venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

20 dicembre 2007

quattordicidicembre 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

È della preparazione alla morte, che vorrei questa sera cercare di dialogare con voi, dialogare con delle persone che fanno parte di un cerchio spiritico, coloro che stanno sulla soglia…in questo modo ho definito chi pratica lo spiritismo…coloro che stanno sulla soglia e sono in grado di comprendere ciò che è la morte terrena, che sono in grado di accettare ciò che è la morte terrena; coloro che sono in grado di confrontarsi con quella che è la morte terrena, certi di una posizione ben assodata, ricercata e voluta attraverso un lavoro, attraverso un cammino che sempre di più e sempre meglio porta a far sì di essere carichi di convinzione nel momento in cui ci si pone lì, sulla soglia, a confronto con chi muore.
I tempi sono cambiati, l’uomo è cambiato. La morte è divenuta un tabù da allontanare, da nascondere, da relegare; è un argomento che va in fretta sussurrato, per poi passare oltre.
Una volta la morte era una compagna preziosa del vivere…la preparazione alla morte era la vita stessa, un lungo cammino che portava ad essere pronti, attrezzati, realmente presenti in quell’attimo che era di passaggio tra la vita terrena e quel qualcosa d’altro che aldilà di quella soglia ci aspettava.
La morte era sorella, compagna fedele, l’unica certa.
Il passaggio, il trapasso, diveniva una cerimonia, un’iniziazione alla preparazione per nuove vesti, per un nuovo cammino, per nuove capacità. E in un cerchio spiritico dobbiamo capire in che modo ognuno di noi si pone lì, su quella soglia…io quale disincarnato aldilà di questa soglia, ma voi, da esseri ancora viventi…qual è la vostra testimonianza, la vostra convinzione, la vostra possibilità di confronto?
Ha da essere assodata, questa presenza, ha da essere palese la testimonianza che voi portate nel momento in cui vi ponete sulla soglia.
La vita è una lunga preparazione alla morte, vi dissi. È una affermazione che può sembrare lugubre, buia ma, credetemi, invece è gravida di offerta, di speranza; è ricca di prospettive e di possibilità.
Prepararsi alla morte non vuol dire rinunciare alla vita, prepararsi alla morte non vuol dire negare l’occasione che il vivere ci dà…è tutto il contrario: prepararsi alla morte è cercare di comprendere appieno ciò che ci è stato chiesto e che noi ci siamo chiesti, attraverso una scelta di libero arbitrio, di raggiungere.
La vita è un’evoluzione che porta alla trasfigurazione in vesti più leggere, più ricche…sicuramente diverse da quelle che sono dell’uomo che ancora cammina, pensa, vuole.
È una condizione sublime, eterea, quella che ci aspetta, e prepararsi ad essa ci rende davvero in grado di essere ciò che la nuova possibilità ci darà. Essere preparati al trapasso vuol dire realizzare la propria occasione, vi ho detto, e per poterla realizzare bisogna – in anticipo – comprendere, intuire qual è il completamento della possibilità attraverso la vita terrena.
È facile comprendere, è indispensabile intuire qual’ è la nostra possibilità e cercare di realizzarla al pieno, nel miglior modo, nella più precisa possibile completezza del disegno che il cammino ci può permettere.
Prepararsi alla morte vuol dire cercare di al meglio sfruttare quali sono state le occasioni che ci sono state poste – vi ho detto – intuirle, comprenderle, vederle, per poi poterle impugnare e liberamente scegliere di essere, utilizzando gli strumenti che appartengono all’uomo, senza troppi svolazzi, senza troppi sdoppiamenti o fughe aldilà. Gli strumenti che l’uomo incarnato è in grado di padroneggiare sono ben precisi, appartengono all’essere concreto, reale, fisico.
Chi cerca la fuga a cercare strumenti che appartengono a quelli che sono gli spiriti, gli esseri disincarnati, non fa altro che abbandonare possibilità che dovranno poi ricercare nuovamente per poter colmare…

