venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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09 ottobre 2007

cinqueottobre 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

I miei auguri, in fondo, possono apparire incomprensibili, assurdi.
Il primo mio augurio fu quello che voi possiate smarrirvi e il mio secondo augurio è quello che voi viviate in uno stato di bisogno, in uno stato perenne di bisogno. Può apparire pazzo, sciocco ciò che sto dicendo, ma io ci credo, ci credo veramente.
Ci credo veramente perché ho tratto risposte da questi due stati dello smarrimento e dello stato di bisogno. Dello smarrimento ho già tanto parlato e C ha iniziato a parlare anche lei del suo.
È dello stato di bisogno che dovremmo ancora un pochino chiarire affinché possa divenire comprensibile ciò che io intendo per “stato di bisogno perenne, continuo”.
Lo stato di bisogno non è uno stato di debolezza, ma è uno stato di forza; vivere il proprio bisogno mantenendolo presente, è vivere con possibilità molto più grandi di chi allontana il proprio bisogno cercando di dimenticarlo e di superarlo trovando obiettivi, spiegazioni…missioni.
Vivere il proprio stato di bisogno, dopo averlo riconosciuto, è una dichiarazione di forza, di potenza e, dopo aver professato il proprio bisogno, il secondo passaggio è quello di comprendere la possibilità di poter ottenere aiuto al proprio bisogno, credere che ci possa essere qualcuno che possa colmare questo stato di bisogno, lenirlo, consolarlo, riconoscerlo.
Feci un errore quando affermai che è sbagliato cercare di allontanare dalla possibilità fisica dell’aiuto, cercando di chiedere aiuto a qualcuno posto al di là della possibilità terrena- ho fatto il nome di Dio – dicendo che è sbagliato cercare di pregare Dio oppure cercare l’aiuto dei propri cari defunti per risolvere lo stato di bisogno. Non è completamente sbagliato fare questo.
Dipende tutto da quella che è la fede personale, il credo personale di ognuno di noi.
Ma se trovare una direzione, un ausilio legato alla Divinità, alle energie sottili che vengono poste però molto al di sopra di quello che è lo stato attuale nostro non è certo sbagliato, è comunque dirigere la propria ricerca, affidarsi, dandosi un credo e non – è certo – non posso affermare che sia sbagliato, ma rimane comunque prioritaria la convinzione, la certezza di poter essere aiutati nel proprio stato di bisogno dalle persone che ci stanno attorno e dalle occasioni che quotidianamente si presentano a noi e sbattono contro il nostro affannarci, il nostro cercare…
Arrivare a credere che qualcuno possa aiutarci, colmare questo nostro bisogno, è l’ulteriore, il successivo passaggio; è il passaggio che dà calore, è il passaggio che dà compagnia, comunione, sentirsi con.
È possibile…e se arrivaste a credere così come oggi io credo – per ciò che mi riguarda – di poter essere aiutato nel momento in cui pongo la mia difficoltà e il mio bisogno, se foste in grado anche voi di caricare nel vostro quotidiano questa certezza, questa quieta certezza, trovereste calore, energia, compagnia.
È chiaro, è ovvio, che il proprio individuale bisogno può essere aiutato, lenito, accompagnato…ed è proprio questa certezza che dà serenità di vivere.
Riconoscersi in disequilibrio, nel bisogno, non è sbagliato…non è un peso, non è una zavorra, è togliere impedimenti.
Riconoscersi nello stato di bisogno. L’essere individuale ha bisogno degli altri, non vi è dubbio..è un grande vaso che va colmato e, prima che possa – questo vaso – fornire energia e donarla agli altri, deve essere colmato fino all’orlo, perché nasca, si assodi quella convinzione certa, quella fede di poter dare.
E questa convinzione, questa certezza, questa fede, avviene solo nel momento in cui avremo ricevuto e avremo ricevuto fino all’orlo, tanto che ciò che ci viene dato strabordi dalla nostra individuale essenza. Solo in quel momento noi saremo in grado di comprendere e coscientemente di poter dare.
Ma se non vuotiamo quell’otre affinché possa essere riempito e se non cercheremo – dopo che l’otre è vuoto – qualcuno che lo possa riempire, noi non potremo mai credere coscientemente di poter dare.
Le possibilità che sono date all’uomo incarnato non sono limitate dalla sua condizione materiale, assolutamente, ma la sua condizione materiale deve essere in qualche modo superata attraverso livelli di coscienza che vadano a misurare la possibilità magica, spiritica, dell’individuo incarnato, dell’uomo che ancora cammina con i propri piedi, dell’uomo che costruisce con le proprie mani, con l’uomo che ancora elabora attraverso la sua mente concetti che diano senso, spiegazione, indirizzo.
Vi auguro lo stato di bisogno permanente. Finche voi sarete in bisogno degli altri, voi sarete vivi…finche voi avrete bisogno voi potrete cercare e sentire il bisogno della ricerca come medicina, come balsamo. Vi ho detto che diffido di chi dice che non ha bisogno, perché la sua scorza è ancora talmente coriacea che è impermeabile a qualsiasi tipo di messaggio.
Riconoscete il proprio bisogno, il vostro , individuale, intimo bisogno. Riconoscetelo innanzitutto voi…abbia un nome, un’età, una dimensione.
Palpate bene, assodate bene le pareti vuote di questo otre, dovete essere in grado di arrivare fino in fondo, trovatene il fondo, misurarlo attraverso le vostre mani, la vostra pelle, sentire che vi appartiene, che voi siete quell’otre, e percepite il bisogno di essere colmati, saziati, dissetati…e abbiate quieta certezza che ciò possa avvenire, possa avvenire innanzitutto per le occasioni che quotidianamente, in ogni momento del vostro vivere, vi si presentano.
Non portate lontano, al di là, al di sopra dei cieli, la possibilità di aiuto. Sicuramente c’è, ma non c’è bisogno che voi lo richiediate… il vostro bisogno, la vostra richiesta avviene e deve avvenire, per chi vi si presenta ogni giorno di fronte. Fino a ieri, per qualcuno di voi, nel momento in cui qualcuno si parava di fronte a voi, facile era scansarsi per passare sulla destra oppure sulla sinistra per poter proseguire, credendo che il proseguire fosse il vero scopo del vivere.
Io, invece, vi dico che è il fermarsi, rimanere saldi di fronte a colui che incontrate, che è il vivere.
La certezza degli studiosi, la boria degli illuminati, sono doti che mi appartenevano, che io ho riconosciuto e…ebbi bisogno di essere ammazzato perché io dessi reale spiegazione di quel modo di vivere che avevo professato fino ad allora. Ma che serva qualcosa a voi, la mia esperienza ela mia testimonianza.
Io sono certo, sicuro, profondamente sicuro di aver bisogno di voi; nessun dubbio mi assale, nessun tentennamento mi coglie in questa mia affermazione. Vorrei tanto che voi siate e possiate affermare con la mia stessa forza questa professione di fede, ma perché ciò avvenga, dovrete svuotare quell’otre che a fatica trascinate con voi, ponendo attenzione affinché non vi si inclini, perché ciò che contiene quest’otre potrebbe cascare, cadere, spargersi al suolo…dando valore, considerandolo merce preziosa quando è solamente zavorra.
Questi sono i miei due auguri. Folli possono apparire, ma nei quali io credo fermamente.

