venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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05 aprile 2016

unoaprile 2016

Tempo addietro vi dissi che il mio essere qui in questo cerchio era cercare di tradurre quella che era la mia essenza, la mia verità in termini, in parole che fossero comprensibili, che potessero in qualche modo dire qualche cosa ma è una traduzione assai ardua. Non è semplicemente tradurre in una lingua, in un'altra lingua, un concetto che possa essere comune alla comprensione di due che parlano diverse lingue. È proprio questo il problema: non esiste concretamente qualcosa da spiegare...cosa? Qualcosa di concreto, qualcosa di comprensibile che si possa toccare, ma è parlare di essenze diverse, di percezioni diverse, di fisicità e non fisicità, di immutabilità e di vivere, e capisco che a volte possa essere difficile, ma mi rendo conto che quanto più sarò in grado di parlare della mia verità e della mia visione, che non voglio neanche più chiamare visione sgombra creando questa differenza che ci possa essere di qualità in qualche modo tra me e voi; così non è. Se voglio essere simile e fratello devo essere in grado di vedervi ed essere visto, toccarvi ed essere toccato, dire a voi ed essere ascoltato, sentito. L'Essere Unico è qualcosa di incomprensibile, qualcosa che nella sua fissità, nella sua perfetta completezza è davvero inconcepibile, è qualcosa di finito, di definito, di perfettamente preciso che ha bisogno di essere continuamente scelto e affermato. La creazione serve proprio a dare quel movimento che affermi continuamente e costantemente l'essenza, la verità. Ci fu mai un tempo in cui questo divenire non era presente? Non credo. Ripeto, per ciò che io posso comprendere l'affermazione dell'Essere Unico è fondamento per la sua esistenza; ma se questo disegno, se questo perfetto disegno è immutabile, com'è possibile che un essere che s'incarna, e diviene individuo, diviene uomo, possa in qualche modo privare questo disegno di un particolare? Mi è sembrato utile cercare di creare l'immagine di una privazione di questo disegno, di una cavità, di un foro, di un buco, ma se pensiamo all'arazzo come a qualcosa di fisico possiamo credere che ci possa essere questa privazione. L'Essere Unico è qualcosa di diverso, non è materiale, non è fisico,non possiamo scavare in esso, non possiamo portare via qualche cosa perché “cosa” non esiste. Per essere lucido, preciso, dovrei dirvi che quella tonalità che voi tanto ricercate e cercate di definire mai è cambiata, è qualcosa di fisso, immutabile, che è in voi, e l'unica cosa che avete fatto attraverso l'affermazione dell'incarnazione in quello che è stato chiamato il peccato originale, è stata quella di decidere di negare quella tonalità, affermando liberamente l'individuo. Pertanto ciò che abbiamo portato via da quel disegno, da quell'arazzo, è semplicemente la consapevolezza di quella parte che voi siete e rende tale e unico l'Essere Unico. Il peccato originale, la negazione della verità, non sono più quella parte così importante, nego questa verità. Se la consapevolezza della negazione è avvenuta prima o dopo la nascita non è importante, di fatto esisteva arbitrio e l'arbitrio è sancito e riconosciuto indispensabile a quella che è l'affermazione dell'Essere Unico. Vi ho detto prima: se così non fosse probabilmente l'Essere Unico non esisterebbe; è attraverso la sua negazione che si giunge all'affermazione di verità dell'Essere Unico, pertanto quello che fate attraverso il peccato originale, quello che io farò, probabilmente, attraverso il peccato originale sarà negare la consapevolezza di essere quel particolare così importante, indispensabile. Quel vuoto non è altro che la mia non presenza consapevole nell'arazzo, nella completezza. Ma, torno a dire, quella che è la tonalità non muta, la portate con voi perfetta, precisa; semplicemente dovete tornare a riaffermare che quella tonalità che voi siete è parte dell'Essere unico. In questo modo si riaffermerà la verità; un giorno arriveremo forse anche a parlare del bisogno che l'Essere Unico ha di affermazione continua e costante, quasi fosse un respiro per l'uomo che vive. La consapevolezza di essere, la consapevolezza di appartenere; la ricerca porta a questa comprensione, all'identità che decide di appartenere e tornare ad essere ciò che era...ma dire così è sbagliato! Ma l'individuo afferma di essere sempre appartenuto. È fondamentale questo concetto, non ci sono mescolanze di colori che portino alla gradazione che dà la tonalità precisa e , giunti a quel momento, tornare ad appartenere. Mai avete lasciato l'Essere Unico. È riaffermare consapevolezza di essere, la ricerca. Ma come può, chi è consapevole di ciò che ho appena detto, pensare di peccare nascendo a vita? Perché anche questo atto, quest'affermazione, questa volente affermazione, è indispensabile. Non so se sarò mai in grado di dire, farvi comprendere il bisogno che ha l'Essere Unico di essere continuamente affermato. È predestinazione tutto ciò? È vicolo chiuso, è canale stretto, è traccia? Io non credo. La percezione della bontà della ricerca dovrebbe dare risposta, ausilio, stimolo. Il timore di sbagliare, il timore di non fare la cosa giusta è la difficoltà più grande; la libertà di riconoscersi in ogni singolo atto volente del vivere.... L'intuizione, lo squarciare la nebbia che vela, è dal vostro essere profondo precisamente modulata affinché possa la comprensione accompagnare lo svelare la verità. Mi accorgo che anche nel mio dire ciò che pareva comprensibile ed accettabile tempo fa venga in qualche modo stravolto, rovesciato, ribaltato. L'intuizione deve per forza accompagnare quello che è il vivere; la consapevolezza è il coniugare ciò che si intravede e ciò che si è riconoscendo nel proprio intimo, nel proprio vissuto, traccia di quella visione che viene proposta. Se così non fosse la mente impazzirebbe, sentirebbe l'inutilità, l'incapacità, il vuoto e inutile cercare. Cercate di essere – troppe volte ho ripetuto – liberi nel vostro essere veri, senza calzare, senza vestire abiti che non vi appartengono. Cerchiamo lo stagno dove lasciar decantare ciò che ci passa nella mente e nel cuore; camminiamo verso quell'acqua consapevoli della possibilità di essere un unico corpo, facciamoci sommergere da quell'acqua fino a perdere dettaglio, identità, immagine. Poniamoci in quella dimensione che non è essere uomo o essenza.