venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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31 ottobre 2009

ventritreottobre 09

Desidero continuare il discorso che cerca di capire, di qualificare quella che è la ricerca, sia per essa l’obiettivo oppure la realizzazione.
È facile percepire che per ciò che ci ha portato il nostro camminare assieme qualcosa già si è andato a definire, sgombrare ad esempio il campo da quelli che possono essere gli obiettivi, da quelli che possono essere considerati i traguardi, raggiunti i quali si possa pensare che la ricerca abbia avuto buon risultato, abbia avuto qualità. Sempre meno e sempre più facilmente cercate di allontanare questo aspetto, questo bisogno di definire sempre al meglio quello che è l’obiettivo da raggiungere attraverso uno sforzo legato all’espressione energetica del nostro trovarci.
Questo ci distrae di meno, questo ci permette di coagulare al meglio questo nostro produrre energia assieme; ma c’è un altro aspetto che vorrei che fosse chiarito, un attimo portato in superficie, elaborato.
Se il bisogno di avere una fede conclamata attraverso la quale definire gli obiettivi di cui vi ho parlato…esistono delle altre pulsioni, delle altre forze che convogliano il vostro cercare, il vostro produrre energia e sono le aspettative. Ognuno di voi possiede dentro di sé un’aspettativa precisa, non legata per forza di cose alla teorizzazione della ricerca, ma qualcosa che non ha contorni precisi, definiti, non ha possibilità di giudizio, di comprensione…è qualcosa di più viscerale, di più intimo che comunque convoglia il vostro modo di cercare, la vostra possibilità di produrre energia.
È un’aspettativa legata non solamente ad un concetto, ad una definizione. Se per quanto riguarda la fede, la fede proclamata, quasi sempre l’affermazione parte da un concetto mentale, per questa aspettativa di cui desidero parlarvi è qualcosa che è più intimo – vi stavo dicendo – più viscerale, appartiene alla complessità delle tre componenti che assieme, di nuovo unite, di nuovo forti veicolano il vostro modo di cercare. È un’aspettativa che attraverso la quale voi disequilibrate in una direzione oppure nell’altra il vostro porvi nella ricerca.
Questo è un modo non vero di cercare, non è una ricerca in verità perché in qualche modo codifica la disponibilità che voi date alla ricerca. L’aspettativa in qualche modo va a definire quello che è il raggiungimento, la soddisfazione dello sforzo della ricerca..”se io giungo alla soddisfazione di quella mia aspirazione io ho camminato nella direzione che avevo programmato, nella disponibilità che io avevo posto in essere; se non vado in quella direzione qualcosa non è andato nella direzione giusta, ho sprecato, ho perso tempo”. Credetemi, questa convinzione è facilmente percepibile nell’animo umano di colui che ricerca perché per forza di cose veicola attraverso strumenti che di per sé sono limitati, come tante e tante volte già vi ho affermato e detto.
L’esigenza di andare a cogliere questa aspettativa è momento buono per voi, è momento opportuno.
In fondo abbiamo bisogno di certificare ancora la bontà, la direzione del nostro sforzo- ripeto ancora questo termine perché in fondo è anch’esso chiarificatore di quello che dovrebbe essere la ricerca-, la ricerca senza uno sforzo non è completezza nel cercare, non è verità nel cercare, ma se lo sforzo va in funzione di una definizione già data è uno sforzo che non porta costrutto, che non porta qualità. Lo sforzo ha da essere, ma finalizzato al modo in cui state cercando, non certo all’obiettivo che volete raggiungere, anche se avete imparato a non definirlo più quale obiettivo.
È indispensabile, per colui che vive, per l’essere che attraverso il corpo fisico cammina e ricerca, è indispensabile ripeto, credere di andare nella direzione giusta, raffigurarsi quale dovrà essere la realizzazione del cercare anche se spogliata da quelle che sono le fattezze o le definizioni di un Dio; di una Bontà.
Intimamente, sono certo, in ognuno di voi esiste questa aspettativa definita in anni, forgiata dalle esperienze che avete vissuto e che avete caricato volenti e nolenti dentro di voi, costrizioni legate a urti subiti ma anche a sforzi reali e soggettivi, nel vostro cercare.
Non si raggiunge la coscienza e la piena affermazione dell’essere non limitato, non umano ma spiritico, definendo prima quale dovrà essere le spoglie che esso dovrà indossare, siano esse raffigurazioni reali, concrete, legate alla fattezza, alla sostanza, alla materialità…ma anche a situazioni più sottili,energetiche, appartenenti ad un disegno, ad una musica, ad un suono.
Chi cerca in verità è disponibile a qualsiasi possibilità; l’uomo che cerca in verità non persegue la Verità ma l’accetta, l’accoglie, l’abbraccia, la riconosce quale appartenente a sé stesso.
Lavorate sull’aspettativa, lavorate su quella…lavorate sul disequilibrio che vi porta a muovere la vostra ricerca.
Altre volte ho cercato di dirvi che è naturale, è la Corrente Originaria che vi porta a subire questo disequilibrio, è vero, lo affermo con forza, ne sono sicuro, certo…ma esiste anche una partecipazione vostra legata all’essere fisico dell’uomo incarnato. Riuscire a cogliere questa che è la vostra testimonianza nel disequilibrio vi aiuterà più facilmente ad abbandonarvi a quello che è il Movimento Originale perché ne avrete coscienza, sgravandolo da quella che è la partecipazione soggettiva vostra a questo disequilibrio.
Può apparire una sottigliezza assurda ma, credetemi, cercare di coglierla senza per forza di cose cambiarla è sufficiente essere coscienti che essa esista. Già affermare la proprietà di questa aspettativa, riconoscere con il proprio nome vi aiuterà a più facilmente abbandonare anche essa per permettere un libero, leggero abbandonarsi a quella che è la Corrente Originale.
L’aspettativa è sempre legata a ciò che ci attende aldilà, ciò che ci attende al raggiungimento della ricerca.
Essa sarà buona nel momento in cui avrò raggiunto quello; non sarà buona se non lo avrò raggiunto ma avrò raggiunto qualcos’altro, qualcosa che mi ha portato a deviare, la falsa strada.
Ciò che avverrà, ciò che vi aspetta aldilà della soglia non ha modo e possibilità di poter essere definito attraverso gli strumenti che vi appartengono nella veste che indossate.
A quale fine tutto questo mio dire se non a giungere a quella che è la visione aldilà della soglia?
Essere pronti alla morte, al superamento della costrizione fisica, non è quello di raggiungere una qualità, un obiettivo, una forza, un’energia…ma è quello di abbandonare tutto quanto per poter completamente accogliere la visione di ciò che vi aspetta aldilà, senza vincoli, senza filtri, senza aspettative.
Il timore di sbagliare, il timore di essere giudicati in questo errore, il timore di sprecare tempo e occasione, la paura di vivere nel modo sbagliato…

