venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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27 maggio 2010

ventunomaggio 10

Ancora del sogno desidererei parlare questa sera, perché è uno strumento che ha la possibilità di avvicinarci…più che avvicinarci noi come presenze, avvicinare noi come essenze diverse a voi esseri incarnati, voi uomini nella vostra definizione, individualità…e io essere indistinto, disincarnato, senza le caratteristiche che appartengono al vostro modo di essere, al vostro vero essere, alla vostra vera essenza.
Il sogno ha la possibilità di avvicinare queste due condizioni diverse, estranee una all’altra, aliene una all’altra. Ho cercato di dire che la mia presenza all’interno di questo cerchio è quasi come se io sognassi le vostre presenze e creassi quella traduzione che ci permette di comunicare, di essere in sintonia, di utilizzare il medesimo linguaggio, il medesimo strumento di comunicazione, che per oggi non è altro che la voce di uno di voi che in quel momento si pone quale mezzo…ma poi, se saremo in grado di proseguire in questa ricerca, sarà qualcosa di più complesso, di più completo, di più integrale.
È ben difficile pensare di non utilizzare lo strumento quale possa essere il linguaggio, la scrittura, per la comunicazione tra la vostra dimensione e la mia…comunque la dimensione di coloro che hanno già superato la soglia.
Un sogno, torno a dire. Cerchiamo di capire e leggere qual è lo strumento sogno per voi, innanzitutto; poi cercherò di spiegare, di chiarire, di tratteggiare ciò che è il sogno per me, nella mia condizione.
Nel sogno l’uomo abbandona, spegne quelle che sono le due componenti attive, volitive, concrete…e sono sicuramente la mente, e sono sicuramente il corpo. Il sonno non è altro che il chetare attraverso uno strumento fisico ben preciso, naturale, conosciuto, lo spegnere, il chetare…più facile dire il chetare proprio perché completamente spenta non è l’attenzione del corpo. Molte volte il corpo reagisce nel momento in cui l’uomo sogna e così la mente, attraverso delle intromissioni che a volte allo svegliarsi, al destarsi, all’uscire da quella condizione che è il sogno…ma però l’errore è quello di pensare che nel momento in cui l’uomo ha chetato queste due componenti, sia solo la terza componente – quella spirituale – che è in grado di essere attiva, di esprimere attenzione, visione, messaggio.
Non è completamente così. L’uomo, nelle sue componenti, non fa altro che mutarle, non sono definizioni precise ed immutabili le componenti dell’uomo, e non è neanche vero pensare che ognuna di queste componenti muti per quella che è la sua essenza, per cui la mente evolve, prosegue, diviene più capace…il corpo la stessa cosa, così come ciò che è l’espressione della componente spirituale. Il cambiamento di queste componenti, che ha come fine l’espressione univoca delle tre nella somma di esse, non è che l’accumulo delle tre presenze, rendendole contemporaneamente attive e presenti in quella che è la percezione e la vita dell’uomo…non è così.
L’unione delle componenti passa attraverso il superamento di esse, quasi che ognuna di queste tre componenti ceda alle altre due, perdendo rigidità, perdendo definizione, quasi sfocasse quelli che sono i limiti che l’uomo tende a dare ad esse: il corpo quale struttura fisica, ben definita, meccanica…la mente quale complesso cervello….l’immutabilità dell’essenza spirituale.
L’unione delle tre componenti avviene attraverso la cessione di una nei riguardi dell’altra; il cambiamento non è altro che il cedere in funzione di qualcosa che non è la somma delle tre componenti, ma quasi il cessare l’individualità di esse per un’individualità unica che vada ad esprimere componente di ognuna delle tre. Non è vero, non è pensabile che sia la somma vera di esse…non è pensabile che l’uomo possa arrivare ad esprimere libero arbitrio – che in fondo è la possibilità più precisa, più puntuale dell’integrità della scelta e della presenza dell’uomo – attraverso la somma di queste tre componenti…non lo sarà mai. Si creerà null’altro che una grande confusione e, a volte, schizofrenia.
La reale, integrale espressione delle tre componenti è la cessione di ognuna di esse per qualcosa che le vada a superare.
