venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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23 marzo 2010

diciannovemarzo 2010

Del corpo comune desidero parlarvi questa sera, e anche questa sera cercherò di parlare a quella che è la vostra mente, alla vostra comprensione, alla vostra logica.
Mi accorgo della difficoltà quando senza una traccia precisa, senza una voce che accompagna, difficoltà a trovare modi, a trovare riconoscimento in quel ruolo.
Fintantoché esiste una voce, un messaggio che accompagna e incanala le vostre attenzioni, è facile seguire, è facile sentirsi solidali e sentirsi cerchio, sentirsi gruppo. Nel momento in cui però si giunge a quando la voce tace e si viene lanciati in quello che è il corpo comune, il ritrovarsi attorno allo stagno per creare quel vuoto che crei davvero un unico corpo, un’unica presenza in questo cerchio, capisco ci possa essere questa difficoltà.
È una difficoltà che ha da essere superata perché ben sapete che io sono certo e convinto che sia proprio nel momento magico del corpo comune, del superamento dell’individualità, che si possa cogliere quella che è la traccia della Corrente Originale e in questo modo cogliere intuizione attraverso la visione sgombra, per proiettarsi aldilà della soglia.
Ecco, è importante capire anche in questo caso, è importante che la vostra mente capisca quale debba essere il ruolo dell’individuo in questo essere comune, in questo essere proiettati, lanciati.
È una soglia, dicemmo, una soglia nella quale si possono trovare molte presenze; alcune evocate da quelli che sono i vostri bisogni e le vostre aspettative, altre sono proprio degli incontri che avvengono in quello spazio, in quel tempo che è la soglia stessa, che ha preso, a seconda delle scuole di pensiero, anche nomi e termini che la contraddistinguono e che la definiscono, quali possono essere il Limbo, oppure altri termini che possono solamente….però, ripeto…un luogo affollato.
È affollato da quelli che sono i vostri ultimi pensieri, quelli che a fatica abbandonano e cessano, quelli che con più difficoltà abbandonate per potervi portare leggeri aldilà di quella soglia, per poter intuire e vedere. Sono i pensieri che ognuno di voi , nel proprio essere uomo presente, concreto, vigile, ha in qualche modo relegato in quegli spazi più angusti e protetti, non quali fossero zavorra o scorie, ma molte volte così importanti da dover riservare a sé stessi.
Però nel momento in cui vi ponete in quel passaggio che è la soglia essi emergono, perché anche di essi dovete liberare la vostra presenza, la vostra attenzione.
Emergono quali fossero sogni che utilizzano immagini e parabole per dare senso, per dare sensazione, per dare forma a concetti che a volte non hanno forma perché vostra è la difficoltà a dare ad essi immagine e connotazione precisa, nome, il vostro nome. Affollano questo spazio, vi dissi, così come tutte quelle entità familiari e amiche che, trapassate, si trovano in quello spazio tra quella che è la soglia e la Corrente Originale…torno a dire un luogo affollato, un luogo nel quale facilmente ci si può distrarre e solamente attraverso l’esercizio si può creare la condizione che porti aldilà di questo spazio caotico, affollato, rumoroso.
La stessa entità che parla in questo cerchio nel momento del corpo comune ha questa funzione…quella di ricordare la necessità di spegnere quella che è la vostra attenzione e la vostra mente, per attivare possibilità e recettori diversi da quelli che sono quelli fisici. Non abbiate timore e non scoraggiatevi…le tracce che daranno bontà del passaggio saranno quelle intuizioni slegate da quello che è il vostro comune modo di percepire ciò che avviene attorno a voi.
Vi accorgerete di attingere a quelle che non sono più le conoscenze accumulate, ma quelle intuizioni che – nuove – hanno però la qualità di essere riconosciute come vostre, come facenti parte. Riconoscere una parte di voi stessi completamente nuova ma in piena fedeltà appartenente al vostro intimo più profondo. È una riconoscenza, è un riconoscere parte di sé che si trova in uno spazio lontano e slegato da quello che è il corpo fisico; ha questa connotazione la presa di coscienza dell’intuizione, del contatto.
L’intuizione non è altro che riappropriarsi di quello che già ci apparteneva e ci è appartenuto e riconoscere fedelmente la paternità di quell’intuizione, di quella matrice.
È un attimo in cui anche a volte attraverso disciplina, attenzione, focalizzazione, ci si può portare aldilà di questo spazio; imparate a riconoscerlo, imparate a sentirlo vero, concreto. Questo riconoscerlo vi permetterà di dare dimensione, spazio.
Se l’entità che riconoscete attraverso il suo esprimere messaggio attraverso il corpo comune provoca la vostra presenza, la vostra mente, assecondatela, assecondate la provocazione affinché possiate reagire. È l’esercizio che porta a superare la soglia, vi ho detto, e l’esercizio non è altro che la presa di coscienza di poterlo fare.
Non è come scattare un interruttore, aprire e chiudere una porta, ma è più essere convinti ed arrivare a credere di poterlo fare che vi porterà aldilà di quella soglia…è credere che siate in grado, è credere che ve lo meritiate, è credere che è giusto che avvenga. Non so quale e quanto tempo e qualità abbisognate perché ciò avvenga, ma il valore del cerchio è proprio la possibilità di potersi affidare a qualcuno che poco più avanti di voi si pone. Cercare i singoli anelli della catena, sentire che esistono e sentire che sono solidali è buona cosa se si riconosce qualità nell’altro componente di questo cerchio, negli altri componenti di questo cerchio, è anche facile, sentendosi solidale a lui o a loro…è facile poter essere accompagnati, trainati, sospinti….cedere e dare valore a questo cedere.
Credetemi, io non esisto in quello spazio, in quel tempo. La mia voce non può giungere…io sono presente aldilà, non sono più presente con voi. È difficile spiegare perché, ma è comprensibile, io credo, è logico anche.
Disturba un pochino a volte anche l’indifferenza, la distanza..ma, credetemi, è quasi un modo per tornare a ciò che era lo spiritismo.

