venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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23 novembre 2015

ventinovembre 2015

Ciò che sta avvenendo è terribile, ma deve avere un senso, deve potervi dire qualcosa. Non sono certo gli urli di chi crede di sapere che vi permetteranno di capire. Un boato è terribile nel momento in cui accade ma è il silenzio che segue a quel boato che crea, costruisce. Sono urla, grida di dolore, vendetta, strepito che porta a coprire quello che è la paura, la paura di dover capire cosa sta succedendo, di dare senso, motivo. Tutto ciò che avviene ci compete, ma perché ci possa competere dobbiamo dare ad esso un senso e trovare una reazione che non è una reazione semplicemente emotiva ma una reazione di comprensione: comprendere affinché noi possiamo essere più carichi, consapevoli. È il silenzio che dobbiamo ascoltare, è il silenzio nel quale trovare auspicio, comprensione, motivo, supporto, affinché qualcosa avvenga. La ricerca è un continuo cambiamento, il trovare ci porta continuamente a mutare direzione, obiettivo, e ciò che avviene, ciò che sta avvenendo, deve avere un motivo. Cercate di capire cosa sta dicendo a voi il silenzio che segue all'esplosione, il silenzio che segue all'urlo di dolore, perché dopo un urlo di rabbia non esiste silenzio. Privare della vita un uomo è la cosa più semplice, più immediata; è tanto più difficile la nascita di un uomo. Uccidere un uomo è un attimo, privarlo della propria possibilità è il battito di un ciglio. C'è chi offre la propria vita per un Disegno, lo è stato per figure che già conosciamo; offrire la vita nell'attimo per l'altro, così come è avvenuto per Kolbe, oppure offrire la propria vita vivendola a servizio dell'altro, scegliendo di non intravedere un percorso. È difficile per me parlare di queste cose, è come vedere al di là di un vetro tutto sghembo, storto, che rende le cose incomprensibili, un po' buffe e molto sciocche. Questo affannarsi, accapigliarsi, questo urlare, lanciare alto il grido di chi più è stato ferito,colui che mostra le proprie piaghe chiedendo ricompensa, onore. Il silenzio dopo lo scoppio non deve essere il timore che qualcosa d'altro succeda ma occasione e pertugio per poter vedere, dentro di voi, ciò che cambia, muta, evolve, cerca. Chetiamo anche queste parole e cerchiamo il silenzio........................................................................