venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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20 gennaio 2011

quattordicigennaio 2011

Desidero questa sera partire da una parola che voi avete utilizzato; il termine è “mistero”.
Credo che sia componente indispensabile, per colui che cerca, la presenza di qualcosa di misterioso, sconosciuto, ma è qualcosa di sconosciuto che può essere affrontato, che può divenire conosciuto, è qualcosa che non si conosce ma si può e si potrebbe conoscere…è qualcosa di ancora lontano ma che può essere raggiunto, afferrato e compreso.
Il termine mistero, lo stesso suo suono, lo stesso gesto che si pone per poter esprimere questa parola, creano un’attesa, una traccia. Colui che ricerca, già molte volte ve lo dissi, non ha bisogno di risposte ma ha bisogno di domande. Le domande se le pone colui che cerca per raggiungere qualche cosa, per muoversi, per portarsi più in profondità, più in là…più vicino a ciò che è la meta della propria ricerca. Vi dissi anche molte volte di diffidare di coloro che dicono di sapere tutto, di aver compreso, di aver dato senso, di aver “visto”. Sono uomini che hanno perso la vista, sono uomini che si sono arresi alla possibilità di poter vedere ancora, nuovamente…sono uomini che si sono arresi, sono uomini che non trovano più davanti a sé spazio vuoto, direzione, possibilità di ricerca.
Perciò sia ben presente il termine “mistero”, ciò che ancora non si conosce ma che si potrà.
Un’altra cosa di cui vorrei parlare questa sera riguarda ancora ciò che è il senso di colpa.
Il senso di colpa viene a determinarsi nel momento in cui uno decide, comprende, riconosce in sé un torto fatto, una azione sbagliata, del male. Il senso di colpa pare quasi una condizione indispensabile affinché possa l’uomo entrare in quella che è la sua vita materiale, fisica, umana, attrezzato a sufficienza perché possa incamminarsi su quello che è il sentiero che lo aspetta. Pare quasi che questo senso di colpa sia indispensabile, sia componente senza la quale l’uomo non possa iniziare la propria vita. Io sto dicendo “sembra” perché traggo da voi le sensazioni che sto cercando di esporre.
Io vi dissi che sto cercando, sto provando a nascere in quella che è la vostra veste, la veste umana.
Senso di colpa, condizione indispensabile, strumento senza il quale…pare folle, pare sbagliato ciò che sto dicendo ma è questo che percepisco, è questo che vedo.
Vorrei però cercare di capire qual è il modo per affrancarsi; se è vero come dissi che l’uomo porta in sé il bisogno di essere libero, possiamo forse dire che la libertà è l’affrancarsi da questo senso di colpa? Io credo di sì. In fondo la situazione di libertà non appartiene ad uno stato di cose, a ciò che avviene, a delle cose materiali, a delle situazioni, ma appartiene ad uno stato dell’essere, io credo, e potrei tranquillamente affermare che la condizione dell’uomo libero è la condizione dell’uomo che si è affrancato da questo “sentirsi in colpa”, da questo credere – e profondamente credere – di aver fatto torto, di aver fatto del male, di aver compiuto un peccato.
Lo strappo all’arazzo, la frattura, lo sgarbo, lo strappo affinché l’uomo, l’essere individuale potesse essere Io cosciente e volente, davvero è una bastonata, davvero è dissonanza.
Il domandarsi se ciò che fu questa scelta, questa volontà precisa, ricarica l’uomo o ricarica l’essere originale, è tempo perso, io credo…e non oggi ha senso affondare il giudizio su questo quesito.
È importante, più capace, cercare di comprendere qual è il modo per affrancarsi dal senso di colpa.
La condizione indispensabile, quella che tutto quanto fa iniziare, è riconoscere come facente parte del proprio bagaglio individuale, del proprio livello di coscienza il senso di colpa….affermandolo come condizione che integralmente partecipa all’essere nella sua integrità, abbandonare quella che è la visione dell’interferenza esterna, del plagio, della menzogna, di qualcuno che al di fuori del vostro essere si trova.
Primo momento di presa di coscienza, di affermazione di integrità, è riconoscere come facente parte…. È innegabile credere che comunque la distorsione appartenga ad una scelta precisa, ad una volontà manifesta; farsene carico, riconoscerla e indossarla, è utile e preciso punto di partenza.
Queste mie affermazioni possono urtare, provocare.


Cerchiamo la stabilità del corpo comune ora, cerchiamo tutti quanti di essere presenti per ciò che noi siamo, per ciò che sono le nostre visioni. Mettiamole in un luogo comune per essere un corpo comune dal quale distillare visione, ora.
Lo stagno sia il nostro luogo comune; la pace, la quiete siano lo strumento che cheti e lasci emergere le nostre presenze affinché voce possano divenire, sunto e somma….

È sollievo per la mente riconoscere una forza cattiva, diabolica, che agisce muovendoci quali marionette legate a fili…è sollievo per la mente pensare di subire l’azione di energie e forze che possono trascinarci nel momento in cui abbandoniamo la vigile attenzione sul nostro vivere, sul nostro operare. La permeabilità del nostro essere crea le condizioni necessarie affinché queste azioni possano entrare dentro di noi e attraverso il nostro corpo porre direzione scelta, ma tutto ciò per portare sollievo a quello strumento che elabora, crea immagini…..
Non voglio negare la presenza di queste energie, di queste forze che attraverso di noi si esprimono.
Voglio semplicemente dire che non è attraverso noi, ma siamo noi che le alimentiamo, ne creiamo…quale dettaglio che le definisca e le concretizzi,che le renda manifeste, agenti e presenti in quello che è il nostro vivere. Bene l’alibi a riconoscerle quale vento da qualcun altro soffiato…il senso di colpa è la cattiva azione, il senso di colpa è la cattiva decisione, il senso di colpa è la cattiva volontà, il senso di colpa è desiderio di cattiveria……..
La rinuncia a scegliere è impedire la manifestazione, la rinuncia a scegliere è tarpare la possibilità, la rinuncia a scegliere è la possibilità di non fare male.
È in questa dimensione umana che esiste il male e, attraverso il nostro agire, può permettere ad essa di evadere da questo limite. Affermarla vuol dire permettergli di valicare quella che è la soglia…
Il senso di colpa è la percezione di poter essere strumenti convinti e coscienti di questo male, esserne portatori lucidi e spietati, ben consapevoli dell’effetto…..
Il male è vento che soffia quando l’attenzione scema e rende permeabile la presenza dell’uomo; alimentare il senso di colpa è riattizzare il fuoco, alimentare il senso di colpa è richiedere appartenenza…………………………………………………………………………………………..