venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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19 ottobre 2007

diciottottobre 07


Ancora adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

È frustrante, a volte, rendersi conto di quanto sia limitato lo strumento della parola per poter condividere i propri pensieri, le proprie sensazioni, le proprie idee e convinzioni, ma è anche vero che è l’unico strumento che possiamo assieme condividere.
Però mi accorgo di quanto sia difficile e mi accorgo in modo particolare non da quelle che sono state le mie parole scritte e lette all’incontro successivo in cui sono state pronunciate, ma attraverso ciò che avviene, attraverso ciò che è nelle vostre menti, nelle vostre…nei vostri sforzi di comprensione per quello che è il mio messaggio.
Non è il sentire, leggere le parole che sono state dette all’incontro precedente, ma cercare di cogliere attraverso le vostre reazioni, le vostre sensazioni, ciò che- delle mie parole- ha raggiunto il vostro…la vostra possibilità di comprensione. e a volte sento che è difficile, che la confusione invece di essere appianata, diviene più fitta, più completa, più grave.
Non era certo mia intenzione dire che rivolgersi a Dio o, comunque, a quelli che sono i nostri cari defunti, i nostri santi, sia un errore…assolutamente. Ma credo che sia importante- in modo particolare in questo cerchio- ribadire l’occasione, ribadire la possibilità, e non solo per ciò che vi compete nella vostra azione, nel vostro bagaglio di comprensione, ma anche per noi che dialoghiamo e interagiamo con voi, cerchiamo di essere con voi catena, noi che abbiamo bisogno della vostra azione, della vostra possibilità, del libero arbitrio che voi ancora siete in grado completamente di esprimere.
Affidarsi, abdicare attraverso il voto a una Entità Superiore, sarebbe per noi limitare la possibilità che avviene attraverso questo incontro, la possibilità che noi abbiamo di poter essere aiutati, la possibilità che noi abbiamo di poter essere anello facente parte di questa catena. È per quello che insisto a far sì che voi possiate realmente, coscientemente scegliere e agire di conseguenza affinché noi possiamo trarre beneficio, tesoro di questa vostra possibilità.
È vero…le mie affermazioni possono sembrare categoriche a volte, ma non vogliono esserlo e vogliono comunque essere limitate a quello che è l’ambito in cui esse vengono offerte, che è questo cerchio, questo cerchio spiritico.
Esiste comunque una qualità nell’affidarsi, nel divenire servo di Dio. È un termine che mi è appartenuto – io fui religioso - , pertanto divenni servo di Dio e abdicai la mia possibilità, delegai la mia possibilità affidando completamente il mio essere materiale, mentale; abdicai, rinunciai alla possibilità e mi affidai completamente, divenni servo di Dio. Esiste una qualità, una qualità cristallina in questa scelta, non vi è dubbio, ma a me non apparteneva, non appartiene ancora oggi, ed è per quello che io sono ancora qui…anello facente parte di questa catena, cercando di trarre beneficio, di trarre conforto, aiuto attraverso la vostra possibilità di agire.
Non disprezzo, non rinnego l’occasione che scelsi – forse incautamente, forse prematuramente scelsi – per quella che avrebbe dovuto essere la mia vita.
Io fui uomo di Chiesa, sicuramente, ma non fui un buon uomo di Chiesa, non fui realmente in grado di affidare tutto quanto me stesso, di votarmi nella mia completezza; troppe urgenze premevano dentro il mio essere e se ciò avveniva è perché ciò avrebbe dovuto per forza avvenire e mi competeva, mi spettava. Non potevo rinnegare ciò che era Emanuele annullandolo, rendendolo cieco, sordo…castrandolo.
Questo mio dire, però, riguardava ciò che fu la mia esperienza. Credo nella qualità, nella bontà cristallina che possa essere la scelta di un religioso che si affida completamente, se riconosce coscientemente, intimamente, questa scelta. Ben venga, a lui sia propizia, ma non lo e non lo è per me e non credo possa essere buona cosa proporre questa strada a noi che facciamo parte di questo cerchio.
Rimane comunque libera scelta a voi: io pongo il mio contributo. Ci tenevo a chiarire questo discorso.
Vorrei dire ancora qualcosa in merito alla ricerca. La ricerca anche per me è divenuta importante, fondamentale, unico scampo al mio divenire.
Agostino, per me, fu una figura di riferimento che compresi solamente forse troppo tardi, ma la sua esperienza è viva ed agisce ancora dentro di me. Esiste una sua affermazione - a me molto cara – quando chiede l’aiuto di Dio, ma lo fa premettendo di essere in ricerca: “ Dio mio, sono in ricerca, aiutami”.
La sua prima condizione è del “cercare”, perché ha riconosciuto in sé questo bisogno che è fame e sete, che gli fa stravolgere e cambiare la sua vita, rinnegare ciò che fu per trovare nuove vesti che avevano bisogno – pezzo per pezzo – di essere accostate a vestire quel suo corpo. Così fu per me.
Agostino ebbe la fortuna di fare questa metamorfosi mentre era in vita; la sua possibilità era grande, attiva. Io sono morto ma questo bisogno è vivo e vegeto dentro di me e spinge, urge, chiede attenzione, energia, azione. È una dinamica che mi porta ad un disequilibrio continuo, un bisogno che necessita di azione ( che è una possibilità che non più mi appartiene, se non attraverso il mio essere anello in questa catena, in questo cerchio spiritico). Il mio bisogno è offerto ad alimentare quella fiamma che è al centro del nostro corpo comune.
La ricerca…la ricerca è davvero sentirsi in disequilibrio, la ricerca è il bisogno di trovare qualcosa che ci manca, la ricerca è la certezza che qualcosa ci manca, la ricerca è la sicurezza che possiamo trovare ciò che ci manca.
Definire il nostro gruppo un cerchio in ricerca è fondamentale, mi dà riconoscenza, appartenenza, possibilità. Io ho definito con attenzione, con tempo, ho indugiato in questo mio trovare il bisogno che mi appartiene. Ho il tempo, lo spazio, la definizione del mio bisogno è divenuta quasi perfetta…e la offro a questo gruppo di ricerca.

