venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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06 dicembre 2007

seidicembre 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Essere sulla soglia, stare sulla soglia, decidere di voler stare sulla soglia, porta ad un confronto serrato, preciso e puntuale tra due situazioni che sicuramente sono diverse, capaci per ognuna di esse e incapaci una per l’altra nel momento in cui vengono correlate le due possibilità, le due capacità, i due essere in grado.
Stare sulla soglia è cogliere il passaggio, è cogliere il completare di un’esperienza terrena e l’inizio di un’esperienza da disincarnati, è dare senso a questo passaggio, dare senso logico di cosa buona alla morte, alla morte, alla morte terrena, arrivare alla comprensione – per sé e per chi cerchiamo di accompagnare in questo passaggio – della bontà della morte terrena.
È un aiuto grande essere pronti al trapasso, già ve lo dissi…e il vivere, il vivere dell’uomo incarnato, è anche la preparazione di questo passaggio per cogliere il senso della bontà – ripeto – di questo passaggio affinché possa essere meno tribolato, più semplice.
Per chi è sulla soglia è possibile dare dimensione a questa condizione, a questo divenire così “illogico” per chi vive la vita dell’essere incarnato, ma è una possibilità che voi avete scelto nel momento in cui vi riunite, nel momento in cui date denominazione al vostro essere assieme, al vostro cerchio, al vostro gruppo.
Credetemi, è molto traumatico per molte persone, per molti uomini, vivere la morte senza esserne pronti, senza avere dato senso a ciò che troveranno aldilà di quella soglia. Sono entità che portano con sé bisogni, mancanze, sensazione di sconfitta, di impossibilità…di occasioni non completate.
E per voi essere lì accanto a loro vuol dire caricare, misurare, comprendere ciò che avviene e, co questa comprensione, cercare di dare presenza a queste anime. Quando la morte giunge repentina e improvvisa, è doloroso comprendere di essere incapaci a soddisfare quel bisogno o a completare quella mancanza.
Attraverso il ricevere qualche cosa che non si è potuto ricevere quando si era vivi o di dare qualche cosa che non si è stato in grado di dare da vivi e, intravedendo ancora l’uscio aperto e visione al di là di questa porta, si ha ancora la parvenza di poter ancora raggiungere ciò che non si è potuto completare attraverso l’esperienza terrena, rimanendo ciechi e sordi alla possibilità del divenire in questa nuova veste di esseri disincarnati.
La rassegnazione giungerà, il cedere giungerà per forza di cose, non vi è altro scampo…ma può essere un’attesa che veramente logora nel tempo e nelle dimensioni che appartengono ad uno stato che si è abbandonato con la morte. Ancora si cercano sensazioni conosciute, possibilità concrete che ci erano state date, rese possibili in quella veste terrena di uomo incarnato.
La presenza di chi si pone lì accanto alla soglia, a volte è balsamo a questo tribolare, ma attraverso questo condividere, questa comprensione, questo sforzo di comprensione, porta a realizzare una preparazione che vi sarà utile, sarà strumento prezioso per quando avverrà la vostra dipartita.
Con la morte si chiude un’esperienza, si chiude uno stadio del proprio divenire; purtroppo però, attraverso questo superamento, questo passaggio, tutte quelle che erano le possibilità, gli strumenti che rendevano proficuo il vivere, devono per forza venire abbandonati, lasciati al di là di quella soglia che si attraversa con la morte. Però il ricordo è talmente vivo, le nostre attitudini, le nostre capaci possibilità, uniche comprensibili possibilità, le portiamo attraverso il ricordo credendo ancora – e fallendo in questo credere – di poterle utilizzare per completare ciò che la repentina morte ci ha impedito. Ma, credetemi, non è veramente indispensabile completare il divenire lungo.
Il divenire si snoda nello spazio e nel tempo con vesti diverse, con possibilità diverse, con virtù diverse…ma è difficile comprendere se non sei pronto a farlo.
Essere anelli di congiunzione, per chi desidera fare cerchio spiritico, è di essere lì e dare con la propria presenza supporto, disponibilità, calore a chi si trova impossibilitato ad utilizzare le armi e le arti che fino ad allora aveva così propriamente usato.
Se io sono ancora qui voce per voi, è perché anch’io ho portato con me questa mancanza.
Più e più volte vi parlai della mia dipartita come una repentina morte ed è vero, così fu…anche se mi era ben chiaro qual’era la fine che avrebbe dovuto attendermi. Io non avevo visione di ciò che sarebbe avvenuto dopo la mia morte terrena; non ebbi tempo o forse non ebbi attenzione e realmente fu repentina la mia morte.
Io ancora con me porto questa mancanza e anche di ciò vi parlai…ed è questo mio bisogno di offrire a qualcun altro il tesoro che trovai e che tenni gelosamente stretto, quale fosse tesoro tangibile, rinchiuso in un forziere e io ne fossi lo scrigno. Qualcosa mi manca, ciò che avrei potuto non realizzai; questo mi porta ad indugiare al di là di questa soglia, cercando l’incontro e la disponibilità vostra ad incontrarmi. Così avviene anche con le entità che avete conosciuto, e proprio perché hanno avuto la possibilità di conoscervi, conoscono anche le chiavi del vostro sentire e in grado sono di poter aprire l’animo vostro.
Non cercate gelosa protezione credendovi anche voi scrigni ricolmi di valori che vi possono essere sottratti quali gemme, perché così non avviene.
Indugiare sulla porta, essere gruppo spiritico, dà anche la possibilità a chi vi conosce, di scardinare il vostro intimo utilizzando le chiavi della conoscenza.
Come già vi dissi, passare oltre per noi vuol dire cristallizzare, fotografare la misura che oggi noi abbiamo e accettare la fotografia che è stata data quale fedele istantanea del nostro essere reale.
Credere che la misura sia colma e, senza gli strumenti che abbiamo abbandonato, nulla più poter fare per poter proseguire oltre…ma io posso decidere e ancora indugiare.
Che cosa vi sto chiedendo affacciandomi a questa soglia?
Che cosa vi sta chiedendo S. affacciandosi a questa soglia?
Che cosa potreste offrire rimanendo sulla soglia?
Di sicuro la richiesta nostra avrà senso se coglierà il vostro desiderio di negare il dono. Non so se…sicuramente vi verrà chiesto ciò che voi non vorrete dare e già avete deciso, ognuno per sé, di non cedere alla richiesta.
Chiudiamo però la catena ora…visualizziamola, portiamo qui con noi chi crediamo ci possa aiutare, portiamo qui con noi chi pensiamo sia in grado di poterci aiutare, di poterci proteggere….sforziamoci a individuarlo, cerchiamone il viso, chiamiamone il nome, ne abbiamo bisogno, ha da essere qui con noi.
Sentiamo l’energia che scorre in questa catena, che la rende forte, protetta.
Accendiamo la candela al centro di questa catena, che sia fulcro che ci lega, che ci mette in comunicazione. Sentiamolo questo corpo comune e abbandoniamoci ad esso tranquillamente, con fiducia, cediamo resistenza, certi di essere protetti.

