venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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27 aprile 2010

ventitreaprile 10

Sono certo di non aver mai parlato di amore.
Sono certo di non averlo mai fatto perché non voglio farlo. La definizione di ciò che è l’amore non esiste. La parzialità di esso, l’affannosa ricerca, può essere descritta, può essere testimoniata…ma stabilire, definire con precisione ed attenzione ciò che l’amore deve essere perché sia vero amore è impossibile, irrealizzabile, e sono anche certo che finche l’amore non esprime la vera essenza di sé, non possa neanche essere chiamato amore ma solamente tentativi, modi di perseguire ricerca che abbiano come obiettivo l’espressione sempre più pura e precisa di ciò che l’amore è.
L’amore è immutabile, l’amore non è costruito, non è definito, non è meglio o peggio realizzato, l’amore ha un’unica definizione, ha un’unica componente che lo rende tale ed è l’immutabilità, l’imparzialità.
Tendere verso la ricerca di esso è insito nell’uomo, è la traccia che sporge equilibrio, che disequilibra ciò che è la stabilità dell’uomo, crea movimento, crea bisogno, ricerca.
Potrebbe essere il termine che va a definire e a completare quello che è il senso della ricerca dell’uomo.
Purtroppo, come dato di partenza, l’uomo si crea quale deficit di amore, quale incapacità, quale impossibilità di esprimerlo e questa incapacità e impossibilità denotano una parzialità, una impossibilità, una carenza, un bisogno e, quale opposto, un surplus, un eccesso.
Se il bimbo va alla ricerca della prima rassicurazione, del primo conforto, l’uomo adulto, colui che si reputa illuminato, invece cerca di poterlo donare, cerca colui che abbisogna di ciò che lui ha in eccedenza…ma le due condizioni sono comunque due condizioni parziali, quale che si parta da uno stato di deficienza per giungere a uno stato di sovrabbondanza, due condizioni che non hanno senso, spiegazione perché né una né l’altra sono vere.
L’uomo, nel suo divenire, riconosce questa impossibilità, questa incapacità, questa non coscienza di essere capace di esprimere amore. Il primo disequilibrio è credere che manchi e si riconosce in questo bisogno di amore la ricerca di ciò che ci manca, credendo che colmando questo spazio vuoto, così come quell’entità che vi ha conosciuto e portava con sé quell’otre che la morte aveva sigillato…ma lui aveva piena coscienza che ci fosse ancora molto spazio all’interno di quell’otre e questo bisogno era bisogno di amore…credendo che solamente colmando la misura di quell’otre potesse arrivare a gioire dell’essere amore. Neanche l’ermetica chiusura di quell’otre lo convince che questa non è la via, non è questa la strada per essere amore.
Per me è facile parlare del modo in cui non deve essere goduto, riconosciuto, afferrato ed espresso amore. Non arriverò mai a dirvi quale debba essere la misura, la connotazione, la definizione perché l’uomo possa essere espressione d’amore perché non ha senso, è dispersione, è emorragia di energia questa ricerca.
Sono ben certo, per quella che è la mia visione, di quanto spreco in questo senso sia stato fatto e ancora oggi….
Grandi Illuminati che cercavano colui che avesse bisogno dell’amore che riconoscevano in loro…e questo eccesso di amore li rendeva incapaci di essere amore, ma credevano di aver superata quella che era la misura colma e che fossero divenuti strumenti fedeli e testimoni capaci dell’amore.
Questa impossibilità di trovare coloro che accettassero e accogliessero il loro nome sull’amore che credevano di offrire creava loro sofferenza, incapacità di godere, incapacità di, sereni, capire.
Se il disequilibrio ha senso, non deve essere un disequilibrio creato, definito precisamente da dettagli così infinitesimali che creino la qualità, l’origine di ciò che deve essere amore. Io sono certo di non essere amore, sono certo che non mi manchi, sono certo di non averne più del necessario. Non ho bisogno che qualcuno mi ami e non ho bisogno di amare nessuno; non sono una pietra, non sono un elemento. Ho da essere realizzato? Ho da essere completato? Ho solo bisogno di essere compreso nel mio essere diverso.