venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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27 gennaio 2009

ventitregennaio 09

Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Sto cercando di ricordare quale fu l’occasione, il motivo, il contatto che mi portò ad essere qui, in questo cerchio…quali erano le cose che ci legavano, le somiglianze, le simpatie che fecero sì che che l’evocazione in questo cerchio fosse corretta, tempestiva, giusta.
È passato tempo da allora, e io mi sforzai di essere buono, fratello, buon anello di questa catena e se all’inizio era una mia capacità, la mia dote di protezione per questa catena, per quelle che erano le mie caratteristiche, i miei talenti, questo mio ruolo andò a cambiare e fui il “fratello maggiore”, quello che conosceva un poco di più, quello più capace, in grado di mantenere salda e protetta la catena, assorbendo quelli che erano gli scompensi, gli urti che potevano essere portati da troppa disponibilità, da troppa curiosità…
Passai ancora oltre, quando fui meglio accettato, di buona grazia, mi posi quei “due passi” avanti a voi, per mostrare quale era stato ed è il mio modo, la mia ricerca, il mio cercare.
Seguendo quella che era la mia pulsione, il mio bisogno – il bisogno di Emanuele, non certo il vostro..e questo anche tante volte l’ho chiarito – mi sforzai di definire meglio a me e di conseguenza a voi, ciò che era Emanuele, ciò che è ancora oggi Emanuele e ciò che Emanuele vuole essere, cercando di ingarbugliare e dipanare, affinché poteste sempre meglio seguire quello che era il mio cammino.
Ma la mia affermazione di base sempre quella è stata, del libero arbitrio che doveva affermare il superamento cosciente dell’individualità, per cui se è valido per me, è giusto che per me avvenga…e, perché avvenga, bisogna che io abbandoni Emanuele per affidarmi, abbandonarmi, per cedere a quella corrente che sento vicina a me. È dolce pensare di cedere all’azione di qualcos’altro, rinunciare al cercare ad ogni costo, allo spiegarsi in tutti i modi possibili per essere riconosciuto, di conseguenza sostenuto, evocato, reso ancora vivo.
Sono anche convinto che il mio silenzio permetterà di emergere a voci nuove, esperienze diverse, meno scontate, meno trite…e vorrei tanto anche che il mio fratello Giustino potesse essere voce in questo cerchio, perché anch’io sono in lui e nella sua visione, nella sua ricerca.

Io sono padre Giustino…non solo fratello, e se la cosa può far sorridere non m’interessa, perché io so, son certo, che sia giusto che mi venga riconosciuto il nome di “padre”, me lo sono guadagnato, me lo sono meritato, alla ricerca di esso ho dato tempo, energia, sofferenza…pertanto lo pretendo, anche se a qualcuno di voi può far sorridere.
Sono stato anche riconosciuto quale padre da quelli che allora erano i miei fratelli e hanno riconosciuto in me capacità e qualità. La preghiera innanzitutto, e lo studio, lo sforzo, la tensione alla ricerca di quella che era la Voce.
Credo che l’uomo possa evolvere attraverso il suo impegno nella conoscenza, attraverso lo studio, ma anche nella coscienza, attraverso la preghiera e l’azione. Votai la mia vita alla ricerca della Voce che m’indicasse qual’era la strada.
Io sono sempre stato certo, e ancora oggi lo sono, che senza la presenza e l’indicazione Divina io non potrei mai assurgere alla mia morte e rinascita. Per tutta la mia vita ho cercato la Voce, l’indicazione di Dio. Sono ben certo ancora oggi che, senza la sua Presenza, io nulla sarei. Ancora in questo momento sto cercandolo…ma , se anche non ne ho avuto la Presenza, ben certo sono stato di ciò che era la sua Voce e i suoi Dettami.
È vero, fui inflessibile con Emanuele, ma non potevo permettere che bestemmiasse, mettendo l’uomo al di sopra di Dio.
Sembrava un pazzo; cercai di farlo ragionare…lo feci rinchiudere prima di denunciarlo…sperai che fosse follia. Ma poi, le sue parole, mi accorsi iniziavano a rodere nell’animo dei fratelli. Il suo viso era cambiato, la luce traspariva…

Non sono d’accordo sul fatto che si debba per forza cogliere un concetto ed esprimerlo. In fondo l’essere medium è cercare di esprimere qualcosa che non ci appartiene a livello conscio, ma è latente…è nascosto quasi sempre da una volontà mai conscia.
La traccia appare come una voluta di fumo, una banalità che attira la nostra attenzione, ci costringe a muoverci verso di essa per poterla comprendere meglio.
Donare ciò che ci mancherà non è offrire ciò che maneggiamo, che abbiamo in saccoccia, che ci appartiene…donare vuol dire offrire qualcosa che ci riserviamo, che il nostro intimo culla, protegge.
….sarei stato in grado di sopprimere quel figlio, pur di non distruggere, sconquassare la mia vita, la vita da me costruita con spreco di denaro e di tempo….sarei stato disposto ad uccidere quel bimbo. Tutto sarebbe crollato, tutto sarebbe cascato a terra…
No, non avrei avuto timore del senso di colpa…sono abile a trovare giustificazioni, accomodamenti, a creare tappeti che coprano, che nascondano, portino all’oblio.
In fondo, per un attimo di debolezza rischiare anni, anni che investii………………………………….