venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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28 gennaio 2010

Ancora, ancora di libero arbitrio desidero con voi parlare.
Subito vorrei dire una cosa che non è corretta; non esistono solamente due scelte nel momento in cui l’Entità Unica, la Corrente Originale, va a scindersi in quelle mille scintille che creano l’universo.
Io e voi siamo due di queste possibilità, di queste scelte e riguardano l’incarnazione o la non incarnazione…ma, credetemi, per quella che è una vostra scelta esiste sempre l’esatto contrario e la contrapposizione, affinché le due cose unite, le molteplici cose, possono creare quella che è l’unità che tutto quanto comprende, tutto quanto ingloba in sé, pertanto su due possibilità stiamo in questo momento cercando di comprendere la struttura e le comprensioni che la denotino, pertanto continuiamo in questo senso ma ricordate che esistono altre moltissime e svariate possibilità nella frantumazione dell’Essere Unico.
Il libero arbitrio, il peccato originale, il momento della nascita…
Innanzitutto vorrei chiarire che ciò che è la decisione e la scelta del libero arbitrio riguarda sempre qualcosa che appartiene all’essere, mai chi sta attorno a lui. Se è logico e comprensibile capire che nel momento della nascita l’espressione di libero arbitrio abbia solamente due possibilità, il nascere o il non nascere, perché per forza di cose non esistono controparti, non esistono paragoni sui quali andare a specchiare quella che è la possibilità del libero arbitrio…ma questa pura scelta legata alla nascita, legata al peccato originale, accompagna l’uomo anche nelle successive scelte di libero arbitrio.
Noi possiamo affermare con forza che il libero arbitrio può decidere solamente per ciò che è l’essere, mai per chi attorno a lui si trova. Saranno le scelte che appartengono all’essere, all’intimo, all’individuo, che andranno poi a condizionare chi attorno a lui si trova…ma mai una scelta sarà solamente ed esclusivamente in funzione di chi attorno a colui che esprime libero arbitrio si trova.
È importante che accettiate questo mio dire perché la scelta, la volontà, l’espressione di libero arbitrio su qualcuno che non è noi stessi non è possibile. Proiettare in questi termini quella che è la scelta di libero arbitrio vuol dire non esprimere libero arbitrio ma solamente mascherare attraverso una non scelta, attraverso una non-espressione di libero arbitrio. È vero, è indispensabile che l’uomo si confronti, dialoghi e si esprima attraverso anche le altre individualità che attorno a lui si trovano…è indispensabile, ma è sciocco e cieco pensare che attraverso un’espressione di libero arbitrio si possa in qualche modo prevaricare la scelta di libero arbitrio di un’altra entità, di un’altra individualità.
Dopo la prima scelta attraverso il peccato originale e la nascita, l’obiettivo dell’individuo, dell’uomo, è quello di definire la sua autocoscienza…anche questo ve lo dissi già…attraverso la creazione dell’autocoscienza e la creazione dell’uomo, la definizione sempre più precisa e padrona dell’uomo crea il compimento del primo terzo della esperienza umana, dell’esperienza fisica, dell’esperienza di colui che cammina, di colui che utilizza i propri sensi, i sensi fisici dell’uomo… pertanto quelle che sono le affermazioni di libero arbitrio che appartengono precisamente, intimamente, quasi privatamente. Proiettare al di fuori dell’individuo la scelta vuol dire distrarre questo lavoro, vuol dire distrarre e distogliere da quella che è la ricerca sull’autodeterminazione.
Sia esso per pari, ma anche riguardo a coloro che noi decidiamo abbiano da essere educati, fatti crescere,accolti, istruiti. Non ci è consentito, sappiatelo. Non ci è consentito prevaricare quella scelta dell’essere, anche di coloro che , giovani, figli, riconosciamo come frutto della nostra scelta.
Affermo con forza che non siete voi che scegliete e provocherete la nascita di un vostro figlio ma sarà solamente l’affermazione di questo figlio attraverso la sua scelta di libero arbitrio di incarnarsi.
Voi sarete solamente in grado di accompagnare questa scelta, non avrete nessun merito, nessuna potestà a questa nascita. Potreste decidere di avere bisogno oppure credere che l’altro abbia bisogno, ma sarà solamente distorcere, sarà un circolo vizioso, un girare attorno finche non arriverete ad accettare che ogni individuo è padrone di sé stesso, ogni vita è scelta da colui che decide la propria incarnazione, da colui che decide di esprimere attraverso la veste fisica la propria possibilità…sia esso cosciente oppure no, sia esso consapevole e capace ma possa anche essere fuori di mente, malato, inabile; in questa scelta e in questa testimonianza di vita ci sarà solo la conseguenza del suo scegliere.
Credetemi, è illogico, quasi impossibile credere che colui che vive una vita da essere inabile, incapace, mutilato nelle sue possibilità di uomo, possa aver scelto questa vita…ma io mi sento di affermare che così è. Non pretendo che voi accettiate questo mio modo…
Nel momento della nascita, nel momento dell’affermazione del proprio essere individuale, vi dissi iniziando questo mio dire che esistono svariate possibilità, innumerevoli, probabilmente tante quante sono le individualità che popolano lo spazio attorno a voi. Pretendere di accettarle e rendere buona cosa ognuna di esse credo che sia impossibile e così dovrebbe….
Rispettare l’altro è cedere alla propria scelta, rispettare l’altro è cedere alla scelta dell’altro, è la direzione…Nel Disegno non possono esistere stonature o smagliature della trama; non rimarrebbe integro, non rimarrebbe solidale, non rimarrebbe reale ma si sfalderebbe come se tagliassimo tutti quanti i nodi che lo rendono cosa unica.
È difficile per chi vive la propria esperienza e su di sé è concentrato com’è giusto che sia…ma pretendere di allargare quella che è la visione senza essere pronti ad accettare il tutto ed il contrario di esso porterebbe semplicemente alla confusione, al caos e alla follia.
Visione sgombra che è garantita dall’intuizione, dal porsi aldilà della soglia, ha una estensione che non può essere abbracciata dagli occhi di un uomo ma solamente accettata attraverso una dichiarazione di fede nel non provato, nel non visto, nel non udito ma ritenuto vero…e giusto. Ma credo che sia difficile, credo che sia inumano….
L’uomo, per poter arrivare a questa consapevolezza, deve completare quella che è la maturazione, quella che è la preparazione al superamento cosciente dell’individualità, quella che è la preparazione alla morte…il superamento dei limiti dell’uomo, del proprio corpo e in modo particolare della mente. Io non voglio neanche che ciò avvenga, io non voglio provocare il passaggio in questa strozzatura per la dilatazione che aspetta aldilà del collo. Credere di possedere la Verità è una menzogna, credere di possedere la verità per sé stessi è una verità e va affermata, ma è diverso, completamente. Ognuno di noi può esprimere delle scelte grandi e forti, se esse saranno rivolte verso l’interno di noi stessi, verso il nostro essere per cambiarlo, per poterlo scardinare nella sua limitazione fisica.
Mi pongo da fratello; questo distorce un pochino la comprensione della mia veste qui all’interno di questo cerchio, ma capisco che solamente attraverso questo mio modo di pormi posso dialogare con voi, posso davvero toccare quelle che sono le vostre visioni, percezioni.
Se la prima parte dell’essere incarnato è l’auto-determinazione, è la costruzione del sé e dopo la costruzione di esse è l’afferrare quello che è il sé per poterlo utilizzare nella sua interezza – già vi ho detto – il passaggio successivo è il superamento, ma è ancora lontano, io credo, da quello che è il nostro momento, da quella che è la nostra testimonianza in questo cerchio.
Può apparire buio e può apparire antico affermare che molte volte l’accettare senza poterlo aver visto e averlo udito, misurato…affermare verità, anche qualcosa che non si ha elaborato e digerito, può apparire antico, arcaico…ma desiderabile. Chetare la propria ricerca mentale, assopire quello che è il nostro smaniare fisico, a volte porta a quella requie, quella serenità che ti permette di vedere la tua energia, il tuo essere sottile.
Non voglio con questo mio dire cercare di rallentare o cedere la ricerca; credo anzi che debba essere portata avanti con forza e con le tre componenti. Delle due che non posseggo io abbisogno per avere misura precisa del mio essere qui con voi…senza di esse sarei fumo che sale, sarei suono che si allontana senza provocare riconoscimento, immagine, comunanza e comunione, comune intento del divenire. Il mio invito è ancora a far sì che voi possiate cogliere quello che è stato intuito ed elaborato all’interno di questo cerchio e utilizzarlo come misura.
Esistono delle giustificazioni e degli alibi che a volte mi danno fastidio, ribrezzo…quando vi sento dire “io lo faccio per gli altri”; affermo ancora con forza e poi smetterò, che ogni scelta di libero arbitrio appartiene al vostro essere, ha da essere diretta all’interno di voi, ha da creare un cambiamento, un movimento verso l’alto.
Tutto ciò che proietterete al di fuori di voi, credendo possa servire, sarà girare in tondo, sarà perdere tempo, sarà pensare, sarà disperdere energia.

