venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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17 giugno 2010

undicigiugno 10

Rompere gli schemi, cambiare il tempo e lo spazio.
Io, per come io sono, so per certo che la cosa sia buona e sia giusta…giusta nel senso che vada nella direzione giusta, che sia proficua, che sia utile e che sia foriera di buone possibilità alla ricerca. Però comprendo anche che questo invertire…questo costringervi quasi a girare le spalle a quella direzione che avevate con fiducia e con certezza affrontato, far sì che quella direzione divenisse non più l’obiettivo, ma che l’obiettivo fosse posto alle vostre spalle, può creare difficoltà, può creare anche dolore, io credo…ma penso, ritengo sia importante per questo momento che assieme stiamo cercando di condividere.
Mi ha colpito il discorso che facevate sui valori, su quelle che erano le cose giuste e riconosciute, che in fondo non sono altro che i punti che traguardano la direzione. Nel momento in cui si riconoscono capisaldi in quello che è il proprio cercare, il proprio vivere…e questi capisaldi vengono al contrario posti, vengono schiodati, spostati da quello che sono il posto a loro attribuito, perché l’inversione, il volgersi dietro alle proprie spalle li rende in una posizione che non è la loro.
Questo cambiare, questo confondere quelli che sono i capisaldi, dà lo smarrimento di non riconoscere più la bontà della direzione della strada che state percorrendo, così come quando il viaggiatore si pone su un sentiero che non conosce ma è in grado di traguardare posizioni a lui conosciute, riconosciute, affermate quali indiscutibili, inamovibili…e avviene che queste posizioni vengono stravolte…la difficoltà è quella di comprendere che la direzione sia ancora quella giusta.
Ma in fondo non abbiamo cambiato la posizione di quei capisaldi, ma siete voi che avete cambiato la vostra nei confronti di essi; le posizioni rimangono tali, ciò che era valore riconosciuto – chiamiamolo con il suo nome, “grano di consapevolezza acquisito” – rimane tale anche se la vostra posizione fisica viene stravolta, posta in direzione contraria di quella fino a quel momento approntata. Credere che essi non abbiano cambiato posizione, ma che siete voi che nei confronti loro avete cambiato posizione è il primo e fondamentale, certo, consapevole…siete voi che vi muovete.
Quando affermai che esistono delle architetture inamovibili le quali creano la struttura di quello che è lo spazio e il tempo che avvolge la dimensione dell’uomo e non solo dell’uomo ma dello spazio intero, dell’universo intero, è affermazione vera e credo che i grani di consapevolezza appartengono a queste definizioni, strutture, architetture che non possono essere smosse, scardinate. È sempre l’uomo, nella sua soggettività, che cambia posizione e rapporto con esse.
Lo smarrimento non ha senso perché se l’uomo muta posizione nei confronti di quelli che sono i capisaldi è stato per una sua scelta libera, non esistono urti che possono far cambiare direzione e posizione all’uomo; si può pensare che avvenga oggettivamente, ma così com’è non può avvenire.
L’uomo può mutare la propria direzione solamente attraverso una scelta libera, una scelta affermata di libero arbitrio. Non esistono crisi, malattie, urti, violenze, coercizioni che possono portare l’uomo a mutare la propria direzione. Lo scossone può far vacillare quella che è la visione, può far tremolare quella che è la distanza tra quello che è considerato caposaldo e quella che è la tua posizione in quel momento…ma mutare direzione, mutare fisica dinamicità nei confronti di questi punti è solamente attraverso una certa affermazione di libero arbitrio. Non vi è dubbio su questo e vorrei che non vi fosse dubbio per voi, anche.
Ma torniamo a cercare di comprendere, di dare senso alla necessità e alla bontà del cambio di tempo e di spazio che vi sto proponendo. Ho molte volte affermato e paragonato quella che è la vita dell’uomo incarnato quasi fosse un rosario; un rosario ha una forma ben precisa…è un cerchio, un circolo di singole perle, pietre, pezzi di legno che partono da un punto e tornano al punto di partenza e da questo punto si stacca un’altra appendice con qualche grano ancora.
La nascita dell’uomo è proprio in quel punto in cui vengono congiunti questi tre spezzoni ( ancora il tre che torna, ancora le tre componenti, ancora la trinità )….
