venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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17 novembre 2007

novenovembre 07

Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

La decantazione è una possibilità che appartiene alla vostra condizione attiva di esseri incarnati.
Questo vostro poter essere attivi crea veramente questa sospensione in questo liquido che impedisce di avere un’immagine precisa, di avere una consistenza precisa, ma solamente di intravedere brandelli di comprensione. Non è così per noi. Nel momento del trapasso questa situazione si cristallizza, il liquido sparisce e si prende reale misura di ciò che è l’essere in quel momento, nel momento del suo trapasso.
Può essere più o meno lungo, può essere più o meno facile, ma sicuramente avverrà questa cristallizzazione, e la misura precisa di ciò che si è è lampante, è reale, concreta; tanto più che nel prosieguo del tempo – perché in questi primi passi ancora il tempo si misura come traccia portata con sé dopo la morte – nel prosieguo, torno a dire, di questo tempo ci accorgiamo, ci si accorge, si prende coscienza che questa cristallizzazione rimane tale e non avviene più nessun mutamento ma una fissità, una…cristallizzazione è il termine giusto…fissa rimane.
E questa immagine, questa misura, è davvero fedele per tutto ciò che è stata l’esperienza terrena, la ricerca, il cammino.
Prendere coscienza di questa dimensione, avere netta coscienza, misura e visione di ciò che si è in quel momento a volte può essere scioccante, ma è certa, indubbia, non dà adito a diverse interpretazioni, è tale.
Si ferma l’attimo, si ferma il livello di evoluzione, si ferma il cammino che fino lì ha portato l’entità trapassata. Il passaggio successivo è di essere coscienti di questa fissità, di questa definizione, di questa misura e attraverso questa fissità, definizione e misura proseguire oltre, proseguire oltre in quel divenire che anche a noi appartiene. La difficoltà più grande è nell’accettazione della definita fissità di questo stato. È una definita fissità, una definita misura che molte volte appare come non completa definizione, come chiusura, come coronamento del divenire…e accettare questo stato di cose è la cosa più difficile.
L’essere trapassato misura i bisogni rimasti insoddisfatti, misura i movimenti sbagliati fatti durante il vivere, le scelte errate, le volontà cattive e accettare questa visione di sé – torno a ripetere, cristallizzata – è veramente la cosa più difficile.
Il proseguire oltre è caricarsi questa misura, riconoscerla come propria e attraverso questa accettazione proseguire oltre. Ma il desiderio è sempre quello di andare a colmare la misura che ci appare mai colma, mai definita, mai conclusa; pertanto cerchiamo e rivolgiamo la nostra attenzione a ciò che c’è rimasto indietro sperando, credendo di poter rimediare a ciò che non si è riusciti a raggiungere, a completare, a fare…ad avere…a dare. Questo è il passaggio più logorante: accettare la misura, accettare come propria la definizione fin lì raggiunta e attraverso questa accettazione proseguire oltre.
Ecco, la presenza dei gruppi spiritici è in questo stato, in questo livello. La possibilità di aiuto e di scambio è in questo stato, in questo livello, quando l’attenzione è ancora rivolta indietro a ciò che è stato…e il riconoscimento attraverso le presenze vostre, il contatto vostro con l’essere disincarnato, la possibilità di raggiungere ciò che non si era riuscito a completare fin lì, ho detto.
È giusto, è possibile, è proficuo, è buono, ha merito questo contatto. Solamente voi potete deciderlo per ciò che vi compete.
Su quella che è la comprensione dell’essere disincarnato difficilmente voi potrete capire, misurare ciò che avviene attraverso il contatto in un cerchio spiritico…ma non vi è neanche richiesto, e se voi cercate di comprendere questo, è solo perché avete bisogno di merito, di riconoscimento quale buona azione nella possibilità.

