venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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02 ottobre 2008

ventiseisettembre 08

Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Vi ripeto – e stavolta la mia affermazione è categorica – senza ombra di dubbio il freno più grande è il timore, il timore di perdere il controllo; ognuno di voi per motivi diversi, difficilmente confrontabili, difficilmente assimilabili, ma non vi è dubbio che il problema più grosso è il timore di perdere il controllo.
Vorrei dire qualcosa che riguarda invece, ancora un poco, quella che è la morte.
Io molte volte ho parlato – così come anche voi avete detto – del mio cruccio, della mia difficoltà che è stata quella di non condividere ciò che trovai, l’Emanuele che trovai nella grotta di Qumran…e sappiate che in fondo quello che lega le anime disincarnate, i morti, i defunti, i trapassati a quella che è la dimensione ancora materiale di voi vivi è proprio questa incompletezza, questa parzialità, questa mancanza che non si è riusciti a realizzare durante l’arco della vita.
Una vita equilibrata dovrebbe permettere all’essere di sfruttare al meglio quelle che sono le sue potenzialità, i suoi talenti, affinché si possa giungere al culmine per passare oltre, alla nuova nascita.
Nel momento in cui l’individuo, l’uomo, non realizza ciò che gli era consentito, gli era permesso, per ciò che i propri talenti potevano consentirgli, dovrà portare tribolazione ancora, ricerca, affanno anche dopo la morte. Così è avvenuto per me, ma è avvenuto per tutte quelle entità che si sono a voi presentate; non a caso – e già ve lo dissi – la nostra amica C. non è così presente in questo momento. Non perché non le è consentito, ma perché il vostro livello, il vostro momento di lavoro, di ricerca, non prevede presenze quali sono quelle del livello di C., ma non è…non vorrei dare questa sensazione di livelli, di alto, di basso, di destra e di sinistra per ciò che riguarda il nostro mondo, quello dei disincarnati…è proprio in funzione a ciò che voi state facendo in questo momento che non è previsto, non è utile, non ha senso la presenza di entità quali C. …sicuramente tramite voce, non vi è dubbio, perché la presenza di C. è reale, può essere palpabile e sicuramente potreste essere capaci di coglierla qui con noi all’interno della catena, nel momento del corpo comune, non vi è dubbio…ma quale testimonianza, quale messaggio non avrebbe senso.
Ripeto, è proprio per chi non ha completato ciò che gli era consentito – io non dico richiesto, perché non ha senso dire richiesto – ma consentito.
Io credo molto nell’immagine dei talenti, credo molto che al momento in cui l’essere inizia la vita terrena, la propria incarnazione, gli siano dati strumenti validi,capaci, per realizzare qualcosa di importante, che non è grande ma è la cosa importante perché è quella che a lui è consentita…ripeto, non richiesta ma consentita.
Il disegno da realizzare, la trama da tessere, è proprio legata a quelle che sono le caratteristiche fisiche portate in dono attraverso il fatto fisico, umano della nascita…quelli che sono i carismi, quelle che sono le tracce di chi ha generato quell’essere.
Attraverso questi strumenti, queste potenzialità, esiste la reale capacità di realizzare un disegno preciso, che può…non essere realizzato. Io credo che per me sia avvenuto questo; io non fui in grado di completare appieno ciò che era la mia potenzialità, per cui oggi ancora sto cercando di farlo in vesti diverse, certo, ma sono vesti che non hanno precisa dimensione, sono sulla soglia, ho detto, sono nel Limbo – come altri dicono – per poter definire, completare quella che è l’immagine di Emanuele. Io credo che a voi, attraverso la vostra ricerca, sia permesso di fare proprio questo tipo di lavoro: arrivare a cogliere quello che è il disegno a voi possibile, quello che è il compimento dell’esperienza a ognuno di voi possibile.
Questo aiuterà al momento del passaggio, della nuova nascita; ci saranno quelli che abbiamo chiamato pesi, zavorre, abbandonati prima della soglia…non ci saranno abiti che cercheremo…che cercherete di portare con voi aldilà della morte, non ci saranno sensi, non ci saranno mente e lavorii che la mente potrà fare che disturberanno questa nuova nascita.
Credo che arrivare a comprendere che la possibilità della nostra ricerca possa portare questo frutto sia cosa buona, sia aiuto, sia ausilio grande per chi, come voi, sta cercando.
I talenti, ho detto, sono un grande aiuto, una grande…non riesco a trovare il termine…ma sicuramente qualcuno fiducia per voi ha avuto per darvi questi talenti, riconoscendo in voi la possibilità. Questa differenza ha da essere, non è possibile definire precisamente e individualmente la identica partenza; tutto quanto verrebbe sconvolto, standardizzato, appiattito.
Ognuno di noi, di voi, ognuno, ogni entità, ogni essere, ogni anima è diversa dall’altra come potenzialità, talenti, strumenti diversi e disegni diversi da realizzare, ma è il compimento del disegno che porta il facile passaggio alla nascita nella nuova vita.
Non è un’affermazione peregrina quella di dire “ essere pronti alla morte, essere fiduciosi di poter arrivare pronti alla morte “, ma è la perfetta realizzazione poterlo fare.
Mi è difficile parlare di persone conosciute, ma credo che per C. è proprio attraverso il lavoro che è stato fatto in questo cerchio che il compimento sia avvenuto. Ci sono tracce che disturbano la soddisfazione di questa mia affermazione, ci sono tracce che riguardano le persone che sono rimaste in vita dopo di lei e ciò che hanno subito, il dolore che hanno patito…ma non ha senso, non ha motivo cercare di comprendere, perché non potreste farlo.
La chiusura del cerchio, il compimento del gioco, la definita comprensione del disegno, sono la preparazione alla morte. Non ha senso dare voci di merito…chi riesce a completarlo, chi non lo può fare e prosegue in quello che è il passaggio dopo la soglia, non è meglio, non è peggio, non è migliore, non è peggiore, non è più grande, non è più evoluto, non è più tapino dell’altro…
È allucinante pensare di poter comprendere…ma se arrivate a calzare su di voi questa spiegazione, questa traccia può darvi un po’ più di serenità, io credo.
Esistono gruppi, cerchi in cui il messaggio, la testimonianza, la stessa evocazione dell’anima che partecipa al cerchio, hanno caratteristiche diverse da quelle che competono al nostro cerchio…ebbene sì, ma che conta per forza dover capire e confrontare, se non disperdere energia, se non oziare senza nulla comprendere?
Un’ultima cosa prima di iniziare il corpo comune e riguarda il Divino.
È affascinante l’affermazione “ namasté “ ( saluto il Divino che è in te ), ed è tanto più affascinante sapere che viene utilizzata non solamente tra persone evolute, fra studiosi, ricercatori, ma è anche il messaggio che il contadino dà al viandante, l’essere più semplice. In ogni essere esiste il Divino, in ogni anima il Divino è presente.
La maggior ricerca, il proficuo studio, non danno qualità e possibilità migliori, riguardo al Divino che è in noi. L’espressione del Divino è dispersa in mille rivoli perché tutto quanto è compreso in Esso, ogni singola manifestazione appartiene al Divino perché è un’unica cosa, un’unica Entità, un unico Corpo.
Il saluto namasté non lo si dà solo a chi ha già trovato il Divino in sé, sarebbe una bestemmia…

Cerchiamo la catena, cerchiamo gli amici che con noi la compongono, abbiamo bisogno di loro; gli anelli devono essere solidali, certi. Cerchiamo e portiamo qui con noi tutte le persone che amiamo, di cui sentiamo il bisogno. Facciamo scorrere l’energia in questa catena, facciamoci colmare da essa per poi offrirla…………………………………………………………………………………………
Rivolgiamo l’attenzione all’interno di noi ,ora, cerchiamo quella luce, quel tesoro che ci appartiene, afferriamolo ora e portiamolo di fronte a noi, mantenendolo nelle nostre mani, traendo calore, luce da esso…offrendo anche calore e luce a chi si trova qui con noi……………………………………
Afferriamo nuovamente quella luce e portiamola in noi…è sicuramente più carica, più ricca. Attraverso il respiro alimentiamoci di questa luce…riprendiamo possesso del nostro corpo, risvegliamolo.
Torniamo alla catena e salutiamo gli amici che sono stati con noi , grati della loro presenza.

Io credo che ci siano dei gradini indispensabili su cui costruire e fare basamento per costruire la

completezza dell’essere.
Definiti quelli, ogni scossone non può danneggiarci, le fondamenta sarebbero ben profonde….e credo che uno dei fondamenti sia proprio credere nell’immortalità, nella possibilità di non morire se non alle vesti terrene, fisiche.
Arrivare a questa certezza, a questa fede, credo che sia indispensabile prima di affrontare un cammino, un confronto, un’esperienza. Lavorare alla verifica di questa fede, scollare l’albero per poterla saggiare, è un ottimo esercizio, è grande alimento e protezione, è sentirsi a casa.
Se il timore della morte e della fine di tutto con essa ci rode, la dispersione dell’energia sarebbe una grave emorragia…………
Cercate i vostri cari defunti, incontrateli, abbracciateli, stingeteli forte e abbiate piena sicurezza che sono ancora vivi.
Questo è l’aiuto più grande che possono darvi…non vi è dubbio. Non abbiate timore a chiedere se desiderate farlo……
Così sia.


È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.