venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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18 gennaio 2015

sedicigennaio 2015

Abbiamo parlato spesso di catena; è tempo ora di non nominarla più. Essere coperti dall'acqua, immersi in quello stagno, ci porta a fonderci in un corpo comune che è talmente grande che non può limitarsi ad una catena o a presenze che ogni singolo elemento di quella che fu la catena portavano. Immersi, affinché tutto quanto il vostro sia abbracciato, toccato, stretto; immersi affinché ogni singolo movimento vada a chetarsi, consapevoli dell'inutilità di ciò che è il corpo e la mente. Ma ciò non è ancora sufficiente. Abbiamo parlato di dare e di ricevere ma non ci deve essere sforzo e intenzione, indirizzo a questo cercare di dare, ma semplicemente abbandonarsi, cedere alla quieta consapevolezza di essere in un corpo comune. La bolla non ha più senso, proteggere ciò che noi siamo individualmente non ha più senso. Dare e ricevere vuol dire rendersi permeabili; ciò che diamo è semplicemente ciò che noi siamo; ciò che riceviamo è la consapevolezza di essere singolo elemento di un grande corpo comune. Cedere, tornare all'essenza, all'origine; cedere, ripeto, donando consapevolezza, certezza, nessuna ombra di dubbio. Già il bimbo, quand'era feto, aveva sicurezza di poter vivere immerso in un liquido e ancora oggi per l'uomo ciò è possibile. Tutto ciò che circonda l'uomo è creazione; la densità di ciò che si trova attorno a voi deve divenire palpabile, così come un liquido che ricopre, mischia e confonde. Il bisogno di cercare l'altro, il compagno, l'anello, più non deve essere. Cercare di offrire aiuto, dono, non deve aver senso. Superamento cosciente dell'individualità...è un cedere consapevole, fiducioso, indubbio. Il ritorno all'origine, riassaporare il paradiso perduto. Quieta consapevolezza, ogni paura deve svanire, ogni clamore deve cessare....siamo un corpo comune, ogni essere, ogni cosa, tutta quanta la creazione è quel liquido....noi siamo quel liquido. Quieta consapevolezza. Indugiamo in quel liquido, in quell'acqua........ Percepiamo ora che l'onda sta ritornando, torna là da dove era partita. Lentamente scende lungo il nostro corpo, non c'è quasi movimento, un semplice defluire, un naturale defluire. Delle chiazze d'acqua rimangono sul nostro corpo; cerchiamo di rimanere immobili affinché possano indugiare, cerchiamo di capire là dove si ferma quest'acqua, cerchiamo di vederne il colore, la trasparenza. È una traccia, è un ricordo. Cercate di rimanere immobili, ancora indugiate. Qualcosa è cambiato. Che cosa fa nascere quell'onda, perché in quel punto centrale un'onda parte? Chi e cosa la provocano? Non è altro che il nostro cercare, il nostro renderci capaci, il nostro porci in cammino. Mai quell'onda partirà senza il che noi lo vogliamo...è la soglia della non intenzione, il nostro libero arbitrio è lì che si ferma, nel provocare quell'onda.....la soglia della nostra intenzione.