venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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01 febbraio 2008

venticinquegennaio 08


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Sentir parlare di magia stuzzica molto i miei ricordi…i miei ricordi piacevoli, pregni di desiderio, di entusiasmo.
Studiai, studiai a fondo ciò che era, nei tempi in cui vissi, l’alchimia. Ebbi modo anche di discorrere – io fortunato – con i peccatori di alchimia, coloro che poi furono puniti…ferocemente puniti. Ma il confronto con loro mi ha dato un’immagine fedele, molto particolareggiata di quello che era questo mondo e questa ricerca.
Io, nelle mie vesti, fui in grado di leggere i loro scritti, le loro ricerche messe sulla carta, nascondendo però a tutti gli altri questo fatto, questa mia attenzione, questo mio desiderio di ricerca, e prendere conoscenza di questi studi, di queste ricerche, ha dato davvero conoscenza anche a me di ciò che era l’alchimia.
Fui tentato, molte volte tentato, dalla ricerca della Pietra Filosofale, ma riuscii a dare anche senso, spiegazione a questo bisogno; capii, quando fui in grado di leggere veramente queste ricerche, che la trasformazione della materia più infima nel metallo più prezioso che è l’oro, non era altro che la trasformazione di una situazione grossolana allo stato prezioso e puro del metallo più prezioso.
Questo non era altro che l’immagine della trasformazione che l’uomo dovrebbe ricercare. Lo sforzo dell’alchimia non è sui metalli, sulle pietre, ma è la ricerca che l’uomo deve fare su sé stesso.
Le pratiche erano le stesse, andava solamente tradotta quell’immagine e sono anche convinto, profondamente convinto che i peccatori più grandi di alchimia non cercassero la trasformazione del metallo grezzo nell’oro più prezioso, ma che la ricerca fosse legata all’evoluzione individuale, alla “trasfigurazione”.
Ma la tendenza è di rendere comprensibile, banale, ciò che ci provoca, ciò che ci spaventa; banalizzandolo lo allontaniamo da noi, lo rendiamo sciocca e inutile ricerca legata al profitto, ma è indubbio che la ricerca di quei peccatori volgeva alla realizzazione dell’essere, alla trasfigurazione, e credo che il mago possa raggiungere questa possibilità, questa capacità, quest’alchimia.
Tempi lontani, sensazioni, colori, suoni, voci, urli che mi riportano al mio essere uomo…attraverso voi. Che grande dono!
Una cosa ancora prima del corpo comune e riguarda l’entità che vi ha parlato venerdì scorso.
Essere nel corpo comune, offrirsi ad esso, coscientemente cedere ad esso, vuol dire in qualche modo permettere la lettura. Nell’intimo vostro esiste la percezione della morte, esiste la possibilità di proiettare oltre quella soglia la propria visione; è un’esperienza utile e possibile.
Siate attenti a questa possibilità.

La catena ora. Cerchiamo gli amici che con noi la compongono, chiamiamoli, cerchiamo coloro di cui abbiamo bisogno, facciamo in modo di avere bisogno di questi amici, facciamo a loro spazio.
Sentiamo l’energia che percorre questa catena. È un’energia forte, potente, che ci rende capaci,ci rende protetti. Lasciamoci da essa colmare cedendo a questo movimento e offriamola a chi accanto a noi si trova. In questo modo muoviamo quest’energia all’interno della catena, ricevendo e donando…e donando in misura maggiore di ciò che abbiamo ricevuto perché abbiamo messo la nostra intenzione in questo donare.
La candela è al centro della nostra catena, del nostro stagno. Attira la nostra attenzione, la nostra presenza, ci raccoglie tutti quanti in un unico punto, fino a fonderci in un unico corpo.




Non provo timore perché ciò che sta avvenendo già io lo conosco…in qualche modo l’avevo già percorso…avevo già con attenzione quasi pianificato questa mia morte.
Ma forse troppe informazioni, troppe indicazioni hanno in qualche modo intasato la mia possibilità di leggere ciò che sta avvenendo qui, ora.
La mia preparazione è stata attenta, ho fatto tesoro di tutte le buone cose che mi venivano dette, le ho caricate in me. Ma che cos’è che non ha funzionato, allora?
Ho avuto la fortuna di sistemare tutte quante le mie belle cose, ho fatto pace con tutti, ho pagato tutti i miei debiti… forse l’unico timore è di non aver incassato tutti i miei crediti, invece.
La preparazione, è vero, l’ho fatta io e non chi mi stava attorno; forse qualcuno di loro cercava di trattenere per sé ciò… quel qualcosa che mi apparteneva. Non parlo certo di beni, non sono stati importanti, ero riuscito bene a superare questo mio bisogno, questa mia fame… forse perché potevo anche permettermelo…
Ciò che comunque mi rimaneva era sufficiente per poter essere comunque tranquillo, ma proprio perché forse questo piccolo tesoro – sì – faceva invidia, e non sto parlando di denaro o di cose, ma della mia tranquillità, della mia preparazione, che era riconosciuta da tutti, non vi è dubbio.
Non ho timore perché avevo pianificato tutto, mi ero attentamente preparato…ma che cosa non sta funzionando? Ho forse trascurato qualcosa?
È vero…ciò che non mi convince è l’affanno che mi sono accumulato giungendo qui; anch’esso avrebbe dovuto forse essere previsto e in qualche modo prevenuto.
È stato forse sbagliato desiderare di morire?
È vero, forse ancora spazio nel mio desiderio di rimanere là e combattere ci sarebbe stato, avrei dovuto forse non arrendermi…ma perché continuare a travagliare su questi pensieri? Io ero pronto.
Non voglio avere paura e spero che ciò basti per non averne veramente.
Rimango ancora un poco accoccolato qui, sperando che l’affanno si cheti….


Visualizziamo nuovamente la catena. La candela al centro del nostro stagno; è uno spazio di pace dove portare tutti quanti desideriamo aiutare, riscaldare, rassicurare.
Prendiamoli per mano e stringiamola forte.

Lasciamo ora.
Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati della loro presenza.
È tempo…è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.