venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

11 novembre 2010

ventidueottobre 10

Scassare il terreno a colui che cerca vuol dire togliergli la certezza del passo sicuro, vuol dire infondere il dubbio e la possibilità di caduta.intorno a colui che cammina, a quell’uomo che crede che ponendosi in ricerca inizi questo cammino, scassare il terreno intorno a voi vuol dire in qualche modo impedire la tranquillità del porre il passo certo, sicuro e ben saldo al terreno.
Se il terreno che lo aspetta è levigato, liscio, non ha pendenze, facilmente ci si può dimenticare la postura, la ricerca della posizione giusta dove appoggiare la pianta del piede…ma se sai che attorno a te il terreno è scassato, che le zolle sono onde, a quel punto devi capire bene, devi cercare, devi frugare con attenzione, capire in quale modo spostare ciò che è il tuo corpo e di conseguenza la tua mente per il passaggio che ti porta alla postura successiva, all’ergersi di nuovo ritto, in una posizione stabile ed in equilibrio.
In questo modo sia il corpo che la mente impegnano la propria attenzione ed il proprio essere vigili in questa ricerca e in questo bisogno di creare stabilità…creando quella incapacità, quel disturbo che ti impedisce di fissare attenzione e tranquillo movimento fisico, lo stordimento, l’incapacità, il dubbio, il timore, la possibilità reale di cascare, di cadere.
La ricerca presuppone come indispensabile componente la possibilità della caduta, la facile possibilità della caduta, perché già altre volte vi dissi che per poter comprendere qual è il passaggio successivo, bisogna sporgersi e disequilibrare; non possono essere salde le gambe, non possono rimanere ancorate al terreno se lo spazio ha da essere valicato.
Scassare il terreno attorno all’uomo che cerca vuol dire portare precisamente su di sé l’attenzione; fintanto che io parlassi a voi di temi così ampi e vaghi, legati a termini così precisi ed abusati quali possono essere l’amore, il bene, ma anche il male e la sofferenza, il peccato, rimarremmo lontani da quella che è l’essenza vera e vigile dell’uomo, quell’essenza legata a quella che è la traccia, a quella che è la matrice.
Per poter far sì che il terreno attorno a queste mie affermazioni venga scassato io devo provocare, devo misurare su quello che è il vivere quotidiano di quell’uomo che desidero incontrare; pertanto termini quali amore e male debbono divenire comprensibili attraverso parabole, metafore che portino ad affacciare quelle che sono situazioni vissute, vere, reali, di fronte all’uomo…che vadano a incocciare in quei termini.
Abbandonate gli stereotipi, abbandonate quelle che sono le scontate affermazioni, ma ponete in campo quelle che sono le difficoltà, le debolezze e i lati oscuri del vostro essere; non è necessario porli quale visibile parvenza della vostra presenza all’interno del cerchio – se è così, ben venga – ma siano anche palesi all’interno del vostro leggere presenza nel vivere.
L’uomo che si sente osservato, l’uomo al centro dell’attenzione, porrà posture che bene ha imparato, che bene ha affinato, rese teatro grande, commedia perfetta. Cercate di non sentirne il bisogno; di sicuro non ha senso in un gruppo di ricerca qual è il nostro.
Male, bene…amore e peccato…quali termini abusati!
Portate qui, in questo cerchio, i vostri pensieri, le vostre misure, le vostre quote raggiunte.

Quale potrebbe essere, per uno dei componenti di questo cerchio, la scelta del male in funzione della qualità di questo cerchio che determina il corpo comune?
Non so, non sono certo che possa essere la menzogna lo strumento. Ma perché divenga completo e integro, questo cerchio abbisogna della componente che al di fuori si cerca di porre, di scacciare, impedire….




Ponete questa mia affermazione oggi, questa sera, al centro dello stagno, quello che sarà il nostro corpo comune. Sia questa affermazione il punto da cui scaturisce l’onda che tutti quanti nello stesso modo e allo stesso tempo toccherà……………………………………………………………………
Io credo che tutto ciò che si afferma attraverso noi presenze non sia altro che falsa farina, pura sfregiata, affermazione falsa, desiderio di riconoscimento, timore di non poter essere visto, impossibilità di sparire nella grigia non presenza, alibi per emergere, sciocca e colpevole intenzione di apparire, dito che troppa forza pone su quel bicchiere che ancora gira su quel tabellone che è il vostro cerchio………………………………………………………………………………………….
Sia ancora questa mia affermazione punto centrale di quello stagno dal quale parte l’onda che tutti quanti allo stesso modo e allo stesso tempo tocca…provoca…irrita…………………………………
Timore mai sopito di essere scoperti, paura del giudizio, rifiuto…..timore di incapacità, di impotenza, che impedisce la presenza attiva, consapevole, viva…zavorra al traino………………..

