venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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21 luglio 2009

trediciluglio 09

Non vi è dubbio che il tempo che stiamo assieme vivendo è un tempo che porta ad una transizione, ad un passaggio, a uno scatto di quella che voi chiamate evoluzione ma che io considero come normale, logica e naturale prosecuzione di quello che è l’affermazione dell’essere attraverso le sue fattezze che lo contraddistinguono…per voi il corpo, per voi l’essenza umana, concreta, viva.
È un momento di transizione ben demarcato dal fatto che Emanuele, attraverso la sua componente umana che testimoniava in questo cerchio, ci ha salutato per passare oltre, per proseguire verso quella che sarà la sua definizione più genuina, più chiara, reale.
La mia presenza porta una dimensione che non appartiene al vostro mondo, al vostro essere vivi…colui che mai ha vissuto, lo spirito, la presenza, la voce.
Questo passaggio, questa transizione, non sarà sicuramente immediata, non avrà uno scatto preciso, ma sarà comunque una lenta presa di coscienza, l’affermazione sempre più salda e consapevole del grano di consapevolezza. Cambia anche il modo di creare la ricerca, il corpo comune, l’attimo magico, l’essere insieme attraverso strumenti che avete affinato, attraverso la vostra esperienza, al vostro essere assieme, corpo comune, qualcosa cambia, qualcosa può apparire in contraddizione, qualcosa può ancora non essere accettato…uno scatto di ribellione, a volte di stizza, a volte di incomprensione per ciò che sta avvenendo.
È normale, salutare, ovvio…ma credo, sono certo, ho una dolce certezza che ciò che sta avvenendo va nella direzione giusta e che il lievito accumulato dentro ognuno di voi sta sortendo il proprio effetto, creando quella forza, energia, che porta a espandere la comprensione, la presa di coscienza, il grano di consapevolezza.
Quello che era lo strumento principe per la presenza di Emanuele in questo cerchio, cioè il confronto, va pian piano scemando e credo che sia giusto che avvenga in questo modo: il confronto non serviva altro che a portare l’autoconsapevolezza affinché la possibilità di confronto avvenisse non attraverso il fare ma attraverso l’essere, che in fondo sarà questo il confronto che vi viene chiesto. Il fare appartiene a una dinamica chiamata ricerca che porta solo al movimento, alla rottura della stasi, alla possibilità di proseguire oltre; non è più il fine, il fine è qualcosa d’altro, qualcosa che già avete intravisto, qualcosa che già avete in qualche modo misurato, palpato, considerato vostro.
L’analisi della ricerca, vi dissi, è fondamentale perché porta il legame tra la mente e ciò che è il movimento originale; la mente ancora cerca, desidera, vuole partecipare a ciò che avviene e la ricerca è un ottimo strumento, è un ottimo alimento per la quieta certezza della direzione…pertanto ancora, sì, è vero, analisi sulla ricerca, valutazione, misura…ma esiste qualcosa d’altro ora, che si è allontanato di poco da ciò che voi siete quali individui: il tesoro.
Il tesoro che già fin dalla mia prima presenza in questo cerchio dissi che doveva essere indiscutibile, certo, assodato e, se ben si è definito in qualche modo, la prima parvenza di questo tesoro rivelato che avete definito attraverso la frase “esiste una vita oltre la morte”, ma che io preferisco dire”esiste ancora l’essere dopo la sua morte fisica”.
Questo non può essere più discusso, deve essere certo, lampante, assoluto. Il tesoro ha grandi possibilità, grandi squarci di genuina verità, di sincera consapevolezza.
Cercare di affondare la vostra coscienza in questo tesoro è il prosieguo sicuro della vostra ricerca.
Io mai sarò in grado di provocare confronto attraverso il mio dire e ciò che voi praticate nella vostra ricerca, e non cercate in me questa possibilità…assolutamente la rifiuto, ne sono incapace.
Sarò la sferza, sarò la certa presenza e testimonianza di una dimensione che supera il limite individuale dell’essere incarnato. È questa la mia richiesta, è questo il mio ruolo, è questo il mio desiderio; testimoniare ciò che si è trovato, vi dissi, è il passaggio successivo. Ma perché diviene il passaggio scontato e successivo? Perché non esiste altra possibilità, è talmente chiaro ciò che avete trovato che non potete nasconderlo da nessuna parte, non potete velarne la luce, non potete mascherarne il luccichio.
Tutto ciò per dire che ciò che sta avvenendo porta ad allontanare l’attenzione dall’individualità di ognuno di voi, diviene personale, diviene intima la ricerca.
La testimonianza diviene un urlo incontrollato, uno spasmo nel momento in cui la mente non è più in grado di tacitare ciò che è l’urgenza di esprimere ciò che si è scoperto. Non diviene più motivo indispensabile alla ricerca, ma è inarrestabile questa continua verifica di scoperta attraverso questo cammino, questo cercare, questo desiderare, tanto più se avviene in un corpo comune, in un cerchio, in un proposito condiviso, in una scelta comunitaria.
L’urlo, lo spasmo, saranno la testimonianza che – quasi incontrollata – sgorgherà dalle nostre presenze… scusate, non certo dalla mia… ma fratello, ripeto, sono in voi. Qualcosa sta cambiando, accettarlo è un poco più difficile, affermarlo, per chi lo considera certo, è facile… scontato… senza nessun merito probabilmente, senza nemmeno sforzo, qualità.
Ma la sferza rimango, il pungolo, lo stimolo.
È vero, ne sono convinto anch’io che sia più semplice testimoniare la propria ricerca attraverso la testimonianza di ciò che è avvenuto per ognuno di noi, ma è un metodo – io credo – primitivo, un poco infantile, perché dà adito alla possibilità di permettere all’altro, colui che desiderate amare e con cui cercate il confronto, di intravedere la presenza definita della vostra individualità.
Nel momento in cui sarete in grado di spostare da voi e dalla vostra individualità ciò che è la testimonianza di fede, non darete adito, non darete fianco a giudizi non affrettati, ma sicuramente condizionati da quella che è la situazione, lo stato della persona con la quale state cercando il confronto.
Soggettizzare la testimonianza di fede crea varchi, crea falle; testimoniare la propria fede permette di definire, affermare qualcosa di definito, certo, sì, bene… anche assoluto, anche se il termine può apparire difficile da digerire per qualcuno che cerca, ma dovrete arrivare a questo stato di cose se vorrete qualitativamente superare lo stallo della limitatezza dell’invidualità.
Dal limite del bagaglio personale, dal limite delle convinzioni, delle convinzioni, delle fattezze, della fisicità anche, vostra… so che sarà più avanti che sarò in grado di spiegare al meglio… ma non è tradire la libertà della ricerca, affermando che esista una fede definita e a volte assoluta.

Cerchiamo ora il corpo comune e cerchiamo di travasare in esso tutto ciò che sta emergendo dal vostro intimo. Offritelo, cedetelo a quello che considerate il nostro strumento magico, il corpo comune, e se lo desiderate lasciate che traspaia attraverso pensieri o voci, attraverso urli oppure spasmi.
Lo stagno ora…facile, nostro…..

Se al vento, al rogo che brucia una nuova tavola dei comandamenti…io non sarò presente perché la considero quale burla.
Mi arrogo il diritto di chiamarmi col mio nome.