Il corpo comune ora, la nostra comune possibilità, il nostro essere assieme, unico corpo, unica essenza, comunione.

Gli spiriti liberi, coloro che si definiscono tali, molte volte si riconoscono tali negando tutto ciò che accanto a loro si pone, ma non credo che negare tutto ciò che vi si presenta e vi si pone davanti quale possibilità sia un modo per essere spirito libero. Credo che colui che nega continuamente tutto quanto, segue invece una strada ben definita, ben delimitata con grossi paracarri che gli impediscono di deviare ma anche con grosse siepi che gli impediscono di vedere oltre a quella che è la carreggiata di quella strada. Non credo che si possa definire spirito libero colui che nega tutto quanto, ma è spirito sciocco, partito preso, incapacità…
Credo sia giusto affermare che la verità è nel modo in cui si persegue la ricerca, ma credo con forza che il negare tutto quanto non serve a sgombrare il campo per poter meglio vedere e assistere a ciò che attorno all’uomo, a colui che si definisce spirito libero avviene.
Il confronto con gli altri, l’esperienza vissuta, possono essere alimento, non solo zavorra…possono essere filtro che meglio squarcia le brume e non solamente occhiale che distorce la realtà.
Spirito libero…affermazione vuota se non supportata da una testimonianza vera.
Anch’io condivido l’affermazione che è il modo che purifica la ricerca…ma negare comunque e sempre tutto ciò che gli altri affermano non rende spiriti liberi