venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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11 novembre 2009

seinovembre 09

Continuiamo su quello che era il mio dire di venerdì scorso, che non voleva essere una provocazione perché non più di uno strumento di questo genere abbisogna questo cerchio, ma lo vedo di più come se fosse uno stimolo a quello che deve essere lo spirito della ricerca, nuova linfa, nuova possibilità.
Il bisogno di andare a ricercare anche dopo la morte delle tracce di quella che era la persona amata, vissuta e vissuta accanto a noi, è in qualche modo il bisogno di creare quella massa aldilà della soglia, quelle vesti che il nostro caro ha vestito finche si trovava accanto a noi, dialogava con noi, parlava, ci guardava e ascoltava il nostro dire; questo bisogno di voler in qualche modo affermare la vita anche aldilà della soglia, e il modo più immediato, più facile, più scontato, è quello di creare vesti che non appartengono più a colui che è disincarnato.
Però riconoscerlo ancora anche dopo morto attraverso queste vesti – torno a dire – queste situazioni, questi ricordi affermano in qualche modo la vita anche aldilà della morte, e se tutto ciò è comprensibile per chi ancora non ha fatto un cammino come quello che ci accomuna, non dovrebbe più esserlo per noi…noi che abbiamo compreso…voi che avete fatto grano di consapevolezza il fatto che non è riconoscere le vesti e le condizioni dell’essere incarnato aldilà della soglia per affermare che questa entità ancora vive, ma è qualcosa di diverso, è qualcosa che afferma la vita aldilà della morte attraverso una non-morte.
Pertanto anche il credere di una vita comunque, di una rinascita, di una condizione, non ha senso…ma è il continuo, naturale e scontato dell’evoluzione dell’uomo, essere disincarnato, e attraverso questa nuova veste ancora affermare la propria vita e la propria essenza.
Posso credere che sia – torno a ripetere – importante per chi ancora non ha fatto il cammino che voi avete percorso, cercare queste situazioni, queste immagini, questi ricordi. Così non lo deve essere più per voi che ben coscienti siete di ciò che aspetta l’uomo aldilà della soglia, aldilà della morte fisica. Cercare traccia dei nostri defunti in una veste che li raffiguri ancora vivi dopo la morte distoglie, crea immagine distorta, allontana il contatto.
Io credo che il modo migliore di ricordare i vostri cari defunti è quello di ricercare dentro di voi le tracce che hanno lasciato, ma anche questo è un messaggio che già Emanuele vi ha portato e ha affermato con forza tante volte. Quello di voler invece cerare le loro tracce aldilà della sogli e renderle ancora attive è un controsenso, è una perdita di tempo, è una affermazione di non-grano di consapevolezza raggiunto.
Pertanto, sì d’accordo, sono con voi il ricordo, la rimembranza…ma va cercata, questa rimembranza, all’interno di voi stessi e delle tracce che questi cari che vi hanno amato hanno lasciato e che non sono tracce oramai estinte nella loro azione, ma ancora oggi agiscono.
Nel momento in cui affermo che il mio stato di spirito permea ancora il vostro mondo e la vostra mente, è perché così è, perché anche la situazione di chi avete amato e che oggi è morto e si trova aldilà della soglia ancora è presente ed agente nel vostro modo di vivere, nel momento della scelta, nel momento dell’espressione di un libero arbitrio che sempre di più è ricco anche della testimonianza e degli incontri che avete avuto fino ad oggi.
Il caro defunto, colui che è morto, che si trova aldilà della soglia, ancora dentro di voi agisce in questa veste spiritica che in questo momento lo denota, lo caratterizza, lo definisce. È un errore cercare di ricreare l’uomo aldilà della soglia; ritarda, disturba, distoglie, limita…credo anche che sia umano che chi non ha percorso il vostro cammino ricerchi attraverso voi le risposte a quella fede che ancora gli manca ed è una fede non definita ma una fede legata ai grani di consapevolezza…ma anche questo discorso tante volte lo abbiamo e non voglio di nuovo affrontarlo.
Voi che siete capaci, più capaci proprio attraverso le esperienze fatte, le consapevolezze raggiunte, dovreste essere in grado attraverso il vostro testimoniare di aiutare coloro che a voi si rivolgono per avere conforto riguardo ai cari defunti.

