venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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08 settembre 2012

trentunoagosto 2012

Trentunoagosto12 Io sono, non vi è dubbio e io che so di esserci decido di non essere più per poter fare e, attraverso il mio fare, tornare di nuovo ad essere. Scegliendo di non essere più creo uno spazio vuoto nel Disegno, nella Creazione, nella struttura e attraverso il mio fare torno ad essere per riappropriarmi di quello spazio che avevo lasciato vuoto. Portare il particolare che ricrea l'armonia...sono parole che ho già detto ma intendo ripeterle per focalizzarle meglio. Io che sono, ho coscienza e consapevolezza di ciò che sono, di quello che è il mio ruolo....ruolo è sbagliato, è il termine non corretto, ruolo vuol dire qualcosa che ha da venire, no, non è così...io sono comunque e sono certo di ciò che sono ma questa certezza non basta, non è sufficiente. Sono disposto ad abbandonare questo mio sapere ciò che sono per poter fare. Il fare può apparire una condizione rozza, grezza, ma è proprio quella condizione che porta a quell'attrito che tante volte oramai ho citato. Ma l'obiettivo del mio fare sarà tornare ad essere. In questo intervallo, quella che sarà la mia vita, io dovrò trovare attraverso il mio fare la visione di ciò che sono, non il ricordo ma la costruzione di ciò che io sono, la riappropriazione di ciò che sono, la ricostruzione di ciò che io sono e questo affermare l'essenza che è di ogni individuo è l'affermazione della qualità, della perfezione e della bontà dell'Essere Unico. L'ho chiamato intervallo ma anche questo termine non è corretto. È la vita, è l'occasione, è l'opportunità di una bellezza estrema, di una potenza grande. In questo spazio, attraverso l'abbandono di ciò che io sono e la riappropriazione di ciò che io sono avviene l'opportunità, l'occasione che io auspico per me, che io desidero, che io voglio. Se voi aveste misura e ricordo di ciò che voi siete, nella lucidità della visione avreste capacità grandi. È difficile fare, nella certezza che questo fare sia ciò che voi siete. Molte persone, molti uomini fanno per poter essere e tanto più fanno per poter essere sempre un migliore, un più grande essere, ma tutto ciò è sbagliato, tutto ciò non è corretto, tutto ciò è perfido. L'uomo fa, l'uomo dovrebbe fare per ciò che è; l'uomo non deve fare per essere ma deve essere per fare...e attenzione, che quell'essere non è semplicemente la condizione immutabile, la matrice, ma è semplicemente la misura delle tre componenti. È proprio questo stato che crea la diversità, crea la progressione, la misura sempre più equilibrata delle tre componenti dell'uomo, dell'essere che cammina e che pensa e attraverso questo equilibrio che muta attimo per attimo, fare, perché questo sarà l'unico modo per poter veramente fare per poter tornare ad essere. Sembrano giochi di parole ma sono gli unici termini che riesco ad utilizzare per poter comunicare con voi . L'essere da solo non ha senso; è proprio per questa mia convinzione che decido di non essere più. Essere... essere nell'equilibrio di tre componenti è una grande capacità, è un grande strumento, è la possibilità di poter cambiare, mutare attraverso la testimonianza di ciò che l'uomo è, attraverso la possibilità che l'uomo ha. Tornare ad essere non è semplicemente azzerare tutto quanto, ben lo sappiamo, già molte volte l'abbiamo detto: l'uomo non può trovare uscite di sicurezza per tornare a ciò che è. Deve in qualche modo voler mutare in quella direzione, deve fare perché possa avvenire. Non è semplicemente non fare, essere. Son comodi e facili gli alibi che giustificano l'impossibilità di essere, che giustificano l'incapacità di essere misura di ciò che si è. L'equilibrio delle tre componenti è una definizione che ben elabora il concetto della qualità della presenza dell'uomo, la precisa testimonianza, l'equilibrio, la capacità piena di poter