venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

21 aprile 2009

diciassetteaprile 09

È giusto ed è sensato pensare che ci siano dei livelli di evoluzione dell’uomo e ogni livello fa sì che ci sia un gradino assodato sul quale poter fare leva per porsi un attimo più in alto.
Ma questo gradino deve essere ben solido, non può essere messo in discussione o essere reso discutibile o negoziabile; nel momento in cui si afferma un livello o quello che io preferisco chiamare come “grano di consapevolezza”, esso è assodato e non può essere scalfito, discusso.
Solamente in questo modo si può creare base solida sulla quale poter fare forza per passare oltre, più avanti in quella che è la ricerca.
La prima ricerca che l’uomo affronta è indubbiamente la ricerca di conoscenza, dettata molte volte da esigenze più legate al bisogno di capire, di comprendere, al bisogno di soddisfare curiosità anche, che ci accorgiamo stimolano il nostro pensiero e la nostra voglia…e la conoscenza ci porta ad acquisire un grande bagaglio di informazioni, fino a giungere a comprendere che molte di queste informazioni cozzano e si contraddicono proprio perché espressione di visione di altri esseri che hanno cercato prima di voi.
L’insegnamento che Emanuele e chi prima di lui vi ha portato in merito alla personalità, all’individualità della conoscenza, ha in qualche modo da essere superato. È vero che la visione delle cose è legata dalla presenza, dall’individuo e dal momento che l’individuo si trova nella sua personale, individuale ricerca. È la ricerca delle cose, la ricerca delle spiegazioni, delle leggi fisiche che vanno a soddisfare quelle che sono le prime domande, i primi quesiti legati all’incapacità di comprendere, all’ignoranza.
Questa ricerca ci porta a dare uno spettro maggiore alla nostra possibilità di vedere il mondo che si trova attorno a noi, allargando sempre di più questo cerchio, questo raggio, questa visione, quasi a stancare il bisogno di ricerca che l’essere – in modo particolare nella sua età giovanile – abbisogna.
Ma questa ricerca poi trova il suo limite nell’impossibilità di andare a comprendere,conoscere, vedere tutto quanto. Allora a ritroso l’essere torna a cercare in quel micro-universo che è sé stesso, dal quale la ricerca è nata e nel quale il bisogno si colloca…il primo stimolo, il primo desiderio di ricerca.
Pian piano si abbandona il desiderio di conoscere e si affaccia il bisogno di coscienza, il bisogno di afferrare ciò che ci appartiene e che sentiamo già solido dentro di noi; così la ricerca inizia a cambiare spessore, direzione, e va a cercare qualcosa che non appartiene più al mondo fisico che si trova attorno a noi ma a quella dimensione intima e personale che è veramente lo stimolo, il lievito della vita dell’uomo incarnato.
Molte volte l’uomo giunge a questo stato esausto dalla sfrenata ricerca, dallo studio, dal bisogno di conoscenza; crede di cercare di approfondire un po’ il proprio respiro per calmare quelle che sono le dinamiche mentali dello studio, del conoscere…si illude di creare un poco di requie, un poco di tranquillità, di silenzio, di buio, ma si apre una fame più profonda, più personale, più intima, più vorace a volte, che è quella di cercare di affermare ciò che si è veramente, cercando di comprendere quali sono le forze, le energie che regolano la vita e la presenza in questa vita dell’essere.
Per ciò che riguarda la vostra esperienza è stato facile porsi al di fuori di quelle che erano le dimensioni fisiche dell’universo che vi sta attorno…attraverso – sì, è vero – attraverso la scia di persone che avete amato, che sono trapassate, defunte, che hanno travalicato quella che è la morte fisica, all’inizio cercando di cogliere in ognuno di voi quelle tracce che avevano lasciato in voi…ma anche facilmente attraverso queste sensazioni, questi sentimenti, queste dinamiche, arrivare a portarsi fuori fino a cogliere la presenza delle persone amate anche aldilà e al di fuori della dimensione materiale.
È stato il primo approcciarsi a quella che era la dimensione non fisica ma spirituale.