Il corpo comune ora…la catena…e al centro di quella catena la candela, quella fiamma alla quale offrire alimento, e l’alimento non è altro che il vostro bisogno, i vostri voti, i vostri desideri.
Portateli fuori di voi, lasciate che il vostro corpo rimanga tranquillamente abbandonato sui bordi di questo stagno e portate tutto ciò che contiene là, in quella fiamma, per renderla forte, decisa, non più vacillante. La luce non deve baluginare, non deve tentennare e non tentennerà se voi sarete in grado di offrire tutto quanto potreste…
La catena ora. Cercate gli amici che con voi la compongono, chiamateli, fate a loro posto, fate che questa catena sia numerosa, forte, protetta. Sentite l’energia che scorre in essa, permettete a questa energia di entrare in voi, di colmarvi per poterla poi offrire all’amico che accanto a noi si trova…e in questo dono e offerta create il movimento, la direzione, l’azione.
Dal centro dello stagno parte un’onda, un’onda sonora, una vibrazione che giunge a toccare i vostri corpi, li percorre. Fate cassa di risonanza affinché questa vibrazione divenga suono, voce, testimonianza. L’onda poi vi supera…passa oltre.
Per me è sempre stato facile organizzare e, quando si trattava di cercare, elaborare qualcosa, lo schema era semplice, assodato, preciso:cercare partendo da dei presupposti, partendo da dei dati che avessero bisogno di essere elaborati per poter essere definiti, resi comprensibili.
Porsi un problema, cercare una soluzione: esistono modi, teoremi, schemi che ti permettono questa elaborazione.
L’obiettivo: la soluzione netta, precisa e incontrovertibile…ma se mi togli l’obiettivo, cosa elaboro? Se mi togli i dati, i fattori, il risultato non può che essere impossibile…è fallire, è non riuscire, è sbagliare!
Non esiste soluzione a qualsiasi domanda; esistono risposte per le domande che hanno senso, per i veri quesiti…la risposta è la ricerca infinita, ma credere che la ricerca possa divenire infinita non vuol dire che la risposta non esista…la soluzione comunque c’è, e se la soluzione è la ricerca stessa, se la risposta è la ricerca stessa?
Teorizzare, schematizzare i propri bisogni per trovarne soluzione è la follia.
La risposta è comunque e sempre la ricerca.
L’uomo che cerca di spostare l’oceano in una buca non sta commettendo un errore, ma l’unica possibile risposta.

La catena ancora. Sentiamola forte, presente, vera.
Cerchiamo la luce, la candela al centro dello stagno. Cerchiamo di leggere all’interno di essa, cerchiamo di vedere, cogliere, intuire…
Lasciamo ora…seguiamo l’onda a ritroso che torna verso il centro dello stagno… sentiamo che tocca il nostro corpo e lo muove, lo rende vivo, attivo…riprendiamone possesso.
Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati per la loro presenza. Sentiamone traccia ancora dentro di noi,facciamone tesoro, portiamolo con noi, ci accompagnerà.

È tempo…è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci