venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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21 novembre 2008

quattordicinovembre 08

Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Spero che non vi siano dubbi sul fatto che la ricerca vostra e nostra abbia come obiettivo di raggiungere la presa di coscienza, la conversione mentre avete ancora le vesti dell’uomo che cammina, che pensa, che agisce. Ma è indubbio che affinché possa scoccare questa scintilla, questa apertura, questa visione, bisogna per forza di cose riconoscere dentro di voi, in ognuno di voi, quella che è la possibilità; è indubbio che già esiste dentro di voi la direzione, la strada, la soluzione…ed è fuori di dubbio che nessuno potrà dirvi quale è questa strada.
È fondamentale perciò creare le condizioni affinché si possa prendere misura e contatto con quella parte preziosa, quel tesoro che è dentro di voi.
Lo sforzo – per voi e per noi – è proprio quello: creare le condizioni, creare la grotta di Qumran per ognuno di voi.
Noi chiediamo aiuto spesso, ripetutamente, per avere traccia, per avere lume, ma siamo anche profondamente convinti che non lo chiediamo per poter avere risposta, indicazione, ma lo chiediamo per metterci una veste, una maschera.
Colui che chiede esprime sottomissione, accettazione, professione di fede…ma credo che mai – per ognuno di noi – il nostro libero arbitrio sia disposto a cedere questo. Profondamente, dentro ognuno di noi esiste questa certezza di sapere; il domandare non serve ad altro che a prendere tempo per crearci nicchia di protezione, area di sosta. Sembrerebbe banale dire che per arrivare a creare le condizioni per l’essere incarnato di quella che è la presa di coscienza, hanno da essere ricreate le condizioni che la morte costringono, provocano…però continuiamo a chiedere, però continuiamo a pensare di chiedere, però continuiamo ad essere certi di chiedere.
Chiedere vuol dire delegare a qualcun altro, sapendo di essere spudorati in questo; chiedere vuol dire portare lontano da noi, chiedere vuol dire dare pace, requie a quella che è la possibilità del vostro libero arbitrio.
Chiedere è darsi un’immagine patinata, disponibile, remissiva. Chiedere è non affermare nulla, chiedere non è professare fede, chiedere ci fa comodo, in fondo.
Non esiste uomo o Dio così potente che possa svelare ciò che intimamente dentro di noi siamo.
È un’affermazione mia, categorica, perché ho preso misura della verità di questa mia affermazione.
L’infinita, incessante ricerca del Maestro, colui che ci guiderà, traghetterà…
S. è stato in grado di provare la sensazione di impotenza a soddisfare la richiesta di chi gli stava vicino, di chi gli diceva che lo amava. S. è stato in grado di misurare con il millimetro questa sua impotenza. S’è anche accorto di sprecare energia nello sforzarsi a risolvere quelle che erano le esigenze degli altri.
Essere riconosciuto capo indiscusso, carismatico, è un plagio…una cattiveria.
Io non so se i miei fratelli intravidero questa mia impotenza al mio ritorno dalla grotta di Q. Di sicuro intravidero la mia vulnerabilità, intravidero la possibilità di scalfire quella corazza che così fieramente cingevo, indossavo, e al sole facevo rilucere. Anche lui è vulnerabile. Essere vulnerabile è un peccato; l’essere vulnerabile ha da essere castigato. Il termine impotenza spaventa…
D. (Fr) Scusa, Emanuele, volevo chiederti…ma il fatto di prendere coscienza, di arrivare alla conversione, presuppone l’abbandono di tutto quello che era l’impianto che prima sorreggeva le tue convinzioni, i tuoi schemi?
Affermare questo è difficile da parte mia…posso però chiederti di scuotere l’albero delle tue convinzioni. Esistono tracce di lucidità, di visione, che alimentano queste convinzioni, queste certezze…queste certezze assodate, queste…non voglio, non chiedo di azzerare….chiedo di scrollare, chiedo di far sì che queste convinzioni, queste certezze divengano alimento, energia per ciò che voi fate nel quotidiano, nell’essere con gli altri, che non divengano una nicchia protetta nella quale rifugiarsi, nella quale poter riconoscersi giusti.
Le certezze non vanno riservate a momenti di grazia, devono essere il condimento, devono essere l’energia, devono essere forza, vanno palesate, vanno portate a vessillo, vanno dichiarate, affermate.
Molte volte si rinuncia all’azione e ci si riconduce in quella nicchia dove ci sentiamo protetti, dove ci sentiamo giusti, anche se incompresi.
Azzerare, radere, non ha senso…può essere deleterio. Molte volte le nostre certezze, le nostre convinzioni, ci impediscono di vedere, divengono filtro; e quale modo migliore, se non utilizzare questo filtro per poter agire quotidianamente?