Proviamo a cercare il corpo comune ora. Non riesco diversamente ad essere più preciso se non aiutandovi a creare le condizioni per poter essere corpo comune.
Lo stagno. Lo stagno perché è un posto che conoscete, lo stagno perché è un luogo dove vi sentite protetti, un luogo conosciuto, è un luogo che vi appartiene, costruito, creato, qualificato. È un luogo nel quale avete imparato a dare meno forza alla vostra presenza fisica, nel quale tranquillamente rilasciare l’attenzione e il controllo della mente, fiduciosi e certi che la magia possa avvenire, che di cinque presenze possa scaturire e nascere un’unica presenza, un unico corpo.

L’intuizione è quella parte di me che non conosco.
Io cerco un maestro che sia in grado di non solo farmi rilucere di luce riflessa; cerco colui che mi stringa forte la mano e mi conduca a trovare ciò che io sono e non conosco. Non ho più timore di svelare lo sconosciuto. Amo già colui che io sono, che non ho definito, elaborato, ricercato.
Sono certo che la ricerca costretta dall’uso non possa portare l’intuizione. Il maestro è colui che mi accompagna per poi abbandonarmi di fronte a una porta chiusa che solamente la mia decisione forzerà ad aprire…nessun maestro è in grado di aprire la porta per me.
L’intuizione è violenta, la scoperta è ostile, sconosciuta.
La chiave che apre la porta all’intuizione è la certezza che aldilà della porta possa trovare ciò che io sono.
La porta è rigida, non è possibile varcare con lo sguardo, oltrepassare….
La solitudine mi angoscia, il maestro è già lontano, la luce continua a scemare ma i miei occhi sono aldilà di questa porta chiusa.
Ho freddo e la mia protezione è aldilà di questa porta chiusa. Ho fame…il cibo…………………