venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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15 marzo 2010

dodicimarzo 10

La mia richiesta di interrogarvi su quello che è stato il motivo della vostra prima scelta al momento della nascita è importante.
È importante che arriviate a comprendere che in quel momento la scelta era una scelta adulta – ho detto – una scelta consapevole, addirittura voglio aggiungere che era una scelta con visione sgombra, perché in quel momento ancora vi era consentito avere visione sgombra. Pertanto l’essere che nasce, che decide di incarnarsi, ha ben presente quello che è il cammino, il Movimento Originale che accompagna anche l’essere incarnato.
È un cammino che per forza di cose verrà legato al tempo e allo spazio, ma per chi non è abituato a questi limiti, non diviene più importante la rapidità della vita o la poca cosa compita durante il vivere, durante la vita dell’essere uomo. Colui che sceglie, sceglie in piena coscienza, con visione sgombra…e anche voi l’avete fatto. Se il percorso è logico, stabile, immutabile, è la scelta che farà sì che questo percorso prenda forma, colore, vibrazione e frequenza, che darà il senso della scelta.
In fondo è come se una pennellata individuale, singola, vada ad arricchire quello che è l’arazzo, il disegno…e voi ben coscienti siete nel momento in cui decidete la vostra nascita.
Vi ho detto che è il messaggio lo scopo, il motivo che accompagnerà anche tutto il nostro vivere ed è vero, credetemi. Arrivare a comprenderlo, arrivare a intuirne traccia, sentore, è utile ed importante. È utile ed importante perché possiate più precisamente e coscientemente vivere, esprimendo sensazione, qualità.
Comprendere la scelta fatta, comprendere la missione stabilita, non certo l’obiettivo perché l’obiettivo è immutabile, è impossibile crearne un altro, definirne un altro, ma è il percorso che porta ad esso che diviene scelta…qualcosa da dire, particolare non insignificante di quello che è il disegno, particolare che è possibile cogliere, isolare, definire quale proprio, testimonianza, messaggio, voce, qualità. Non certo con la mente potrete giungere a questa comprensione, consapevolezza. Quasi sempre il contatto con essa avviene aldilà di un’azione espressa, eseguita, compita.
Cercate di farlo nel momento comune, nel corpo comune, nel momento in cui creerete somma del vostro essere uomo. Riconoscere questa traccia, percepirne la scia, individuare la direzione è gioioso; vorrei tanto che voi poteste assaporare, dissetarvi a questa consapevolezza.

Sia il corpo comune ora, e in esso affondare la vostra ricerca, in esso trarre profitto dall’alimento dato alla mente, e la quiete data al corpo.
Cerchiamo lo stagno, è ancora piacevole pensare ad esso, è ancora sentirsi a casa, è luogo protetto nel quale tranquillamente cedere, certi di poter ricevere alimento, comprensione, consapevolezza…


Io, per ciò che riguarda la mia vita,, mi considero colui che guarda.
Oggi io sono grande, sono adulto e ancora però posso permettermi di essere colui che guarda.
Quando ero bimbo non avevo bisogno di nulla, c’era chi provvedeva a me e non era neanche importante che ciò che veniva scelto e deciso per me fosse da me condiviso, non mi interessava…ciò che desideravo già allora era essere protetto per permettermi di guardare.
Poi, per forza di cose, dovetti considerarmi uomo capace di badare a me stesso, perché solamente in questo modo io sarei stato uomo e non più ragazzo.
La morte di mia madre fu la situazione peggiore, fu lo choc che mi costrinse a reagire, forse il primo per tutta quanta la mia vita e probabilmente anche l’ultimo – fino ad oggi , chiaramente - …non so bene cosa potrebbe accadere più avanti ma di certo, se guardo indietro, quello fu l’unico intoppo che mi costrinse a fare qualcosa, però questo fare qualcosa mi portò solo a crearmi quella tranquillità e sicurezza che mi permettesse ancora di solamente vedere…guardare.

Avevo soldi a sufficienza per permettermi di non dover uscire da quella che era la mia casa, che era la stessa casa dove, protetto, vivevo con mia madre…protetto, accudito, reso importante, vezzeggiato…ma più non esisteva l’altro.
Mia madre era tutto per me, era il mio cibo, era il mio calore, era la mia protezione, la mia sicurezza, era la persona sulla quale scaricare le mie incapacità. La sua morte mi costrinse a trovare soluzioni diverse.
Quello che io desideravo e ancora oggi desidero è solo guardare; tutto quanto ha da avvenire attorno a me senza che io ne sia toccato…io traggo alimento, traggo stimolo da quello che avviene attorno a me, e non è per forza di cose necessario uscire da quello che è il mio guscio. Rimango tranquillo, protetto, caldo…basta poco per avere ciò che mi serve, il cibo, l’energia. Stimoli vengono da ciò che io vedo,da ciò che io guardo, più che vedo.
Non getto dalla finestra tutto ciò che io ho approntato per ciò che io sono; il mio vivere non è altro che un grande schermo sul quale tutto quanto può scorrere…è attraverso il pigiare di un pulsante più che un altro a darmi sensazioni diverse, siano esse dolcezza o violenza…o provocazione.
Nulla mi è impedito.
Tentai alcune volte di uscire, andare fuori, ma ciò che piatto e inanimato su di uno schermo impediva di sentire […….], odore, puzza. Io voglio solamente vedere, guardare e non essere visto, guardato, non essere costretto a vedere o a guardare. Io, unico regista, padrone.