Vivere appieno per prepararsi alla morte, vivere con la densità maggiore possibile, per poter essere pronti alla morte.
Oggi invece, per molte persone, realizzare ciò che è la vita, considerandola come unica chance, come unica possibilità, unica occasione, li porta ad allontanarsi da quella che è la vera evoluzione, la vera preparazione che porta alla trascendenza, vi ho detto. Ma per trascendere bisogna innanzitutto possedere e aver delineato precisamente ciò che ha da essere trasceso, realizzandolo appieno.
Abbiamo qui tra di noi l’esperienza di S. , ma abbiamo anche la mia, che avrebbe dovuto essere ben più cosciente; io, uomo di chiesa, non fui in grado di preparare la mia morte perché la mia mente era talmente satura, gonfia…spropositatamente gonfia.
La definizione precisa, la realizzazione dell’uomo, ha da essere raggiunta, per poi essere abbandonata…perché attraverso la morte noi dovremo – tutti quanti noi – abbandonare ciò che avremo raggiunto. Io vi parlai di pilastri che andavano a sorreggere le due condizioni: quella prima della nascita e quella della morte.
Per quanto riguarda S. , abile come era a costruire questi pilastri, non riuscì appieno a completare questa struttura, questa impalcatura che avrebbe dovuto sorreggerlo e proteggerlo…
Non so quale sia il modo per poter aiutare S., già vi dissi, non sente la mia voce…io non esisto, non sono reale, non appartengo alla sua possibilità di comprensione…ma è la vostra, di voce, che può sentire, è la vostra testimonianza che lo può scuotere; lo può scuotere perché è la testimonianza che lui può vedere, con la quale potersi confrontare, ma per potersi confrontare ha bisogno di punti di aggancio, ha bisogno di trovare tracce di S. in voi.
È comune la sua esperienza con la vostra, il linguaggio è il medesimo. Quando vi dissi che S. ha bisogno di trovare in voi la paura che per lui opprime lo spazio in cui si trova rinchiuso….è reale, perché la possa trovare in voi deve essere palese.
Vi ho appena detto che per chi si pone sulla soglia è indispensabile che la sua immagine sia testimonianza reale, , non un muro di gomma. A che punto è la vostra preparazione alla morte?
Io credo nell’essere immortale, io credo che ognuno di noi sia immortale……
Prima del corpo comune voglio dire ancora qualcosa sulla cristallizzazione, che dovrebbe essere la condizione vostra al momento in cui avviene la catena e il cerchio…e il corpo comune.
Sforzatevi di vedere quell’istantanea che è la fedele fotografia di ciò che voi siete oggi, diversi da quelli che sarete fra un’ora o diversa da quella che eravate un’ora fa….ma provate a far sì che sia realmente un’istantanea, fissa, cristallizzata, e offritela a S., in modo che lui non abbia dubbi a ciò che vede.
Non cercate di muovere la vostra presenza, addolcire, rabbonire…sia veramente uno specchiarsi, sia lui a cambiare di fronte a voi e non voi a mutare di fronte a S.

La catena ora. Cerchiamola, sentiamola forte, viva, protetta.
Visualizziamo lo stagno al centro di essa…la candela, la cui luce dà punto di incontro per tutti quanti noi…………………………………………………………………………………………..

Non desidero chiedervi di fare ciò che io non sono riuscita a completare, non è giusto…credo che non sia giusto per voi e neanche per me, che pensiate di fare questo.
Io l’ho detto, la pena più grande è vedere chi ho lasciato, conscia oggi di non essere stata in grado di amarli così come io avevo bisogno di fare… ma non vorrei mai che voi pensaste di dover completare ciò che io non sono riuscita a fare.
Vi chiedo solo di essere pronti semmai una richiesta dovesse giungere. Sono fortunata perché godo ancora della vostra presenza, sono fortunata perché riesco ancora a provare piacere quando mi trovo con voi… sono serena, e questo grazie anche al nostro essere stati insieme. Esiste ancora la possibilità di amare anche in questa veste in cui oggi mi trovo, ed è una veste nella quale non mi riconosco molto, ma che sento profondamente mia.
Sono certa di poter ancora oggi amare e ricevere piacere dai vostri piaceri, godo nel momento in cui mi ricordate e ringrazio chi mi ha permesso di provare questo.
Sarò certamente ancora con voi e sarò certamente anello solidale perché conosco il modo e conosco la bontà di essere anello di questa catena.
Per l’ultima volta vi chiedo, non cercate di completare ciò che io non sono riuscita…non sarebbe giusto.
Un bacio a voi tutti dalla vostra amica C.