Se l’unico conforto può essere solo attraverso l’espressione di un uomo che è morto e ancora oggi si esprime attraverso gli strumenti dell’uomo…qualche dubbio mi assale.
È in voi la consapevolezza che è in grado di confortare colui che a voi si rivolge…non sono i fatti, non sono le parole, non sono i messaggi o le testimonianze che danno valore al conforto che potreste dare, ma sarà la vostra consapevolezza che arricchirà e qualificherà il conforto.
Ben chiaro è il tragitto, lucido è il percorso per chi è portatore di consapevolezza.
Cercare la traccia dei nostri cari dentro di noi, cogliere l’azione che pongono in atto ancora oggi all’interno di voi, riconoscerla quale qualità pregnante, capace, qualificante al momento della scelta e dell’espressione del libero arbitrio…sentirsi in comunione, sentirsi forti, sentirsi in corpo comune con le persone che abbiamo amato e che ci hanno amato. Questo ci aiuterà a sempre meglio essere convinti che la scelta del libero arbitrio non sia una cosa così difficile proprio perché aiutati e coadiuvati da queste presenze che ancora oggi ci amano.
Perdonatemi se vesto le vostre spoglie per esprimere il concetto che intuisco ma ben difficilmente riuscirei facendolo da uomo mai nato. Fratello sono, in ricerca, nella vostra ricerca…e onorato di esserlo.
Le mie affermazioni a volte sono troppo nette, definitive ho detto, ma non ho possibilità diversa se non esprimere ciò che vedo; non posso misurarlo e confrontarlo su ciò che io sono, non ho questa possibilità, non ho questo paragone…ma questa è buona cosa per il nostro cerchio. Questo impedisce a voi di perdere tempo cercando di verificare la qualità e la veridicità della mia voce attraverso una ricerca legata a storia, vissuto. Il non essere mai nato mi permette di essere netto, pulito, incontrollabile in quella che è la mia identità.
Credo che sia difficile per voi accettare ciò che sto dicendo…ma null’altro sono che ciò che ho detto!
La forza, l’energia, molte volte scaturisce dal riscontro della consapevolezza raggiunta. Nel momento in cui qualcuno a voi si accosta e chiede, naturalmente dovreste essere in grado di esprimere ciò che voi siete, non ciò che voi conoscete o avete conosciuto, non le verifiche che avete fatto sulla verità che andate ad esprimere. “Io dico così perché mi è successo questo, perché ho verificato che così era”.
Il mio messaggio, il mio essere con voi, non è altro che spingere ed alimentare questa ricerca sulla consapevolezza e sui grani raggiunti.
Il grano di consapevolezza diviene tale nel momento in cui è in grado di reagire senza utilizzare il conosciuto ma semplicemente esprimendo il cosciente. Non avrete bisogno di mediare con la mente o con la verifica ciò che esprimete e le risposte che siete in grado di dare a coloro che chiedono conforto perché ancora non hanno avuto la possibilità di raggiungere, cogliere, afferrare e fare propri i grani di consapevolezza. È un lavoro affascinante cercare dentro di sé la traccia e l’azione vigile di chi vi ha amato, ai quali avete fatto spazio dentro di voi amandoli, creando quella breccia nella bolla che ha fatto sì che potessero essere da voi abbracciati, accolti, riconosciuti quali cari.
Una cosa ancora in merito al modo che voi avete elaborato in questi nostri incontri. Questa doppia presenza…la mia presenza nella prima parte e una seconda presenza legata – io credo – alla testimonianza vostra, attraverso un modo in qualche modo di critica e di partecipazione al mio dire della prima parte. Cercate di trovare traccia nel messaggio che segue il mio dire, cercate di sentirvi attori in esso…troverete le aspettative, troverete prima colui che la pensa in qualche modo come voi, poi voi che la pensate nel modo in cui l’altro si esprimeva, voi che siete talmente vicini a quell’altro che potreste essere cosa unica, corpo comune, pensiero coagulato, energia…comunione.
Credo che in questo secondo spazio del nostro essere insieme si possa trovare il messaggio, la testimonianza e l’evocazione di un caro defunto ma siate certi che sgorgherà da ciò che lui ha lasciato dentro di voi.
Non forzate mai la rivestizione di qualcuno che è defunto, che è morto, che è trapassato, che ora si trova oltre la soglia e che tende ad una essenza che sarà più precisa nel momento in cui abbandonerà ciò che è stato in vita.
Solo in questo modo potrà più facilmente realizzare quello che è il Disegno Originale, potrà assecondare quel Movimento al quale cedere.
Non esiste, io credo, un bisogno necessario alla trasformazione e all’evoluzione di colui che è morto, attraverso il rivestire panni che non potrà mai più indossare. È un bisogno che appartiene alla vostra condizione, al vostro essere uomini ancora al di qua della soglia.

Il corpo comune ora, la magia di esso, la possibilità.
Cercate di esserci, cercate di riconoscervi, cercate di sentirvi capaci e possibili….