venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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05 giugno 2015

ventinovemaggio 2015

o credo che voi, questo cerchio, nella propria ricerca sia stato fortunato e la ricerca abbia portato aiuto, testimonianza, stimoli che vi hanno dato traccia, indicazione. Questa sera avete parlato di santi,di santità, di illuminati; per me sono coloro che hanno intravisto la Verità, l'hanno intuita, in molti casi attraverso una combinazione, una occasione, una finestra aperta più che attraverso una ricerca consapevole, perseguita, alimentata e affrontata. Avete incontrato quell'entità che aveva trovato un tesoro in quel momento, attraverso un'occasione fortuita in cui era stato in grado di penetrare così all'interno di se stesso ed intravedere la verità che gli apparteneva, quella traccia preziosa e luminosa che nel momento dell'abbandono del controllo si è rivelata dando immagine, intuizione. Ma il lamento di quell'entità che ancora allora cercava, sebbene trapassata, sebbene non più uomo che respira e cammina e pensa, ma come anima ancora alla ricerca... il suo cruccio quale era? Quello di non essere stato in grado di condividere quel tesoro trovato perché una morte repentina glielo aveva impedito. In questa testimonianza vi è traccia, vi è motivo, vi è modo per spiegare, per capire e comprendere. Le possibilità di intuire, le occasioni, le finestre aperte, quei pertugi che provvisori accompagnano la vita dell'uomo, sono accessibili se quell'uomo è attento, in ricerca. Intravedere, intuire la verità che è nell'essere non è sufficiente, è una parvenza; la verità diviene tale nel momento in cui è riconosciuta attraverso il vivere quella verità. L'uomo che cerca deve divenire la verità stessa... e in che modo lo diviene? Attraverso la condivisione di quel tesoro trovato. L'uomo che cerca, colui che desidera l'illuminazione e credetemi, è possibile che avvenga anche prima di quel passaggio, di quella soglia che è la morte fisica, ne sono consapevole, ne abbiamo prove, voi ne avete prove che ciò possa avvenire. Colui che intravede la Verità deve essere la Verità stessa pertanto deve portarla a chi attorno a lui si trova ma non per il bisogno di andare verso l'altro ma semplicemente per testimoniare ed essere quella Verità intuita, vista ed abbracciata. Diviene vera e consapevole solo se vissuta. È naturale che il vivere la Verità porti al donare cedendo il sé stesso in favore degli altri, ma semplicemente perché lo si cede, lo si nega volutamente, lo si abbandona quasi fosse bagaglio inutile e questo abbandonare individualità non può che portare verso la non individualità, divenire corpo comune con tutto ciò che attorno all'essere si trova, siano esse anime oppure uomini, oppure il Creato stesso, nulla cambia. Ma se la Verità è solo intravista ed intuita non è una Verità riconosciuta e trovata; semplicemente attraverso il viverla porterà ad identificarsi nella Verità stessa e non c'è possibile cosa diversa da ciò che vi ho detto: l'uomo ha in sé la Verità, non la trova nel suo cammino, non la trova accanto a sé, davanti a sé o dietro a sé ma semplicemente in sé e nel momento in cui [non la trova] lui la trova non può che professarla, non può che divenire identità, che non è certo individuale ma è riconoscersi in quell'unico essere che è l'Essere Unico, in quel corpo comune che tanto cerchiamo di sperimentare. Intuire non è sufficiente, ho detto, l'illuminato non è il mistico che ha intravisto, riconosciuto ciò che è vero: l'illuminato è colui che diviene Verità stessa. Ripeto, ed è importante che venga compreso, non è semplicemente l'andare versi gli altri cercando di donare la propria vita o anche la propria morte all'altro, se tutto ciò non è riconoscersi in quella Verità che esula dall'individualità e dalla negazione di essa. Non è cedere individualità quella di annullare sé stessi in funzione di un bene riconosciuto e non per forza dall'individuo stesso, ma potrebbe essere da una Chiesa, da un Partito, da una Scuola. L'incontro con quell'entità