venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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04 marzo 2012

ventiquattro febbraio 2012

Ancora io vorrei continuare a parlare della morte.
Io credo che sia la morte, la morte fisica, a dover dare il senso alla propria vita, alla vita dell'uomo e non il contrario. Colui che pensa che attraverso una vita proba, corretta, buona, possa ottenere merito per avere una morte dolce, giusta e una posizione aldilà di quel varco che è la morte fisica migliore o peggiore a misura di ciò che la sua vita è stata, credo che sbagli.
La vita deve avere senso attraverso la consapevolezza della morte fisica che attende l'uomo...e che la morte fisica dell'uomo abbia la reale sostanza della realtà che rappresenta.
Cambiare la visione. Io credo che colui che cerca attraverso le intuizioni che la ricerca provoca possa essere in grado di dare senso alla propria visione ed è importante che questa visione divenga consapevolezza della mente e del corpo di quell'uomo, non semplicemente di quell'immagine lontana, distante, che non è poi così indispensabile abbia motivo, logica e senso per quella che è la visione mentale e logica dell'uomo. Si ha quasi la tendenza di creare due diverse percezioni: è vero, la visione è possibile, la visione è percepibile ma rimane lontana e slegata da quello che è il vivere qui e ora...la visione avrà senso nel momento in cui io sarò là e, impotente avrò come unica misura la visione che ho percepito....
La visione deve avere senso qui ed ora, ripeto, la mente deve parteciparla, deve dare ad essa attenzione e disponibilità, il corpo deve assecondare attraverso la purezza dell'esercizio di esso.
È importante dare senso, è importante comprendere ciò che avviene, è importante essere certi della strada che si dipana di fronte a noi. Ripeto, la morte deve dare senso al proprio vivere; è proprio attraverso la consapevolezza di ciò che ci aspetta che l'uomo può trovare visione e senso nel proprio vivere.
La morte sempre è stata considerata – attraverso la cultura, attraverso l'educazione dell'uomo – come qualcosa da allontanare, da essere “poi” compreso ed affrontato...invece la morte ci accompagna da sempre, ci accompagna come già ho detto, da quando abbiamo affermato attraverso il peccato originale la nostra volontà e attraverso questa affermazione di volontà la proclamazione dell'individualità.
Già ve lo dissi, per ciò che è la vita, la società, è stato indispensabile creare attraverso l'educazione e la cultura di essa, creare peso, creare forma, creare sostanza fisica all'uomo affinché esso potesse in qualche modo sentirne il peso. Già ve lo dissi, se il bimbo non venisse gravato da questo peso, da questa responsabilità probabilmente sarebbe anche più in grado di esprimere una sua presenza e una sua vita più leggera, più spirituale, più legata a quella Corrente Originale che ci accompagna. Ma così non è stato consentito. Il timore di non poter essere, innanzitutto, e attraverso questo essere uomo poter fare e attraverso questo fare sbagliare ed accumulare sempre più peso, sempre più fatica.
Quando perdiamo qualcuno che amiamo, quando la morte fisica ce lo porta via sentiamo la perdita e attraverso essa il dolore e l'ingiustizia ma questo dolore, questa perdita, questa ingiustizia sono stati concretizzati attraverso questo peso che abbiamo accumulato sulle spalle di quel bimbo per farlo divenire uomo, per farlo divenire consapevole di essere uomo, per farlo divenire potente del suo essere uomo e capace di essere uomo. La morte fisica di quella persona amata, di quel compagno, di quel figlio, di quel genitore...invece di... provare gioia per la loro nuova nascita a vita nuova, per la loro trasmigrazione in quella che è la dimensione ideale divina e sacra.
In quale modo un bimbo che muore in tenera età può affermare scelta di libero arbitrio, di abbandono cosciente della propria individualità? Rimane un timore dell'uomo gravato, dell'uomo appesantito, non di colui che è in grado di cogliere la vera essenza di quella morte.
La perdita è un modo per alimentare la paura, la mancanza; il freddo che da essa deriva è un'offesa a una verità. Mi è difficile per ciò che io sono comprendere queste dinamiche; io non vi chiedo di festeggiare la morte della persona amata ma semplicemente di dare senso a quella morte, a riconoscere tappa nell'evoluzione di quella persona amata, qualità di purezza nella propria evoluzione e definizione in quello che è lo scontato divenire.
Non esiste merito, non esiste posto più qualificato che attende il virtuoso, non esiste merito che pone più in alto, non esiste condanna se non l'impossibilità di comprendere e di riconoscere la vera essenza dell'uomo.
Già alcune volte vi dissi che l'Essere Unico decise la nascita dell'uomo e il frantumarsi del proprio essere per affermare la sua vera essenza, è vero, proprio attraverso in quella che è la vita, attraverso quella che è l'affermazione di individualità e la scelta del superamento di essa. Quando colui che è in grado attraverso il proprio libero arbitrio di esprimere direzione e volontà nel proprio agire, quando quell'essere, quell'uomo libero sceglie di annullare sé stesso in funzione di un Essere Unico, on fa altro che proclamare, affermare, gridare l'essenza dell'Essere Unico.
È attraverso questo scorrere, questo divenire che Dio, l'Essere Unico, afferma la propria essenza. Non esiste tempo, non esiste spazio che limiti la possibilità; può essere infinito questo affermare unità e non pensate che più le affermazioni diverranno numerose più la qualità sarà migliore o più precisa. Non esiste divenire nell'Essere Unico.
Credere che l'uomo debba vivere in funzione di una qualità e di una quantità del fare è errore, è sbagliato.
L'affermazione dell'essere.......
Vorrei che mi aiutaste a calare questa mia visione, questa mia sgombra visione, in quello che è il limite dell'uomo, il limite fisico, il limite individuale. Se io potrò un giorno nascere a vita, dovrà testimoniare questa possibilità, dovrà affermare la possibilità che l'uomo possa calare in quel suo essere questa verità. Cosciente alla nascita voglio essere, pregno e consapevole di ciò che io sono.
La possibilità sarà affermata solo quando posso essere verità anche per voi, posso essere visione possibile. Vi prego, scardinate il mio dire se il mio dire non trova eco e comprensione.