Cerchiamo il corpo comune ora, è tanto che non lo facciamo…io ne ho bisogno, ne ho sete e ne ho fame, io che non posseggo corpo ne ho sete e fame.
Cerchiamo lo stagno, il nostro luogo magico dove poter cedere quello che così a fatica abbiamo raggiunto, realizzato; offriamo le nostre consapevolezze, le nostre certezze, le nostre verità…doniamole con gioia……


Il mio modo di esprimere libero arbitrio l’ho sempre riconosciuto attraverso il mio chiedere.
Da bimbo mi era facile chiedere a chi mi stava attorno e, sovrastato dalla loro grandezza, sentirmi protetto. Ero certo che chiedere fosse una mia scelta consapevole, chiamiamola pure espressione di libero arbitrio.
Poi sono cresciuto, sono divenuto più grande,più completo, più uomo posso dire…ma sempre questa certezza che la mia espressione di libero arbitrio fosse chiedere mi ha rivolto verso qualcuno che mi sovrastava, anche se la mia struttura e la mia statura mi aveva portato ad essere più grande di quelli che erano i miei genitori, i miei maestri.
Mi sono rivolto a Dio, a Lui ho chiesto….chiedevo con la sicurezza di poter ricevere anche se il riscontro tardava sempre a giungere…e posso credere che era solo coincidenza se qualcosa ricevevo dal mio chiedere.
Oggi, dopo aver sentito il tuo dire, capisco che probabilmente il mio chiedere non doveva essere un chiedere perché cambiassero le cose, perché io potessi avere…o ciò che mi stava attorno cambiasse quando soffrivo o mi sentivo incapace ed impreparato a vivere…
Oggi desidero chiedere ancora, ma perché io divenga più capace e io possa essere più in grado di pregare…perché io possa essere meglio e di più.
Riconosco solamente nel mio chiedere la possibilità di esprimere libero arbitrio, devo arrivare a comprendere cosa chiedere, affinché il dono possa avvenire………….