venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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15 dicembre 2008

dodicidicembre 08

Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Credo che sia stata importante, venerdì scorso, la presenza del mio fratello, di fratello Giustino, e dell’immagine che ha dato della sua presenza qui, all’interno di questo cerchio…e badate bene, lui non accenna al fatto che noi siamo un cerchio, lui compreso…ma parla della sua presenza in questa stanza, su questo pavimento, quasi fosse secondario, fosse superfluo il fatto che in questa stanza, su questo pavimento, si trovi un gruppo di persone che cercano di fare un cerchio finalizzato alla ricerca.
È difficile per lui accettare l’immagine della nostra presenza qui, è difficile pensarlo perché si sente avulso, si sente estraneo a questo cerchio…ma voglio cercare di ricordarvi che la presenza di Giustino c’è ed esiste perché noi ci siamo, qui.
Lui dice bene, la sua presenza lega, la sua presenza avvolge, la sua presenza è indice preciso della nostra presenza in questo cerchio…è una presenza stagnante, schiacciata al terreno dalla pesantezza della eterea leggerezza che è la presenza del fratello Giustino.
Ho detto che è un indice preciso il suo apparire qui tra di noi, il suo apparire attraverso voce, perché sono ben convinto anch’io che sia comunque sempre presente nel momento in cui noi siamo qui e cerchiamo di realizzare il cerchio. Lui è parte precisa, anello paritario così come sono io, ma la sua presenza, la sua voce emerge nel momento – come lui dice – in cui c’è uno scatto di stizza, di insoddisfazione, quasi sempre inconsulto, mai ragionato, mai deciso.
È la misura, la voce di mio fratello, la misura del livello, del ciò che avviene nel nostro trovarci.
Vorrei tanto che voi capiste e arrivaste ad accettare che la voce che parla in quel momento non è altro che l’evocazione di una vostra libera scelta, di una vostra presenza attraverso il libero arbitrio.
Cosa intendo dire con questo?
A me pare logico e chiaro , lampante ciò che ho appena detto.
Il messaggio può diventare oratoria, giaculatoria oppure sbrodolare, nel momento in cui non viene partecipato, nel momento in cui diviene estraneo e incomprensibile, nel momento in cui riguarda qualchedun altro, nel momento in cui parla di cose che non ci appartengono e non danno misura del nostro quotidiano vivere. È proprio in questo caso che emergono voci che rimangono stagnanti.
Per me è importante la sua testimonianza, il suo messaggio, per me è beneficio averlo ascoltato…torno a dire, non è parte estranea, così come qualcuno di voi dice e – secondo me – molto a sproposito.
Già in altre occasioni dissi che chi partecipa a questo cerchio non ha livelli, non ha condizioni, non ha etichette. Anelli paritari di uguale qualità, di uguale veridicità, di uguale bontà.
Condivido con voi che la provocazione, come già tante volte ho detto, è strumento principe per poter aiutare ed amare l’altro e, come già bene vi ho spiegato, la vera provocazione non è nella visione che chi parla ha dell’altro – che in questo momento sta ascoltando – ma la vera provocazione è l’immagine di chi sta parlando per sé stesso.
Pensare, credere che l’espressione di qualcuno di noi possa avvenire attraverso un atto inconsulto o attraverso un movimento incontrollato che faccia emergere quale voluta di fumo o di nebbia o, peggio ancora di puzzo…mi fa pensare per ciò che è la mia presenza qui in questo cerchio, il mio modo di pormi. Emanuele, come suo fratello Giustino, sono parte integrante, intima, individuale in qualche modo, di ognuno di noi…espressione di qualità, indice di valore.

Cerchiamo la catena ora, cerchiamo e chiamiamo tutti quanti a far parte di questa catena e facciamo davvero in modo di far sì che lo spazio che a loro permettiamo sia uno spazio agevole per potersi mettere comodi qui con noi..benvenuti, accolti.


Sentiamo il legame che ci lega, sentiamo il contatto, la presenza,sentiamo l’energia che circola in questa catena, sentiamo che ci viene passata e donata da chi accanto abbiamo e sentiamo di donarla e offrirla a chi dopo di noi si trova. Sentiamo che la doniamo arricchita della nostra presenza, del nostro desiderio, della nostra volontà; sentiamoci bene, a nostro agio in quella che è la nostra grotta.
Accogliamo la luce che cade dall’alto, facciamo in modo che ci illumini, che ci sveli e che dilavi la nostra presenza.
Cerchiamo dentro di noi quella cosa preziosa, luminosa, che riconosciamo..afferriamola e portiamola di fronte a noi per offrirla….

Amo profondamente l’immagine che ho dato di me stesso, che ho definito fin nel più particolare dettaglio, valutando con attenzione quale fosse la sfumatura precisa che potesse attrarre attenzione per ricevere consenso, abbraccio, stima.
È un’arte, un’abilità affinata nel tempo, che io reputo sopravvivenza, attraverso la quale non avrei potuto coerentemente e completamente vivere. Ogni singolo particolare collima con l’altro, l’immagine non ha intoppi,non ha dissonanze, storture.
Qualità, spessore…ma logora questo mio controllo, e sono stanco. È sempre più difficile dare senso all’approvazione, al consenso; è forse tempo di sputare a terra e dare voce al mio profondo, roco alito. Quale liberazione! Un respiro profondo….
È sciocco chiamare questo mio atteggiamento maschera, finzione; è talmente insito e intessuto in me che mi appartiene più che il mio essere vivo.
Vivere non mi fu mai chiesto…vivere non fu mai da me deciso,ma essere l’immagine di ciò che io ho definito è scelta profonda del mio libero arbitrio…ha qualità sicuramente più alta rispetto alla conseguenza di una scelta di qualchedun altro.
Perché ad essa rinunciare se è il sostentamento del mio essere vivo?
Apparire mi dà calore, approvazione, mi fa credere di essere volto verso il sole e illuminato da esso, di conseguenza alimentato e riscaldato.
D. (Fl) Bè, ma è quello che succede anche a me…
Ma io ne provo gioia.
D. (Fl) Anch’io.
E non voglio interrogarmi, pormi dubbio, giudizio…tanto più se è l’altrui giudizio.
Partecipo, mi riconosco,sono.