Ma è inutile, non serve a nulla se non a chetare la vostra mente, a darle un boccone che la soddisfi.
L’essere, al momento del trapasso, definisce la propria misura, ho detto, e quella misura non può essere cambiata. L’accettazione di essa, definitiva, consapevole, è l’inizio del cammino che porta al divenire che ci compete ed è un divenire che ci porta a superare ciò che è la nostra misura incompleta, sempre!
Ma proprio l’accettazione di questa incompletezza dà il primo movimento che vi spinge nell’armonia del divenire nostro. Accettazione della propria incompletezza quale unico viatico per l’abbandono di essa, perché essa ha da essere abbandonata…
L’individualità ha da essere lasciata lì, anche se in grado non siete stati di dargli l’immagine che preferite vedere, per ciò che vi riguarda.
Ma non proseguiamo oltre su quello che è questo momento, questo movimento che è ben lontano dal tempo vostro di oggi. La parte che vi riguarda, che vi compete, è quella dell’essere sulla soglia, è quella dell’essere in grado di sbirciare, di capire ciò che avviene in voi, innanzitutto.
Decantare il vostro livello di evoluzione permette di creare quella parvenza di cristallizzazione; arriverete a definire meglio, a misurare…sì, è il termine giusto, credo, a “misurare” ciò che voi siete e che sarete, qual è il punto sul quale appoggiare il piede e spingersi più avanti.
Ma se le particelle, i brandelli di comprensione rimangono sospesi là e creano un gioco fallace di lettura che dà adito a mille interpretazioni e mille qualità…ben difficilmente riuscirete ad avere un punto fisso sul quale far leva e proseguire.
In che modo si lascia decantare, in che modo si trova quel momento in cui reale spessore diviene misurabile?
Per ognuno di voi credo che ci siano modi diversi. Quello che io ho sempre preferito è l’immedesimarmi nell’altro, essere in grado, attraverso il confronto, di spegnere la mia attenzione, il mio lavoro mentale, la mia azione, in funzione dell’accoglimento dell’altro, della volontà di poterlo accogliere, di dargli la possibilità di manifestazione per creare così il confronto. L’ho fatto attraverso un esercizio che la mia veste mi ha dato; si può fare in altri modi, altre tecniche aiutano la decantazione: la meditazione, il buio, il silenzio.

Riguardo al gioco vorrei dire qualche cosa.
Dovrebbe essere il bimbo nocchiero di gioco, ma non posso certo provocare io la sua presenza in questo cerchio. L’evocazione a voi appartiene…il gioco era partito dalla necessità di schematizzare che qualcuno di voi aveva, di dare traccia, costruzione, schema al vostro trovarvi.
Il gioco era uno strumento capace e diretto, se fosse realmente messo in atto. Tornerete a giocare nel momento in cui il bimbo si presenterà a voi, da voi evocato.
Voglio però dire che non è vero che fu un “solitario” l’occasione che già avete avuto, ed è sciocco pensarlo tale.

Cerchiamo il corpo comune ora. Visualizziamo la catena, sentiamo gli amici che con noi la compongono, chiamiamo i nostri cari che desideriamo siano presenti qui con noi a dare forza, consistenza, protezione a questa catena.
Un’onda parte dal centro dello stagno………………………………………………………….
Chiediamo aiuto ad essa, chiediamole di aiutarci ad essere medium di quella parte preziosa che è dentro di noi…facciamo che il movimento di quest’onda liberi…cerchiamo di cogliere questa traccia preziosa che è dentro di noi, chiediamo ad essa aiuto, visione, messaggio……………..

La presunzione….non serve a null’altro che a gonfiare i muscoli per apparire più grandi, per apparire più grande di ciò che realmente sei….chi credi mai di poter educare,aiutare? E con quali convinzioni?
Ti piace apparire, essere al centro dell’attenzione, ti fa provare dimensioni che non ti appartengono…..hai forse perso un’altra occasione di stare zitto?

Vieni giù,abbassati ancora un po’…apri un po’ la valvola di quell’aria che gonfia…pallone.
Vola più basso, là dove ti compete….qui, dove io mi trovo, se proprio vuoi incontrarmi…sciocco gufo.
Puoi scendere ancora tranquillamente, non c’è pavimento. Sì…non inventare nomi, il mio ben lo conosci…………………………………………………………………………………………………………
Così come già è avvenuto, ancora mi neghi il tuo aiuto…sciocca e vuota persona………………..

D. (N) Tu non puoi pretendere quello che uno non può darti.
Io cedo, io chiedo ciò che voi potete, e so cosa voi potete e non potete……..
D. (N) Forse tu sai……………………..
Io ci vedo, ancora sono in grado.
D. (N) Io non metto in dubbio ciò che tu puoi vedere, però devi considerare ciò che uno, nel suo libero arbitrio, può dare.
Vuote parole…..
D. (N) No…presunzione allora, dico io, la tua, se tu ti permetti di dirlo a noi.
Smettila!
D. (N) No, o agiamo alla pari o altrimenti non c’è modo di comprensione…
Come possiamo essere pari? Che ne sai?
D. (N) Tu hai già conosciuto la nostra dimensione, quindi sei tu che sei arrogante adesso…
Io so………………………………..lasciatemi!

Portiamo la nostra attenzione sulla candela al centro dello stagno, cerchiamo di darle alimento, forza. Facciamola crescere. Traiamo ora da essa calore e luce e facciamoli circolare in questa catena. Sentiamone il calore, il beneficio.

Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati della loro presenza.

È tempo,è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.