomo ha la garanzia di arbitrio, ogni uomo ha il diritto di scegliere per sé stesso. Quando l'essere diviene convinto che il proprio agire possa anche servire a educare, a insegnare, a indicare la strada, qualcosa di terribile avviene. Questo è il male. Come è possibile che il male sia consentito? Non può che essere così se crediamo nella libertà dell'uomo anche di fare le cose più nefaste. Che fare allora? Se impedissimo ad un altro di fare ciò che ha intenzione di fare faremmo lo stesso errore che lui ha commesso. Cosa ci resta allora di fronte a questo male che appare così terribile? Io credo che quello che ci resta da fare sia dare senso e comprensione, sia permettere che quella bolla che ben conosciamo divenga permeabile anche adesso. Difficile,incomprensibile, inaccettabile, certo...ma che ci resta da fare? L'esistenza del male è in fondo un aiuto, un apporto, uno strumento che l'essere deve essere in grado di afferrare, utilizzare, maneggiare. Ma via, ora...non mi piace indugiare su questi argomenti. Via ora...andiamo a cercare quello stagno dove tutto quanto si dipana, dove tutto quanto si scioglie, dove la protezione ci accoglie