venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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29 agosto 2010

ventiagosto 2010

Ancora l’immagine del bambino che corre spostandosi da un punto fermo, saldo, all’altro.
Ancora la ripropongo perché stavolta, oltre a riguardare me e il mio desiderio di essere simile, fratello, riguarda anche voi che cercate allo stesso modo di essere simili e fratelli, a me che così diverso mi pongo.
Quali sono questi punti, questi ancoraggi, questi capisaldi anche li ho chiamati, dai quali vi spostate allungando il passo incerto, affidandovi al disequilibrio, affidandovi all’incapacità di rimanere saldi, ritti? Questi capisaldi sono le comprensioni, sono le certezze, sono ciò che la mente ha definito come inamovibile, come indiscutibile, ed è per questo che vi sforzate, la vostra mente cerca di sforzarsi di comprendere ciò che io vi dico…e ciò che io vi dico non è altro che cercare di definire ciò che io sono affinché ci possa essere questo incontro e così come io faccio anche voi vedo che con difficoltà vi staccate da queste sicurezze, da queste certezze, quasi a tastare il terreno dove appoggiare il piede, senza che le mani possano aggrapparsi a nulla..
Ma questo è il modo, perché è proprio nel passaggio, nel percorso tra un caposaldo e l’altro, tra una seggiola e l’altra – così come un bambino fa quando cerca di porre i primi passi – è proprio in questo percorso che l’intuizione può avvenire, la comunicazione, la condivisione, la comprensione possono avvenire.
La seggiola, il punto solido, stabile, non hanno null’altro da dirvi, già sono completamente definiti, precisamente nel più piccolo dettaglio, nulla vi è da scoprire in quella che è riconosciuta quale seggiola stabile alla quale aggrapparsi. Ciò che è possibile di nuovo trovare, di intuire, di comprendere, di vedere, è proprio il percorso fra questi due punti fissi, saldi, certi.
Avviene anche per me la stessa cosa, è proprio in questo mio lanciarmi nella possibilità di svelare ciò che io sono, che riesco ad intuire qual è il modo per essere davvero simile a voi, perché in quello spazio dove nulla ti sorregge siamo già fratelli. Quello spazio non è altro che l’espressione della dimensione energetica e spirituale di io, che uomo ancora non sono.
Allora qual è lo sforzo, in quale modo la ricerca può trovare stimoli, intuizioni, cose nuove?
È quello di abbandonare realmente la seggiola alla quale eravamo aggrappati e ci mantenevamo ritti; è cercare di cogliere, cercare di comprendere, provare, credere di poterlo fare in quegli spazi, in quei percorsi che vi disequilibrano, che rendono difficile una postura precisa.
Qualcosa già questa sera, qui in questo cerchio, mentre voi cercavate di comprendere, è avvenuto…e anche la domanda che mi ponete credo che sia fondamentale. Non è certo attraverso le vostre certezze, i vostri capisaldi, che potete aiutare chi capisaldi non possiede perché parlereste due lingue diverse, trovereste impossibili motivi di comunicazione, davvero linguaggi diversi, davvero impossibilità. È nel disequilibrio che tutti e due vi lancerete e che troverete modo, possibilità, incontro. In questi spazi tra un caposaldo e l’altro si possono cogliere intuizioni, ho detto, è proprio lì che avviene la possibilità.
E qual è l’intuizione, qual è la percezione di essa che voi potete portare a livello conscio, a livello mentale, a livello logico? È proprio quel piacere, quella gioia che non ha motivo, non ha senso ma ci coccola, ci rende pregni, ci rende anche noi gioiosi, felici. Questo è segnale, l’indicatore che qualcosa sta avvenendo. Quando la difficoltà di comprendere quella che può essere una malattia, quella che può essere una morte, quella che può essere la comunicazione più estranea, più aliena, più cattiva, più oscura, più buia….più dolorosa.
Tracce di gioia che riscaldano il cuore…..
È quasi impossibile credere nella possibilità di cogliere queste sensazioni quando la nostra attenzione, il nostro desiderio è rivolto a coloro che amiamo e provano sofferenza, a coloro che senza scampo trovano davanti a sé lo spettro della morte, della sofferenza. Eppure è proprio lì che dovreste essere in grado di cogliere quelle intuizioni che danno gioia. Appare assurdo ciò che sto dicendo, è proprio per questo motivo che cerco di porre il nostro essere disequilibrati assieme, contemporaneamente, in una situazione ben diversa attraverso la nascita, attraverso la possibilità, il desiderio.
Per molto tempo, da parte di entità diverse, individualità diverse, avete avuto risposte alla domanda “in quale modo si possa aiutare coloro che amiamo”; la risposta era sempre, con diverse sfumature, la stessa. Se voi foste in grado di amare, amare veramente,condividendo con l’amico che desiderate aiutare, con la persona che amate, la sua condizione….. se davvero foste in grado di realizzare questa comunione, questa condivisione, allora potreste essere in gradi di aiutare veramente quella persona che abbisogna, a causa di una malattia, ma non solo…. A volte anche l’incomprensione, l’accanirsi della mente a cercare di dare senso a ciò che avviene, quasi fosse un percorso indispensabile per poter porsi aldilà di quella situazione di sofferenza e di dolore.
Per cui vero sì la malattia, vero quello che è l’urto che avviene alla bolla ma, credetemi, anche quella che è l’incapacità di comprendere e di dare senso è una grave difficoltà che crea dolora, sofferenza.
