venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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16 febbraio 2011

undicifebbraio 2011

La difficoltà, io credo, è proprio quella di utilizzare uno strumento incapace di spiegare, di aiutare voi a visualizzare e a comprendere ciò che io desidero dire.
Io parlo o vorrei parlare di cose che non appartengono alla dimensione fisica ma a quella componente che in voi esiste – certamente esiste – è reale ed agente, ma la sua presenza è ancora compressa, velata, mascherata da quelli che sono gli strumenti fisici dell’uomo. Io, che ancora non li possiedo, faccio fatica a comunicare proprio a quelli strumenti fisici che sono la mente e il corpo, ma credo che sia utile, anche se io creo incomprensione, incapacità di visione, distorsione.
L’incontro – ho già cercato di spiegarvi – avviene a un punto intermedio tra quella che è la mia condizione e la vostra; io cerco di utilizzare gli strumenti che sono la parola, il linguaggio, e voi dovete sforzarvi di andare aldilà del senso che le mie parole e il mio linguaggio cercano di chiarire.
Ma continuiamo in questo modo e non abbiate timore di disperdere occasione, energia, tempo.
Torniamo al senso di colpa. ho già alcune volte ripetuto che è una condizione quasi indispensabile perché l’uomo si riconosca nella sua nascita; ho cercato di dirvi che il senso di colpa sarà meno grave, meno pesante se riconoscete podestà nel vostro nascere, nel vostro essere nati, ma credo che sia normale per quella componente che va a staccarsi da quella che era la perfezione dell’essere unico, la completezza e l’armonia, per creare individualità, per creare identità singola, separata da quello che era il Tutto.
Qualcuno potrebbe cercare di spiegare come l’allontanamento da Dio, il bisogno di essere individuo in grado di conoscere, capire, in grado di ergersi solo, anche su strumenti parziali e incapaci…grezzi potrei dire…e su di essi definire presenza, capace, integra anche se separata, scissa da quello che è ciò che era e ciò che sarà.
Ho parlato di solitudine quale prima condizione dell’essere che nasce, sensazione sconosciuta, incomprensibile…è uno stato difficile da comprendere per colui che non lo conosce; esso stesso crea naturalmente sofferenza, quale fosse quello schiaffo che viene assestato al bimbo dopo la sua nascita affinché possa misurare sofferenza e reazione ad essa, consapevolezza di essa, consapevolezza di una cosa mai incontrata.
Il modo più semplice, la scorciatoia più veloce è quella di addossare a qualcun altro la colpa dell’essere in quella situazione incomprensibile e insofferente a volte. Dare la colpa a qualcuno, ma anche a qualcosa che crediamo di non possedere e che sarebbe quella cosa che ci permetterebbe di uscire da quella situazione, da quella percezione di sofferenza, quando ancora il ricordo di ciò che era l’armonia latente – sì, certo – ma ben presente nella coscienza di colui che nasce…quasi a pentirsi della scelta affermata e voluta, quasi a credere di errore commesso, pentimento che assale….
Trovare motivo, trovare spiegazione, trovare colpa e trovare colui che porti colpa per allontanare da voi il bisogno di comprensione, il riaffermare scelta consapevole, libera…
È impossibile che colui che nasce non carichi questo disequilibrio, questa difficoltà.
Riguardo ora la scelta di libero arbitrio vorrei dire ancora. La scelta libera è quella che porta a un cambiamento dell’essere, già vi dissi. La scelta libera non è quella scelta che porta a cambiare ciò che attorno a voi si trova, quella scelta che porti un mutamento delle condizioni, delle situazioni, dell’essere in quell’attimo, del vivere, un cambio di strumenti, di possibilità, di occasioni…dono…furto…fortuna…sfortuna………………………………………
La scelta libera porta a un cambiamento dell’essere, non relazionato a ciò che avviene, a ciò che è concretamente, a quello che è lo svolgersi, a quello che è…..faccio fatica…………………………..

Quando ho affermato che la scelta libera non può essere spinta o tratta, è perché la scelta non deve nascere da una situazione di insoddisfazione, da uno stato sofferente, da un bisogno forte, vivo.
La scelta libera avviene attraverso la completezza, attraverso la soddisfazione dell’essere.

La scelta non può essere costretta da uno stato di bisogno, da un’incapacità; la scelta avviene nel momento in cui l’uomo è capace, nel momento in cui l’uomo può, è potente..e potrebbe non essere in quel modo.
La scelta libera è l’affermazione di uno stato di qualità…di capacità e di potenza anche…sì…utilizziamolo, anche se può apparire incapace a spiegare ciò che voglio dire, questo termine.
La scelta libera avviene da uno stato di forza, da una condizione pregna, capace, da una posizione colma, quasi fosse quel momento realizzato, e attraverso la sua realizzazione, la sua completezza, il bisogno di spingere aldilà, basandosi sulla forza creata e riconosciuta della situazione che porta a quella scelta. Scegliere quando non hai possibilità, scegliere quando sei incapace, debole…è fuggire, è non scegliere, è tornare indietro, è dichiararsi incapace.
L’essere che sceglie la propria nascita è nella qualità del suo essere che esprime la sua presenza…

Quando affermo che tutto ciò, ogni cosa, anche piccola e insignificante attorno a voi succede, avviene, ha da riguardarvi, ha da muovervi, ha da coinvolgervi, non deve essere un limite alla possibilità dell’essere libero. Immaginare l’uomo libero come indipendente, come non legato da ciò che attorno a lui avviene, è sbagliato; l’errore è di credere che l’uomo libero debba essere libero nel suo fare e nella sua possibilità di fare….ma l’uomo libero è tale perché è libero. Gravato da qualsiasi legame, da qualsiasi incombenza, da qualsiasi urto, costretto, può rimanere tale…se veramente è libero.
Essere libero vuol dire percepire la libertà, è credere di poterlo essere anche sommerso, anche schiacciato, anche rinchiuso. Anche l’uomo privato da ogni qualsiasi azione o pensiero ha la possibilità di essere libero e scegliere…
Quando nel momento della difficoltà, della sofferenza più cieca e più impotente l’uomo cerca Dio, in fondo cerca quella qualità, quella particolarità che possiede e che lo rende libero e potente…e capace, ma teme questa visione e, come la colpa, il pregio lo addossa e lo carica a qualcuno che non è lui.
Pauroso, incapace perché le sue possibilità e i suoi strumenti non sono in grado di accompagnarlo là dove vorrebbe trainare peso e basto, quale fosse scudo e protezione o moneta spendibile alla comprensione.
Non voglio caricare peso………………………………………………………………………………