vedere, la capacità integra di poter scegliere senza cedere – ripeto – a quegli alibi che giustificano qualsiasi non azione. Essere nel fare, già ve ne parlai, già cercai. Ogni uomo deve essere la misura di se stesso, ogni uomo non è l'esempio preciso, ogni uomo è la misura e l'esempio per se stesso. Cercare quel punto d'equilibrio è esperienza individuale. Ancora vorrei ripetere una cosa. Quando io sarò in grado di poter nascere a vita creerò un vuoto e rimarrà tale fino a che io non porterò a compimento quella che è la mia occasione. Tutto ciò ha un motivo, tutto ciò ha un senso: questo vuoto creerà attrazione, creerà varco. Ciò che porterò io a colmare al termine della mia vita sarà qualcosa che non avrà più riferimento con ciò che attorno a lui si troverà... l'immagine, l'Arazzo, avrà mutato le componenti. Io non so cosa porterò, io non sarò fedele testimonianza di quello che fui, io ancora non so quale particolare, quale contributo, ma solamente allora colmerò il vuoto che avrò lasciato dietro di ma. Dovrò essere in grado prima o poi di spiegare meglio ciò che sto dicendo perché ha un'importanza grande. Rimane il mio augurio, cercate di essere nel vostro fare, cercate di esprimere quell'equilibrio ancora, quell'equilibrio che voi siete. Io credo che sia presunzione pensare che l'uomo possa alterare, minare, distruggere quella che è la creazione. Già vi dissi che anch'essa ha capacità di arbitrio, sarà in grado di curare, di proteggere. Ciò che sta avvenendo deve essere specchio per la capacità di ognuno di voi di leggere qual è il rapporto, qual'è la simbiosi tra voi e ciò che attorno a voi si trova, quella che è la Creazione. Esistono forme, esistono individui che voi non siete ancora in grado di cogliere ma testimoniano la loro presenza attraverso un fare che, se anche non è simile al vostro, è tale nella possibilità e nell'occasione. L'uomo non è al centro del creato ma per quella che è la vostra misura e capacità è l'essere più simile all'Essere Unico. Questa certezza deve essere accolta dentro di voi e riconosciuta, vi deve appartenere come fedele testimonianza, monito sempre presente. Cosa mancava all'Essere Unico, cosa ancora manca all'Essere Unico, qual è il vuoto che ha da essere colmato? Qual è quel particolare che a voi spetta? Io non so quale peso e quale misura possono avere le mie parole e il mio dire da ciò che è la mia dimensione al vostro interrogarmi, al vostro bisogno di cercare presenza e misura, conforto e auspicio. Rimanga quello che è il mio augurio: sia l'equilibrio che esprima il vostro essere. Ciò che voi siete già è vivo, presente, maturo; ciò che voi siete non ha da venire, ciò che voi siete non ha da essere trovato e colto, ciò che voi siete già è. Quasi sempre l'uomo che cerca il cambiamento non sa che cosa vuole, non sa che cosa cerca, non sa che cosa vuole che ci sia; semplicemente fugge da ciò che è, qualsiasi cambiamento è auspicabile pur di allontanarsi da quella che è la percezione del sé, da quello che è il vivere di ogni giorno che sente non suo, costretto. L'uomo che cerca il cambiamento deve intuire quale deve essere, deve intuire quale è la condizione che determina il cambiamento e il cambiamento non deve essere semplicemente il mutare lo stato dell'essere di quel momento, il cambiamento non deve essere dato dalla sofferenza e dall'incapacità di sentirsi in quell'equilibrio, il cambiamento deve essere desiderio, visione, intuizione, misura di ciò che sarà. La fuga, la negazione, la sofferenza inconsapevole, il disequilibrio non sono motivo valido e sufficiente per cercare il cambiamento. Cambiare è cedere, cambiare non è trovare, cambiare è lasciare...cambiare è scelta libera, cambiare è arbitrio consapevole. Troppo parlo e troppo dico a volte ed è una debolezza che tanto più assomiglia all'uomo. _(Fl) A me fa piacere sentire, anche perché rifletto e sento tante cose che hai detto calzare su di me. Ti ringrazio.