La nascita è sicuramente l’avvio di questo rosario ma, come ho già cercato di spiegarvi, quasi sempre è incosciente oppure relegato a quella che è una conseguenza di avvenimenti nei quali non c’è partecipazione dell’uomo, e si spiega tutto ciò con l’incapacità di essere presenti in questi momenti così fondamentali. Ma, credetemi, l’uomo esiste anche in quei momenti; certo le tre componenti non hanno l’equilibrio che possono avere nel momento in cui voi state vivendo oggi, e questo momento è sicuramente in una parte interna di questo cerchio che è il rosario, dove l’incontro fra le componenti è stato creato ed equilibrato attraverso delle esperienze.
Nel momento della partenza sicuramente la parte mentale è quasi sopita, non ancora formata, ancora vuota, ancora incapace di elaborare. Ma questa poca partecipazione di questa componente crea una grande partecipazione di quella che è la componente più legata allo stato iniziale, a ciò che c’era prima della nascita…ed è la dimensione più preziosa, quella più sottile, quella più energetica, quella ancora capace di avere certezze precise di quella che era la condizione prima del superamento della soglia della nascita. Ed è un peccato che la mente non abbia possibilità di percepire e condividere ciò che avviene in quei primi grani di quel rosario che è la vita dell’uomo….ma di fatto questi grani vengono sgranati.
Noi pensiamo che il fatto che la mente non partecipi a questo sgranare sia tutto quanto impotente dal punto di vista cosciente, ma così non è…il bagaglio inizia in quel momento, ed è un bagaglio con una componente tanto più spirituale quanto poco è mentale. Sono in quegli attimi in cui si forma quella che è la scorta – possiamo chiamarla – spirituale e spiritica della percezione di ciò che si era prima della nascita.
Viene, questa scorta, caricata all’interno di quello che è l’uomo, di quello che è l’individuo fisico che attraverso le tre componenti esprime la possibilità che è data all’uomo attraverso la sua vita, viene accumulata, questa scorta, e pian piano essa cede a quelle che sono le altre due componenti – la fisica e la mentale – presenza, alimentandole, irrigandole in qualche modo, dando quella che è la traccia originale della provenienza dell’uomo.
Il mio desiderio è di portarvi là, in quei momenti, per cogliere questo vostro sgranare grani di consapevolezza in quella condizione, è proprio per cogliere questa ricchezza quasi pura, originale, molto simile a quella che era la situazione prima della nascita, prima che venisse limitata attraverso le dimensioni che l’uomo ha nella sua fisicità, nella costrizione delle tre componenti in una fisicità precisa, in una unità forzata nella quale vengono compresse in qualche modo le tre componenti, fisica, mentale e spirituale. Il rosario sgrana, la vita continua, l’uomo prende coscienza e affina le possibilità della propria mente e sempre più essa prende ruolo preciso in quello che è il condurre la vita dell’uomo.
L’auto determinazione illude l’uomo di poter, attraverso la mente, indirizzare ciò che è lo sgranare di quel rosario…ma la parte spirituale, quella scorta, come io ho chiamato, caricata all’interno dell’essere, è ancora in grado di irrigare, ho detto; è un presenza discreta…noi affermiamo che è una presenza incosciente ma, credetemi, non è così. Esiste una coscienza anche nel momento in cui la mente non ha il sopravvento e il controllo, ed è una coscienza ben più profonda, ben più completa, ben più ricca. Lo sgranare questi grani attraverso quella che è la prima parte della vita dell’uomo che è l’auto determinazione, avviene; la mente costruisce tutte quelle impalcature che le permettono di credere di aver vissuto, indirizzato e colto senso in quegli anni che appaiono così lontani dalla coscienza mentale…crea precisamente un disegno, ne ha bisogno, senza di esso dovrebbe ammettere la sua non presenza in quegli attimi della nascita e della prima adolescenza, della prima fanciullezza, della prima parte della vita dell’uomo.
Quando vi dissi che è inutile cercare di regredire per andare a cogliere quelli che sono gli spazi e i ricordi di quel periodo, vi dissi che era inutile perché la mente vi porterebbe ad accettare, quali reali, disegni e costruzioni che essa ha creato proprio per salvaguardare quella che è la propria integrità.
Se la mente fosse in grado di cogliere ed accettare la sua presenza in quegli attimi, probabilmente impazzirebbe…misurerebbe quello che è il suo limite, misurerebbe quella che è la sua incapacità di comprendere momenti che ha vissuto ma non ha potuto afferrare.