L’unione delle tre componenti è qualcosa di estraneo, ripeto, alla somma delle singole tre componenti; pertanto nel sogno non è vero che la mente cessa oppure il corpo cessa la propria presenza, ma non è altro che l’espressione di un’attenzione vigile, più sottile, legata alla spiritualità ma condizionata e completata da quella che è la presenza delle altre due componenti.
Il sogno diviene più consapevole, la traduzione di esso diviene più comprensibile proprio perché nella lettura fatta dalla parte spirituale esisto le altre due componenti.
Se all’interno di un messaggio esistono le tre componenti, più facile diviene la traduzione. So che potrebbe essere confuso, complesso il mio dire ma, credetemi, non esiste divisione, non esiste migliore qualità della percezione attraverso il sogno escludendo le due componenti fisiche e materiali dell’uomo. È impensabile credere che la visione divenga più precisa e puntuale se non sono presenti le due componenti fisiche – ripeto – dell’uomo.
È vero, la parte più attiva, più desta, più attenta, è sicuramente quella spirituale, ma condizionata ed integrata da quella che è la presenza della mente e del corpo. La parte spirituale dell’uomo, quella più sottile, diviene più preziosa e capace nel momento in cui riconosce in sé stessa la presenza delle altre due componenti…ripeto, non quale somma ma quale cedere ognuna nei confronti delle altre.
Potremmo quasi affermare che la completezza dell’uomo non dia quale risposta un numero ma dia un non-numero, una non-presenza, una non-definizione precisa.
La stessa cosa vale per quella che è la mia presenza in questo cerchio: io sono tale, nel momento in cui mi esprimo in questo cerchio, ad una individualità e non può essere che in questo modo.
Io ho delle definizioni, dei limiti che mi permettono di essere da voi comprensibile e letto ed è anche vero che la mia presenza, nel momento in cui accompagno la vostra ricerca, muta nel tempo e nello spazio…e questo mio mutare nel tempo e nello spazio mi permette un cambiamento.
Nel momento in cui io sogno non sono più semplicemente e solamente ciò che io sono quale individualità, ma sono il mio cedere individualità alle vostre individualità presenti all’interno del corpo comune.
Ciò che io sono muta…ciò che io sono cambia, evolve, viene in qualche modo arricchito, diviene più pregno, più capace. Tutto ciò avviene attraverso un mio cedere nei vostri confronti, così come avviene il vostro cedere nei miei confronti…e non solamente il vostro in ciò che io sono, ma per ognuno di voi nei confronti degli altri singoli anelli della catena nel momento in cui la creiamo attraverso il corpo comune.
È questa la grande capacità:cedere in funzione di qualche cosa che vada a sopravvalutare…
Cercare di porre delle condizioni che ci avvicinino, che ci rendano più simili quali fratelli, quali compagni in un cerchio; credo che sia la strada migliore perché io possa esprimermi sempre meglio e più puntualmente. Vorrei però anche affermare che se io esisto quale individualità – pertanto capace di cambiare e mutare nel tempo e nello spazio – non sono solamente superficie riflettente a ciò che è il vostro suonare, al vostro dire, così come ho cercato di spiegare a voi, ma esiste comunque un’essenza precisa, un’individualità precisa con delle possibilità precise di risuonare a ciò che è il vostro essere, il vostro dire.
Questo non vuol dire che ciò che io esprimo possa essere veicolato e condizionato da ciò che io sono; sempre con tanta attenzione cerco di essere pulita superficie riflettente, fedele suono che dà eco a un suono da voi provocato. Ho la capacità di somma però, e non solo la vostra, ma la vostra più la mia nel momento in cui creiamo la catena, il cerchio. Può apparire superato quell’accettare di schematizzare anche quella che è la mia presenza…ma ne intuisco l’esigenza, il bisogno da parte vostra e la necessità mia di poterlo soddisfare.
Lavoriamo ora , poniamoci in quello che è il nostro strumento magico…la catena, il luogo conosciuto, lo stagno…
Cerchiamo i compagni che con noi si trovano…cerchiamo di portare anche quelli che sono i nostri cari, che sono comunque e sempre presenti…cerchiamone il viso, il nome………………………..