venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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16 maggio 2016

tredicimaggio 2016

Due parole, due stati:essere e fare, divenendo. L'Essere unico, per essere vero, non può che essere semplicemente; non possiamo pensare che la fissità del disegno, la purezza, la verità dell'essenza dell'Essere Unico possa in qualche modo mutare, già questo ce lo dicemmo. Il fare, il divenire, appartengono all'individuo, all'uomo, a colui che cammina, respira, pensa. Ma cerchiamo di capire dicendo la diversità tra questi due stati: sicuramente per l'uomo la morte è la situazione nella quale si esprime, nella maturità dell'esperienza dell'uomo, una possibile scelta. L'uomo crede di giungere alla morte capace di poter in qualche modo “fare” in questa situazione; l'assurdità del cercare di fare per tornare ad essere, mentre per ciò che riguarda la nascita dell'uomo che si incarna noi non diamo capacità di fare. Il bimbo nasce, in qualche modo senza che lui possa avere capacità, possibilità nel suo nascere, quando invece già ci siamo molte volte detti che è la prima scelta di libero arbitrio; sicuramente l'arbitrio dà la misura della presenza dell'essere in quella azione ed è proprio quell'azione che passa dall'essere al divenire. È sicuramente la più perfetta definizione “espressione del fare”...eppure rimane lontana, rimane irraggiungibile, diviene impossibile cogliere quel momento quando con una purezza grande, infinita, enorme, l'Essere è stato in grado di scegliere la sua prima volta. Qualcuno di voi ha detto che viene azzerata la consapevolezza di ciò che era, nell'essenza, quell'essere che si è incarnato; il suo essere parte consapevole, attraverso visione sgombra, dell'Essere Unico. Ma cosa è avvenuto, tra quella scelta di arbitrio e la consapevolezza, la coscienza dell'essere incarnato? Qual'è quella barriera che ha filtrato, impedito, ostruito la possibilità di portare la consapevolezza della visione sgombra? È un veto messo da un Essere Superiore, è una barriera fisica, è un limite invalicabile... oppure?... Oppure è un'altra forma, dimensione, di una scelta d'arbitrio. Ci siamo detti tante volte che la parte originale, quella componente originale che l'uomo anche nella sua incarnazione porta rimane immutabile, non muta, non diviene, non cambia; rimane pura nella sua essenza. Ma proprio per questo motivo ci dovrebbe essere quella visione sgombra... sì, usiamo ancora questo termine, che proprio a quella dimensione appartiene, a quella componente, non certo alla mente, non certo al corpo; pertanto che cosa avviene? Ci siamo detti altre volte che l'Essere Unico ha scelto la frammentazione, per affermare la sua Verità, la sua Essenza, ma l'Essere Unico, se abbiamo continuamente, sbagliando, l'intenzione di staccarlo da quella che è l'identità dell'uomo incarnato, creiamo confusione, creiamo mancanza d'identità e di verità. Riportiamo la verità del Essere Unico in ogni singolo individuo come parte precisa di quella verità che è l'Essere Unico. Pertanto se l'Essere Unico ha bisogno della frammentazione per potersi affermare lo fa attraverso una scelta individuale e se questa scelta è individuale, per permettere la negazione della verità quella barriera è auto imposta, quel veto alla visione sgombra è scelto attraverso la prima scelta di libero arbitrio. Pare che l'individuo abbia voluto in qualche modo privarsi della capacità di vedere e di vedere che cosa, se non la sua essenza? Pertanto tutto viene travasato sul fare, sul divenire, sul capire, sul cercare e sul trovare e, dopo aver trovato, mettere a frutto ciò che si ha scoperto. Tutto ciò allontana, tutto ciò non è che la propaggine di quel veto, di quella barriera auto imposta; non possiamo fare per essere, dobbiamo semplicemente essere per smettere di logorarci con il fare; il distrarci continuamente è una continua corsa verso un traguardo certo e sempre più vicino e questo affannarci, questo correre a capire, a leggere, ad intuire e a definire qualcosa che avviene senza una scelta di arbitrio ma semplicemente una causa, semplicemente un incidente, semplicemente qualcosa che avviene e non nella soggettività dell'essere ma nell'oggettività del fare. Sto parlando della morte fisica, non certo del superamento cosciente dell'individualità, perché nuovamente questa è una scelta di arbitrio, è quella che completa quella che è l'esperienza dell'uomo, la sua ricerca, la sua affermazione di essere Essere Unico, affermandolo con forza attraverso il superamento cosciente dell'individualità, ma la morte fisica, quella che più di tutto pone il limite della possibilità, non è certo una scelta di arbitrio ma è semplicemente la conseguenza della caducità di quello che è il fisico, del corpo dell'uomo, non esiste altra possibilità. Il vero passaggio, ben lo sappiamo, è il superamento cosciente dell'individualità per tornare all'essere e togliere di torno il fare, il divenire. Ma è una scelta di libero arbitrio perché afferma una nascita, un ritorno, un riappropriarsi di identità, di essenza, nella verità pura e semplice dell'essere tali. La ricerca, la vita, il camminare, il respirare, il pensare, non è altro che un affannarsi per andare a definire ciò che è e è sempre stato. Attraverso il vivere, attraverso la deflagrazione, l'Essere Unico afferma la sua verità e per ciò che compete al singolo individuo è questo affermare- attraverso un negare visione sgombra- appartenenza ed identità per tornare a riaffermarli attraverso una scelta di arbitrio, abbandonando quell'identità faticosamente creata in una vita intera. Essere....non sono molti che attraverso il quotidiano vivere possono giungere ad essere semplicemente, senza cercare di essere, senza fare qualcosa per essere. Il valico della morte fisica ci costringe a cedere, ad arrendere le proprie capacità per scegliere in piena consapevolezza il superamento cosciente dell'individuo. Può essere l'uomo in grado di essere? Sicuramente cessando il fare, certi che il divenire possa essere fermato. Cercare la motivazione che ha spinto la purezza del Essere Unico ad incarnarsi negando la verità del Essere Unico, è il momento magico. Io credo che ogni singolo individuo abbia la misura di quella magia e colui che è in grado di annullare sé stesso....................................................................