venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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27 luglio 2015

diciassetteluglio 2015

Ancora qualche pagina a ritroso per rispondere alla tua domanda, a ritroso in quelli che sono stati i nostri incontri, i miei, i vostri e tutti coloro che sono stati con noi. Rispondo volentieri, ma dall'altra parte, dal punto di partenza e non dal punto di arrivo, perché proprio la mia presenza all'interno di questo cerchio è servita a distogliere l'attenzione vostra da ciò che vi aspetta, per portarla là dove tutto quanto fu e [dove] io oggi mi trovo; la mia presenza che non solo ha distolto la direzione del vostro sguardo, ma anche l'obiettivo della vostra ricerca, provocandovi, obbligandovi a cogliere ciò che già avete vissuto e dimenticato. Io vi dissi che quando quello spirito, quell'anima, si stacca da tutto, dall'Essere Unico, crea una mancanza, un difetto, una falla; l'Essere Unico non è più tale, manca in completezza, in identità, in verità. Quando avviene l'incarnazione qualcosa viene tolto, portato via...di qualcosa viene privato quell'Essere Unico, creando uno stato di mancanza -ripeto- di difetto, di disequilibrio, che in fondo è la condizione necessaria affinché il movimento divenga percepibile e reale, non semplicemente teorico ma quasi fisico...anche se dire ciò è una castroneria, perché dire che l'Essere Unico è qualcosa di fisico, è qualcosa di inconcepibile..ma chi decide di incarnarsi veste su di sé quella fisicità rendendo l'energia concreta e palpabile questa mancanza. Vi dissi anche che al termine dell'esperienza dell'incarnazione questo tassello torna a divenire parte di quello che ho chiamato Arazzo, che non era altro che la definizione di qualcosa di completo, definitivo, integro, ma non è un semplicemente trasportare una parte di ciò che era in quello che dovrà essere, tornare ad essere; non è un semplice trasportare, trasmigrare qualcosa che è divenuto fisico, perché possa essere trasportato, mutato, evoluto, per tornare ad essere energia, quadro completo, insieme vero. Qualcosa avviene, e riguardo a questo Clelia vi ha testimoniato qualche cosa quando disse che lei portava con sé ciò che era stata attraverso il suo vivere, attraverso la sua ricerca consapevole, riconosciuta identità precisa, con il proprio nome...e questa definizione raggiunta, questa -dovrei dire completezza ma è sbagliato- questa identità, avrebbe portato con sé, anche quando più non fosse, individualità. Ed è vero tutto ciò; di certo non cambia quella parte che riporteremo a ciò che era l'Essere Unico e che è ancora oggi l'Essere Unico, ma la purezza di quel frammento è talmente pura perché scelta e voluta e donata attraverso il superamento dell'individualità consapevole, cosciente. Esiste una purificazione; in qualche modo anche l'Essere Unico attraverso la scelta di verità che è l'unicità di esso, anche da quella parte che diviene individuo ed esprime arbitrio, lo sublima, lo ridefinisce e lo riporta all'originale purezza...originale purezza perché nel momento in cui la frantumazione e l'esplosione andò a creare quel caos..e il ritorno all'Essere Unico passerà.... E' vero, anche nell'uomo incarnato, in quell'anima che decise di vestire le spoglie mortali, concrete e fisiche, la presenza di quella componente che appartiene all'unicità non può mutare...molte volte ve lo dissi, ma la qualità che rende pura l'espressione dell'essenza anche oltre il passaggio e al ritorno di ciò che era la condizione primordiale è proprio la scelta consapevole e possibile anche attraverso la negazione della verità. È questa la qualità che rende puro, vero, prezioso, quel frammento che ognuno di voi porterà dopo il suo trasmigrare. L'unicità è un dato di fatto, abbiamo detto sempre e comunque in ognuno di voi uomini che pensate, camminate, respirate, esiste il filo che lega all'Essere Unico, mai vacillerà, mai si interromperà. Non sopporto quando si parla di fato, di ineluttabile, di strada costretta. Io pretendo nel mio incarnarmi libertà di libero arbitrio, possibilità di negare la verità, questo è il cuore della definizione di ciò che è l'incarnazione; il grado di purezza al quale si giunge attraverso il vivere, un vivere consapevole, un vivere nella ricerca, un vivere nel trovare, passa attraverso la misura della capacità di negare la verità, questo ve lo dissi già parecchie volte e capisco che sia difficile poterlo comprendere, tanto più accettare, ma credetemi, tanto è grande la possibilità di negare il vero, che quando esso tornerà tale sarà di una purezza infinita. Chi vive convinto che la strada è tacciata, che nulla può essere negato e messo in discussione ancora non è in grado di aver avviato il proprio divenire, ancora tribola attraverso l'incapacità di vedere, ma non vorrei distogliere dal filo che abbiamo afferrato, “ cose voi porterete, al termine del vostro vivere, del vostro divenire alla verità dell' Essere Unico”, ciò che è stato tolto nel momento in cui voi avete scelto di incarnarvi, ma di una purezza tanto più grande. Quando ogni singola parte, frammento, scaglie di quell'Essere Unico tornerà là dove il posto suo gli compete, la purezza dell'Essere Unico sarà affermata fino in fondo e non semplicemente come un dato di fatto, ma proprio come scelta attraverso le svariate ed innumerevoli vite. Una purezza così assoluta che svanirà nel proprio essere comprensibile; io voglio, non semplicemente desidero poter esprimere alla massima potenza questa mia occasione. Il dubbio di considerare ciò che io sono come perfezione è vanagloria, è pazzia; l'infinito non esiste, non avrebbe modo di poterlo essere, io sono semplicemente una scaglia di ciò che è vero. L'urgenza di capire, il bisogno di vedere oltre è semplicemente mancanza d'identità; può apparire fuorviante chiedere ricerca d'identità quando l'obiettivo è il superamento dell'individualità, ma ripeto come già molte volte ho fatto che senza possedere identità non si può consapevolmente abbandonare l'individualità, identità forte, capace, potente nel saper dir di no; non esiste nessuna spiegazione che possa sopire il bisogno di dire di no, di negare verità, di peccare. Cerchiamo lo stagno, ne sento il bisogno, immergiamoci in quell'acqua, muoviamoci verso di essa, dentro di essa, sentiamoci ricoprire, avvolgere, abbracciare. Il nostro corpo vuole essere chetato, abbracciato, rassicurato. Il liquido sale, arriva alla testa, la vostra mente deve essere chetata, abbracciata, protetta, siamo completamente immersi, portiamoci ora fuori e al di sopra. Nulla dobbiamo restituire, nulla abbiamo ricevuto, nulla a noi ci appartiene, tutto quanto è noi stessi, un unico corpo. Che l'affermare verità non sia un grido di disperazione, ma un canto di gioia; che tornare ad essere non sia affermare incapacità, ma lucida veggenza. Non troppo oltre, non troppo lontano sia quel cordone prezioso che ci riporta al nostro corpo, a ritroso. Un corpo in pace, chetato. Muoviamoci ora, cerchiamo di uscire, emergiamo con il capo, l'acqua scende lungo le spalle e ci accarezza, ci saluta; l'abbraccio di essa è ancora un ricordo, ancora un incontro, un arrivederci, una carezza, che tutto quanto il nostro corpo sfiora, lo sentiamo ancora caldo, forte, il nostro respiro , alimento, energia, vita.