era foriero di notizie, di tracce che oggi potreste essere in grado di leggere; forse allora così non era, oggi deve esserlo perché è una strada che in qualche modo vi appartiene. Colui che si è approssimato a questo cerchio aveva ruolo e motivo, aveva probabilmente volontà di testimoniare quale fu ed è il proprio errore. Il buonismo, l'essere brava persona, non porta ad essere Verità. La ricerca della Verità è individuale, quante volte ve l'ho già detto! Non è certo donata, non è certo istruita, è semplicemente riconosciuta. Riconoscerla, intravederla attraverso l'intuizione, a quei varchi di cui già vi ho detto non è necessario; è essere la Verità stessa che porta verso quella condizione che definisce gli illuminati. Questa scelta è mentale, è fisica o spirituale? È semplicemente l'insieme di queste tre componenti e torniamo di nuovo là; la condizione dell'Essere Unico è la globalità dell'essere. La percezione della morte, la vicinanza con essa, la certezza che avverrà deve essere un filo sottile che accompagna l'uomo e non deve essere, come già vi dissi, un muro contro il quale sbattere, una trappola che vi attende al varco, un privarvi di vita, ma un semplice evolvere verso quella nascita che a tutti quanti spetta. La morte è una traccia; per chi come voi ha praticato lo spiritismo ben sa che non è la fine, non è il cessare, non è il chiudere, non è l'azzerare ma semplicemente un mutare di forma attraverso il divenire nella Verità. Non esiste merito per chi come gli illuminati hanno intravisto e professato, vivendolo, ciò che hanno visto, ma semplicemente desiderio, aspirazione, vocazione alla ricerca, gioia in essa, appagamento, riconoscenza. Muoio solo ed infelice perché ho trovato un tesoro e non sono stato in grado di condividerlo causa una morte repentina che mi ha privato della possibilità non di donare quel tesoro, ma semplicemente di non aver potuto essere quel tesoro intravisto e vero, che non era altro che la mia essenza; questo è il messaggio, questa era l'indicazione, la traccia, lo stimolo e l'ausilio. Misurare l'incontro assumendone la traccia, la presenza, cercando di capire ciò che vi viene donato senza nulla richiedere, affinché tutto ciò che ricevete sia a voi donato. Chi ha negato la Verità mandando al rogo quell'essere è colui che ha peccato coscientemente, colui che sostiene quell'Architettura, colui senza il quale non ci sarebbe concretezza, sostanza e vita. È grazie a lui, a Giustino, se tutto quanto ancora attorno a voi pulsa, dà e richiede energia, calore e frizione, sostanza. Cerchiamo quell'acqua ora, ne sento il bisogno. Pian piano in quel liquido immergetevi, sentite la superficie di quell'acqua che vi accarezza man mano che voi vi muovete verso quell'acqua per immergervi, cercando calore e protezione, cercando comunione e comunicazione, cercando di creare quell'essere di cui vi sentite parte. Il vostro corpo lentamente scende in quell'acqua, sentitevi bagnare, rinfrescare, dissetare. Tutto quanto si cheta, ogni parte del vostro corpo diviene inutile, la ponete tranquillamente a riposo; l'acqua sale, immergete anche la vostra testa, il vostro capo, è gradevole l'acqua...tutto quanto rallenta, i suoni, le voci, le luci. La superficie dell'acqua è tranquilla, nulla la increspa.... Siete al di sopra di quell'acqua ora e potete vedere il vostro corpo tranquillamente riposare. Tutto ciò che nel vostro corpo è in movimento si cheta e si assesta...in attesa...anche il vostro pensare rallenta...le immagini in esso sono pigre, a nulla servono.....anche il respiro è sempre più lento.... Rientriamo ora. È facile, seguendo quel cordone prezioso che a ritroso ci porta di nuovo a immergerci in quell'acqua, ad essere quel corpo. Pian piano emergiamo, prima con la testa, e godiamo di quell'acqua che ci accarezza, ci lava, ci netta. Ora anche le spalle, il torace...non facciamo fatica perché forti e sazi....lasciamo sempre di più. Ora la carezza scende lungo le gambe, giù fino ai piedi. Ergiamoci ora, padroni del nostro corpo. Qualcosa è cambiato...qualcosa è avvenuto.