È facile toccare chi si protegge, è semplice insinuarsi a leggere e tanto più ci si irrigidisce, tanto meglio si diviene vulnerabili.
Sono capace, lo sono sempre stato, di individuare la traccia da poter seguire e se riesco ancora a farlo oggi, vuol dire che sono ancora capace e, se sono ancora capace, non ancora ho completato…
Se anche la mia azione non è altro che l’inerzia da qualcosa che ho iniziato mentre ero ancora capace, potente, vivo, non m’interessa…ma su quest’inerzia voglio ancora essere, avere ancora un nome, essere riconosciuto.
Negare a chi ti chiede è segno di debolezza e se vestiamo la debolezza come bontà…è ipocrisia.
Io desidero che voi vogliate qualcosa per me, perché di certo io desidero qualcosa da voi e se fa meno male rivolgermi al gruppo, non ho problemi a farlo, capace sono, non ho bisogno di tutela.


La mia non fu morte repentina, ma volontà precisa per impedirmi di essere…
Prova a darmi spazio ed io nuovamente sarò. Se è sufficiente riflettere la tua immagine per creare chiusura, posso anche blandire il tuo bisogno…..
Che cosa volete? Io posso, io ancora sono capace, ma dovete essere in grado di dirmi ciò che volete….io nulla più voglio da voi, se non soddisfare la vostra richiesta.


Cerchiamo ancora la catena, cerchiamo la luce della candela, il suo calore….facciamo che divenga energia che scorre dentro di noi, ci dia forza, luce, desiderio………………………………………..
Ringraziamo ora gli amici che sono stati con noi e serbiamo con noi traccia della loro presenza.

È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.