Cercare di fare “grano di consapevolezza” di questi reincontri delle persone amate in una veste diversa è stato forse un poco più difficile…acquisito quasi come fede affermata la dichiarazione che l’amico defunto, il caro trapassato, era ancora vivo.
Questo io credo sia stato il primo gradino, la prima piattaforma; affidandosi ad essa poter lanciare più lontano lo sguardo, portando però l’intimo proprio a far sì di poter partecipare la vista che si era prospettata.
Il passo successivo è la testimonianza; nel momento in cui si fa tesoro individuale, prezioso, la consapevolezza della vita aldilà della morte, il passaggio successivo è la condivisione di quel tesoro, così come diceva Emanuele. Io lo chiamo invece testimonianza di questa comprensione che attraverso la ricerca si è acquisita. È una testimonianza che cambia la vita.
Io amo il termine conversione, che molte volte Emanuele ha usato con voi; la consapevolezza diviene strumento capace nell’agire di ogni giorno. Credere e riconoscere questo credo, questa fede dentro di sé, cambia il vivere; la vita non è più come prima era. Lo strumento attraverso il quale voi interagite con chi è attorno a voi è cambiato.
In questo modo anche la dimensione spirituale, che non più solo aldilà e al di fuori ma anche qui e adesso agisce, diviene reale e, torno a dire, il vostro modo di vivere cambia. Tutto ciò è testimoniare ciò che si è compreso, ma non attraverso la mente, ma riconosciuto facente parte del nostro essere, del nostro intimo più profondo.
Permettetemi di accomunare a voi la mia presenza, il mio stato, anche se può essere illogico, può essere falso, ma devo riuscire a comunicare con voi.
Credere che la dimensione spirituale non sia collocata solamente aldilà della vita ma che sia ora e qui anche durante il vivere, cambia il modo di vivere…e credo anche che non si possa retrocedere; nel momento in cui è acquisito il gradino, il grano di consapevolezza, non può essere demolito, scalzato o nascosto. Nel momento in cui perdereste il controllo delle vostre azioni e del vostro essere con gli altri, questa consapevolezza riprenderebbe il sopravvento e le vostre azioni verrebbero mediate attraverso questa consapevolezza.
Arrivare a cedere a questa affermazione, credere che sia viva, reale, concreta, vuol dire dare serenità al vivere quotidiano…quieta consapevolezza del proprio sé…in evoluzione, certo, in cammino…ma già ricco per ciò che ha trovato, per ciò che ha riconosciuto e affermato con il proprio nome.
Io so che già Emanuele vi disse che il timore del cambiamento frena molto, il timore di pensare di essere convinti di non poter più retrocedere limita la ricerca, impedisce lo sgorgare di domande che necessitano risposta…ma risposta che appartiene a ciò che voi avete raccolto, non da ciò che voi avete conosciuto, letto, preso visione, sentito testimonianza.
Il grano di consapevolezza è assoluto, arrogante, prepotente. Il grano di consapevolezza non può più essere mediato, disconosciuto, rifiutato. Slegare, portare al di fuori di una condizione che appartiene a dopo la morte la dimensione spiritica, spirituale, ha da avvenire. Slegarsi, sdoganarsi da quella che è l’immagine dello spiritismo è indispensabile per poter essere testimoni di ciò che si è riconosciuto.
Lo spiritismo è un limite come può esserlo una religione, una filosofia, una fede affermata.
È logico domandarsi quanto il grano di consapevolezza limiti la possibilità di espressione di libero arbitrio pura, individuale, intima. Io non ho dubbi in questo. Anche il libero arbitrio, l’espressione di esso, la scelta, diviene più matura, più cosciente; affermando che esistono delle affermazioni categoriche, dei riconoscimenti indubbi, non vuol dire che la scelta diviene meno libera, ma utilizzando il bagaglio di coscienza si esprime un’espressione di scelta libera, più capace, più cosciente, più forte.
Già vi dissi che la scelta – e già lo riconobbe anche S. – non può essere centellinata, dilapidata, frantumata in mille e mille possibilità; la scelta è sempre fra due modi di fare e, per essere ancora più precisi, è di proseguire oppure di sterzare e scegliere.
Ma credo che ciò che ho appena detto possa venire più comprensibile quando ancora un poco più avanti la capacità di coscienza divenga abile…presente.