cinquenovembre 10

Buono…provo piacere ad accorgermi che è sufficiente toccarvi per poter ottenere reazione.
Sempre l’ho affermato: io sono diverso da voi, sono alieno, provengo dal posto cui voi tendete a raggiungere, parto dalla fine per giungere al principio.
Le mie caratteristiche, le particolarità che mi contraddistinguono, sono proprio quelle che mancano a voi e ciò che manca a me è ciò che voi avete già assodato con forza, radicato profondamente dentro di voi.
Siamo diversi, e perché possiamo incontrarci io devo fare in modo di potervi toccare e la provocazione è sicuramente un ottimo metodo…ma quando io vi parlai dell’albero utilizzai quella parabola, quella immagine – sì, è meglio immagine, perché so anche che utilizzare parole che hanno un senso preciso per voi è a volte sbagliato, scorretto – quando io utilizzai l’immagine dell’albero vi dissi che in quella prima parte della vita di quell’albero, esso cercava di spingersi verso l’alto, creare posto nello spazio, nel tempo, poi si caricava di foglie e di fiori perché apparisse più bello, più grande…ma erano foglie e fiori destinati comunque, già prima che sbocciassero, a cadere.
Il tempo è quello della forza che scrolla l’albero, che ne verifica le radici, che ne verifica la sostanza, quella sostanza che crea forza ed equilibrio, che impedisce all’albero di cadere, di perdere rami, di cedere alla violenza della verifica.
Io non sono ancora giunto alle foglie e ai fiori, questo tempo ancora ha da venire per me …desiderio, voglia di affondare le radici che ancora non posseggo per potermi aggrappare in quella concretezza fisica che è la terra, attraverso la , attraverso la quale trovare sostegno, base precisa per potermi ergere nella mia fisicità, nella mia concretezza…aspirazione che anela dentro di me.
Io parto da una coscienza acquisita per poterla perdere lungo il mio affondare radici.
Il primo effetto dello scrollare l’albero è quello di far cadere quelli che sono i petali e le foglie e saggiare la profondità delle radici; accettate la mia provocazione, fatevene carico…se avete bisogno di dare nome, connotazione, casella alla mia presenza in questo cerchio..nessun problema, quale sia il termine che utilizzate, ma permettetemi di essere diverso.
Io potrei essere il male che ha già ottenuto qualità, funzione, direzione e proprio da questa qualità, funzione e direzione porto a quella che è l’incomprensione del mio intendimento, della mia azione, della mia partecipazione a questa mia porzione di corpo comune.
Bramo, desidero che voi possiate riconoscere anche in voi questo mio essere tale. Non ho mai desiderato abbattere oppure sradicare quello che è l’albero. Vorrei tanto capire, vedere, condividere quali sono quelle connessioni, quelle radici…e in nessun altro modo, se non attraverso il confronto con voi, posso cogliere essenza di esperienze che mai ho vissuto. Non ho mai ritenuto fossero le certezze, i capisaldi, le fedi, dannose all’essere uomo…ma ne sono privo. Credo che scrollare l’albero serva anche ad esprimere………………………………………………………………..
Cerchiamo il corpo comune, vi prego. Accoglietemi in voi. Sia lo stagno, per tutti quanti noi, il luogo comune attorno al quale attendere l’onda che dal centro parte e tutti quanti ci tocca………

Scorgere una visione non ha da essere considerato cosa inutile, dannosa, zavorra da abbandonare; scorgere una visione è dare forma all’intuizione. Se fino a poco tempo fa per voi l’intuizione era la soddisfazione di un bisogno, oggi credo sia collimare quello che è la ricerca con la percezione di ciò che si può intuire. L’intuizione deve prendere forma, l’intuizione deve divenire visione; la visione non è altro che capire, comprendere coscientemente, consapevolmente, qual è il percorso.
L’abitudine a demolire ogni certezza che si paventa attorno a voi non è sempre cosa buona; aggredire la visione altrui, la fede, serve solamente ad allontanare l’occasione per sé stessi. L’eterna attesa, l’incapacità di afferrare, certi che sia l’unico modo per poter avere visione sgombra…………