Pertanto il mio condurvi a quella che è stata la nascita non sarà quello di rivivere momenti che la vostra mente difficilmente accetterebbe come propri, ma solamente l’affiancarvi a quella che è la mia nascita, facendo sì che voi siate i vettori, facendo sì che voi possiate liberamente affermare libero arbitrio nell’accettare la mia nascita, nel volere la mia nascita e nel condividere con me la mia nascita.
Questo affiancarvi, questo portarvi a condividere – perché oggi so che siete in grado di accettare la condivisione con me credendo che sia vera, reale – vi porterà a rivivere quegli attimi, che non sono scene, che non sono immagini, ma sono momenti di affermazione dell’essere quando l’essere non era ancora limitato dal controllo mentale e dal bisogno fisico. Non so se saremo in grado, non so se io sarò in grado e non so se voi sarete in grado, ma sono certo che ci stiamo già provando…sono certo che già la posizione delle vostre spalle è mutata, il giro su voi stessi è già avvenuto.
Adesso credo che sia importante per voi riconoscere quelli che erano quei valori capisaldi che avevano posizione precisa prima dell’inversione, prima della conversione…riconoscerli…comprendere ed accettare che non hanno mutato posizione è il primo gradino per sentirvi voi nella nuova posizione, per sentire che nulla è cambiato attorno a voi, ma voi siete cambiati nei confronti di ciò che attorno a voi si trova, e non sto parlando di immagini, di concretezza fisica legata al vivere, ma di quelle che sono le architetture di cui vi ho parlato e di cui sono certo che voi abbiate coscienza oggi.
Io credo che l’uomo riconosca nelle proprie mani il rosario del vivere quando già molti grani sono stati passati tra le dita, affermati quali superati, afferrati, riconosciuti.
Il bisogno di andarli a ritrovare e riconoscerli come propri è indispensabile, credo, oggi per voi. Il timore di non trovare sostegno nel momento in cui si sporge il proprio piede fisico, la propria struttura fisica in una dimensione che non è più materiale, potrebbe creare difficoltà, smarrimento e caduta.
È impossibile cadere anche se sotto di voi si trova il vuoto, ma questa certezza deve essere affermata prima di provare a sporgersi in quello che è da voi considerato il vuoto, perché non è supportato da strutture e da componenti fisiche e materiali…ma noi stiamo cercando di dare senso a ciò che non è materiale, a renderlo vero, concreto, certo. Ci metteremo del tempo, non vi è dubbio, però credo che abbia da essere fatto. Scoprire che già grani sono passati attraverso le vostre dita creerà solidità, creerà compattezza, allontanerà i dubbi, le paure, i timori.
Timore più grande di tutti è quello di cadere nel vuoto, nel momento in cui si toglie tutto quanto è fisico attorno a voi. Ma la fisicità, la solidità, la concretezza, non è altro che apparenza ed è apparenza creata dal bisogno della mente per poter affermare il suo ruolo primario.
Ci arriveremo, ne sono certo…..smettiamo ora….troppa luce, troppe parole, troppi termini ubriacano a volte.
Cerchiamo la nostra palestra, cerchiamo la nostra magia, lo stagno del corpo comune, là dove già oggi ciò che è concreto svanisce, là dove oggi noi siamo in grado di superare quelli che sono i limiti vostri della fisicità e creare la magia……

D. (Fl) Ti chiedo di aggiungere anche mio cugino, vicino a quello stagno dove noi siamo riuniti; penso che abbia bisogno anche se non mi chiede mai niente…..

Sarà il tuo bisogno che lo porterà qui tra di noi.

D. (Fl) Lui è stanco, però tende la mano per essere aiutato. La sofferenza l’ha sperimentata da tanti anni e la sta ancora sperimentando…………………………………………………………………...