venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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19 ottobre 2015

sediciottobre 2015

L'immagine dello stagno, la pratica di esso, è forse la condizione creata che da più tempo ci accompagna; è il luogo dove poterci incontrare, era il luogo dove incontrare i vostri cari trapassati, si creavano le condizioni affinché lo strumento fisico, il corpo, la mente, potessero vedere la condizione di porsi a riposo, disattivarsi...dove l'acqua che ricopre blocca, conserva, protegge il corpo che tranquillamente può abbandonarsi. Il respiro lentamente rallenta, com'è possibile respirare sott'acqua? Il peso di quel liquido costringe i muscoli al riposo, all'inattività, pian piano a spegnere quello che è un incessante bisogno di muoversi, di vivere, di battere, di soffiare, di respirare, di pensare. Anche se la mente arrivasse a cercare di comprendere una situazione di questo tipo non troverebbe modo: porsi sotto la protezione di un liquido che completamente ricopre; ma in fondo se ci pensate è quasi lo sperimentare quella che è la morte fisica, quando prendendo coscienza del proprio stato, colui che è trapassato si accorge dell'inattività, cerca il battito del cuore ma non può forzarlo, allora cerca il respiro, cerca di dilatare i polmoni e riesce anche a farlo nei primi momenti dopo il trapasso finché, quando il pensiero si allontana, torna l'inattività e si prende misura dell'inutilità del respiro. Per molti di coloro che muoiono è forse il momento peggiore: ancora percepiscono il peso del proprio corpo che va a spingere su quella superficie che lo accoglie ma non ha forza nei muscoli per poterlo sollevare, costretti a rimanere fermi. Qui attorno è lo stagno, un liquido che vi accoglie, vi avvolge di peso dolcemente, costringendovi a terra, sul fondo di quello stagno. Non è il galleggiare liberi nell'acqua, ma essere premuti verso una superficie che sostiene; tutto ciò può indurre a paura e panico ed impotenza, ma quant'è dolce la non necessità di dover vivere, […......] assaporare questa condizione, tutto quanto si ferma, anche la testa, anche il pensiero, il ragionamento è incapace, si arrende. A questo punto si torna ad essere, il corpo dilata, rimane pesante, è il peso stesso che schiaccia ed induce l'immobilità; non esistono suoni, il brusio di chi stava accanto a voi pian piano sparisce, perde tono, nessun rumore echeggia nei vostri orecchi, nessuna luce rende percepibile l'attorno, ciò che attorno a voi si trova, gli occhi possono tranquillamente rimanere chiusi, diventa faticoso perfino sollevare le palpebre, sono pesanti, ferme, a riposo. Ma la cosa più strana è il piacere che deriva dal sentirsi in questo modo: un corpo pesante in uno spazio buio e silenzioso, con il peso di un'acqua che mantiene fisso il vostro corpo, lo mantiene caldo, protetto, contenuto. L'attesa che qualcosa avvenga, non il timore, non la speranza, non il desiderio, non il fastidio, non il dolore, ma la semplice attesa che qualcosa avvenga. Una stanza buia, silenziosa, un corpo costretto a terra, dolcemente protetto, premuto, contenuto. Il vostro essere si espande...lo stagno non è più qualcosa che vi contiene, voi siete lo stagno stesso, il liquido che lo riempie.... Le orecchie sono le più difficili a cedere, cercano qualcosa che le ecciti di nuovo, nuovamente ancora insistono, sia esso un suono, un fischio, una voce. Non può essere la vostra; è incapace, muta, atona. Voi siete quella voce, non sono le vostre orecchie che aspettano, le vostre orecchie sono tappate, incapaci, inutili..............è questo morire?Fastidio, disturbo, pretesa.......... Questo rallentare è il movimento che porta fuori, ad uscire. È attraverso l'espirazione che usciamo, andiamo fuori, andiamo via. Il vostro essere uomini fugge, dilata, si espande. L'inspirazione porta dentro, riempie, accoglie, fa suo. La prima inspirazione è il suono della vita, l'ergersi, tradurre il peso che schiaccia in forza che muove; l'inspirazione ha suono, l'espirazione è muta, l'inspirazione è movimento, l'espirazione è stasi. Attraverso l'inspirazione si diviene, attraverso l'espirazione ci se ne va; l'inspirazione cerca suono, forza, energia, movimento, odori...attraverso l'espirazione tutto si spegne e tutto dilata....