D. (N) Io non ho capito molto bene questo tuo ultimo passaggio. Non ho capito se intendevi dire che tu vorresti nascere riuscendo a ricordare nel percorso della vita da incarnato continuando ad avere questa visione sgombra che hai ora.

La manifestazione dell'uomo ha bisogno, l'umanità ha bisogno di creare se non qualità, evoluzione. Se ciò non avvenisse, se l'uomo non potesse esprimere testimonianza più precisa riguardo alla propria dimensione spirituale, quell'Architettura di cui tante volte abbiamo parlato potrebbe collassare. C'è bisogno di un uomo che possa portare in sé traccia consapevole e precisa che indirizzi il suo modo di vivere. L'uomo ha accolto la responsabilità di ciò che si trova attorno a sé, il far sì che la testimonianza, la consapevolezza e la coscienza di ciò che prima della nascita fu possa essere strumento e traccia per il vivere dell'uomo.
La nascita dell'uomo nuovo, ripeto, è quasi indispensabile alla solidità di quell'Architettura che sorregge il Creato. Esiste un deteriorarsi...non voglio usare il termine qualità...ma della presenza dell'uomo in questa indispensabile Presenza, nell'affermazione dell'Essere Unico.
Credo che sia attraverso una nascita consapevole e un non abusare del gravare di chi già non ha compreso su colui che nasce.
Una più corretta presenza dell'uomo in questo Creato. Io vorrei, attraverso il mio nascere, cercare quell'uomo nuovo. Cosa ha portato questo azzerare, questo dimenticare identità, dell'uomo d'oggi? Va interrotto, va provocato.....

D. (N) E qual è l'aiuto che tu chiedi a noi? Cioè, abbiamo...stiamo cercando di liberare la nostra mente e le nostre abitudini quotidiane dalla nostra individualità...stiamo cercando di...comprendere, però è faticoso per noi....quindi, al punto in cui siamo, in che modo possiamo aiutarti?
Cercando di afferrare. Cercando di assodare quella che è la visione. Non sia essa traguardo lontano, non sia essa una possibilità remota da sondare o da scrollare nel momento in cui nessun'altra possibilità esista. La mia nascita avverrà attraverso la vostra accettazione di ciò che io sono. Lo so, è tante volte che lo dico ma mi è difficile trovare appigli attraverso i quali esprimere parole o visioni che costringano la vostra mente a misurare ed accettare, comprendere la possibilità della mia nascita.
È lo strumento uomo che deve creare spazio, capacità e comprensione o è il mio essere mai nato che deve costringere, abbandonando coscienza, il mio essere qui? Non lo so......

D. (Fr) E' l'unico dei mondi possibili, questo.........?

E' l'unico dei mondi che potete cambiare. Cercare una dimensione che non abbia le vostre misure, le vostre possibilità, sarebbe ancora una volta affermare impotenza, scappare.
Affermare libero arbitrio vuol dire non temere possibilità di errore nella scelta; sondare nuove possibilità vorrebbe dire arrendersi.
Credo sia indispensabile la nascita di un uomo nuovo che sia in grado di ricreare armonia; è salvaguardia della possibilità. Esistono legami, energia, architettura che mantengono stabile e reale, fisico il creato al quale appartenete...ma non è definito. La vostra possibilità di esprimere libero arbitrio e volontà può collassarlo.
Affermare unità, affermare il mio essere unico, è indispensabile...........basta ora................................