Allora, ripeto, la risposta era sempre quella: se voi foste in grado davvero di amare potreste essere in grado davvero di aiutare quelle persone. Certo tutto ciò è facile, ma se voi cercate di comprendere in quale modo poter raggiungere questa comunione, sicuramente non giungerete mai ad essa.
La vera condivisione, la vera comunione, si percepisce attraverso intuizioni, le ho chiamate, gioie. Pertanto non è uno sforzo che la mente deve porre in atto attraverso la comprensione del “modo di” ma è quello di percepire quale risposta da ciò che voi siete, dalla interezza del vostro essere, dalla comunione delle tre componenti, e abbandonandovi a questa traccia, a questa intuizione, dare energia, convogliarla, offrirla, cederla. Ma se non avviene quella apertura, quella capacità, quella possibilità che solamente sensazioni di gioia può individuare, difficilmente potreste essere in grado.
Allora si cercano le strategie, si definiscono modi, si definiscono vie che a nulla portano se non a uno spreco di energia così grande che può minare anche la vostra integrità, a volte.
L’intuizione è la possibilità di dono attraverso il disequilibrio, attraverso il porsi a distanza dal punto saldo di partenza e quello di arrivo dall’altra parte…e in quella zona di disequilibrio cogliere intuizione. Io credo che se ci possa essere un modo di schematizzare la possibilità di condivisione e di comunione, sia proprio questo.
Cercate tracce dentro di voi che non appartengono alla comprensione perlopiù mentale, ma se vuoi anche fisica…ma cercate di cogliere quei messaggi, quelle intuizioni che sono il riferimento che qualcosa sta avvenendo; un cedere sempre più dolce e piacevole che crea riequilibrio, che crea realmente quella che è la condivisione. La condivisione non è mai attraverso una comprensione mentale, “se io capisco in quale modo, io posso farlo” non è vero. Anche ciò che io cerco di portare a voi affinché voi possiate con me condividerlo, non ha certo rivelatore attraverso la comprensione mentale. Non affannatevi a ciò ma cercate di calare dentro di voi l’attenzione per vedere quale stimolo, quale lievito, quale movimento, quale gioia…..
Io credo fermamente che l’uomo possa aiutare colui che ama, ma comprendere qual è il modo di amare è impossibile…affannarsi in questa ricerca è deleterio, è terribilmente….cattivo. “quando io comprenderò…sarò in grado di”, ma mai l’individuo potrà comprendere tutto ciò.
Io credo che la vera misura di quella che è la comunione appartiene al riconoscimento della matrice quale condizione vera di essenza dell’uomo…ma cercare di trovare la strada che porti a ciò, credetemi, non è solo arduo ma è impossibile, per quelli che sono gli strumenti che siete in grado di utilizzare oggi.
È solamente attraverso la morte o la non nascita che si può cogliere veramente quella che è l’essenza comune primaria che è la definizione della comunione. Siete però in grado di condividere l’essere con?
Io credo con certa sicurezza che si possa cogliere e si possa fare attraverso strumenti quali sono il corpo comune, che noi stiamo cercando sempre meglio di affinare…ma non portate mai ad affogare la vostra mente nella ricerca della comprensione del modo alla acuta certezza della possibilità di affinare lo strumento.
Voi sarete bulino nel momento in cui cederete la possibilità di ricerca del modo di esserlo.
Voi siete simili e fratelli di qualsiasi altra individualità. La traccia è già dentro di voi, la quieta certezza già vi appartiene….ma che la mente ceda ad essa è molto difficile.
Il nostro essere assieme deve portare a un cambiamento, la percezione di esso è attraverso le risposte che il vostro essere vi porta quando meno le cercate, quando meno vi affannate alla definizione di esse…cedete alla magia dell’essere con, cedete all’incapacità di comprendere, di capire, di schematizzare, di definire con attenta precisione. È solo spreco.
Il desiderio di essere a voi simile e fratello è quello di smontare in qualche modo ciò che io sono e di invitare voi a smontare ciò che voi siete per aggirare quella che è la gabbia dell’incarnazione attraverso quello che è l’auto definizione – che voi già bene avete conosciuto – ma quello di porre io quale entità precisa e individuale che si pone libera e sgombra da quella che è la costrizione della gabbia è per dare a voi misura, riconoscenza dentro di voi della possibilità.
Ci è facile provare piacere e gioia per qualcuno che nasce. È molto più difficile provare piacere e gioia per qualcuno che sta morendo… ma in fondo nulla cambia se andare e provenire da una direzione che già vi appartiene, a ciò che è il movimento originale, a ciò che è la perfezione… colma…. Precisa… serena.
Provate gioia per me che nasco e troverete gioia per coloro che soffrono e si stanno avvicinando alla morte, perché naturalmente sgorgherà da voi.
Cercate di aiutare chi soffre, chi non comprende, chi è incapace di capire provando gioia per loro perché avete la certezza che ciò che sta avvenendo è cosa buona e giusta. In questo modo voi aprirete e cederete offrendo e donando quell’energia che può sanare….

Cerchiamo il corpo comune ora. Cerchiamolo perché lo vogliamo, perché abbiamo bisogno e cerchiamo in esso di trovarci disequilibrati, facendo si che nulla ci debba sorreggere per renderci presenti…..
Cerchiamo lo stagno e ai bordi di esso abbandonarci in compagnia di coloro che amiamo….. e sempre meglio e sempre di più vogliamo amare