La catena ora, il cerchio, il corpo comune.
Chiamiamo gli amici che con noi la compongono….sentiamone il bisogno, abbiamo bisogno di loro…ci servono…………………………………………………………………………………..
Dal centro dello stagno parte un’onda che si allarga fino a toccarci tutti quanti…………………

Il mio nome era S. e ancora oggi S. mi chiamo.
È strano ciò che avviene. Io da tanto tempo sono con voi ed anche se devo ammettere che ciò che voi fate a fatica smuove il mio desiderio, la mia attenzione, però mi sento bene ad essere in vostra compagnia,in attesa di non so bene cosa ma, ogni tanto, avviene che questa attesa viene ad essere soddisfatta : riuscire attraverso i vostri sensi ad essere nuovamente vivo come lo fui.
Il legame che mi congiunge ancora a L . è un legame robusto, forte, prezioso, ma non ci è consentito, non mi è consentito poter interferire, vedere, essere ancora con L .
È possibile farlo attraverso voi, però, e qualcosa esplode dentro…provo gioia per la saldezza di L . ed è facile definire quali furono gli sbagli commessi da S . quando lui credeva di amare e di voler bene a L . Fu sempre difficile per me capire cosa volesse dire – per S . – voler bene a qualcuno, però sapevo che quando volevo bene a L . qualcosa avveniva dentro di me, trovavo soddisfazione…e per ricreare ancora questa soddisfazione, per cibarmi ancora di essa, mi trovavo a dover con forza voler bene a L . e voler bene era cercare di farla vivere nel modo giusto, offrendole la mia presenza certa, forte, indubbia, nelle scelte che andavano fatte,che dovevano esser fatte.
Oggi mi accorgo di averla privata della possibilità di commettere errori. Finalmente, dopo che si è liberata di S ., ha potuto permettersi il lusso di sbagliare e misurare il proprio errore, il proprio limite. Credo che sia un grosso regalo, per una persona morta, poter – attraverso qualcuno – rivivere, essere nuovamente con le persone amate.
Cercate sempre meglio di essere anello di congiunzione, superando quei limiti, quelle barriere che il libero arbitrio sancisce.
Questo mio prendere di nuovo sensazioni, questo mio essere di nuovo con, mi aiuta a cedere resistenza…io sbagliai a credere di sapere ciò che era giusto per la persona amata, e che fosse volerle bene agire per lei.
Io sono grato della possibilità; io sarò qui con voi, mi sforzerò di condividere, di comprendere un po’ meglio ciò che voi professate.
L’attesa prima o poi svelerà il motivo di sé stessa..e io sarò presente e sempre più mi convinco che sarò non solo…….

Visualizziamo nuovamente la catena, lo stagno all’interno di essa può divenire uno specchio. Cerchiamo di cogliere immagini, suoni sensazioni. Cerchiamo di interrogare questo specchio, chiediamo ad esso risposta. La superficie è immobile, nessun’onda la increspa.

Seguiamo l’onda a ritroso, essa ci percorre, ci muove fino a tornare là, al centro dello stagno, dove diviene punto.
Pensare di essere, credere di poter essere anello di congiunzione per chi è trapassato, è importante per chi pensa di fare parte di un cerchio spiritico.
Il libero arbitrio è veramente una barriera profonda che limita, delimita i nostri due stati……..

È tempo…è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.