Se il filtro ci permette di vedere, capire, leggere…ben venga. Se ci preclude la possibilità di vedere, leggere, ha da essere scrollato, ha da essere forse rettificato, o forse è solo sufficiente rafforzarlo, dargli linfa, energia.
Io credevo, da buon prete, di avere buoni principi, educazione elevata, ispirata, guidata da grandi Maestri, finche non mi smarrii……………………………………………………
D. (Fr) Sullo smarrimento non ho dubbi….è su quella che è invece la possibile visione del tesoro della grotta di Q. che non ho molte certezze al riguardo, per cui mi trovo in una situazione di stallo.
Lo smarrimento è una condizione che può creare timore, paura. Cercare lo smarrimento, affermandolo con forza quale buona cosa per noi, è quasi innaturale.
Attendiamo sempre che lo smarrimento ci venga provocato, portato da situazioni che molte volte non dipendono dal nostro agire, dal nostro scegliere. Siamo anche bravi a individuare chi ci ha portato allo smarrimento, non riconoscendo la potestà di questa scelta.
Attendiamo che avvenga e lo benediciamo nel momento in cui capiamo che è cosa buona, quale illuminazione, da un Dio donata.
Cercare di affermare con forza che lo smarrimento è cosa buona per noi, è difficile. Per me non è avvenuto, anche per me fu provocato…non so se sia possibile per qualcuno di noi cercare lo smarrimento e affermarlo con forza, dichiararlo come propria strada. L’invito che però posso fare è cercare di non individuare cause esterne a noi, quando ci troviamo nello stato dello smarrimento, ma a fare attenzione, piena presenza, convinta partecipazione, senza timore, senza il bisogno di cercare altre presenze che non siamo noi, individui in quello stato.
Lo smarrimento è innanzitutto sentirsi soli, impreparati, disarmati. È una condizione che, ripeto, difficilmente è accettabile per la mente.
D. (Fr) Sì, ma tu l’hai teorizzata, però, a suo tempo.
Per me è molto facile, oggi, per quale è la mia veste, poter vedere ciò che fu per me, ma è difficile poter condividere con voi ciò che io vedo.
Il lavoro, sono certo, per me e per voi è quello di creare le condizioni affinché voi possiate iniziare a intravedere la possibilità e fare in modo che non vi sentiate soli in questa ricerca.
Capisco che possa essere difficile sentirvi vicino ed accompagnato da un altro essere umano. È molto più facile per l’uomo affidarsi a qualcosa che non appartiene alla sua condizione, che lui considera limitata, vulnerabile, mortale. Affidarsi all’Essere Supremo, allo Spirito, all’Entità, dà qualche garanzia in più perché – ti ho già detto prima – allontana dalla possibilità e dalla capacità degli strumenti che l’uomo ha.
Vedere la possibilità, la compagnia, la protezione nell’amico che ha le tue stesse condizioni limitate, vulnerabili, è difficile, è…innaturale. Ben venga allora la nostra presenza in questa vostra ricerca; credo che sia utile che io sia morto…credo che io, proprio perché sono morto, riesca più facilmente a dire cose comprensibili, possibili, capaci.
Vedere nell’amico – che nella tua veste si pone accanto a te – la possibilità, la scintilla, l’Essere Supremo, credo che sia ancora difficile per ognuno di voi, ma anche per me…ma ho un buon motivo, quello di non cercare di utilizzare termini che allontanino dall’individuo la possibilità…non vi ho parlato di Dio, non vi ho parlato di Essere Supremo e del loro possibile aiuto, anche se credo che sia possibile, ma la possibilità è data dalla disponibilità e dall’apertura che noi diamo a questa possibile presenza.

È su di noi, è sull’individuo che dobbiamo lavorare, e le possibilità che esso ha….i limiti sono le paure, i limiti sono l’incapacità, i limiti sono le certezze.
Vanno scrollati, vanno impugnati, vanno affrontati, vanno indossati, vanno testimoniati, verificati.
Quando avremo migliore misura degli strumenti, noi potremo amplificarli, superarli o abbandonarli.
Pare assurdo che un essere morto parli ancora di paura, parli ancora di incapacità e impotenza ma, credetemi, è bagaglio che mi appartiene e che mi accomuna a voi, mi rende a voi simili, rende la mia possibilità possibile anche per voi.

L’immagine del Dio fatto uomo attraverso il Cristo per dare testimonianza della possibilità per ognuno, è illuminante, capace, a volte abbagliante…tanto da accecare.

Voglio bene a S. perché ha ancora timore di ciò che lui vede, ma che già riconosce come S.
Vedo in lui la capacità, la possibilità, la certezza preziosa. Affermo con forza che esiste la possibilità per l’essere incarnato di intravedere, di leggere, di comprendere e di trovare.
Vorrei che voi un poco poteste condividere con me questa certezza, vorrei che vi domandaste………..


CHE FAI A LE SCUR CHESTI CHE’?