venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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02 ottobre 2007

ventottosettembre 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio spiritico.

Cerchiamo di capire, di chiarire che cosa porta a voler perseguire un obiettivo lontano da quello che è il quotidiano vivere, cerchiamo di comprendere perché spostiamo nel tempo e nello spazio la possibilità, perché cerchiamo di definire così precisamente un obiettivo.
Ci mettiamo tempo, ci mettiamo energia, facciamo in modo che sia nobile, altruista, retto. Ma in fondo lo facciamo per cercare di allontanare da noi la possibilità, dando delle scadenze, dei luoghi, dei tempi, delle occasioni che hanno da venire…e tutto ciò lo facciamo per nascondere qualcosa d’altro, per precludere alla vista – degli altri perlopiù perché per noi stessi è impossibile precludere alla vista – quello che è il bisogno, la mancanza, la carenza.
Ognuno di noi ha ben certo che cosa gli duole, che cosa gli manca, che cosa desidera, ma a fatica lo rendiamo palese, temendo il giudizio, temendo l’apertura di una falla in quella che è la protezione, che non è mai una certezza di protezione perché, quando si parla di questi termini, si va a confondere…spesso faccio fatica quando mi trovo a dover chiarire concetti che riguardano l’intimo personale, individuale, proprio perché sono intimi, personali, individuali e hanno spessore solamente nel momento in cui ci appartengono, ci premono, ci urgono.
Andare a leggere quello che è il bisogno dell’altro è sempre difficile, è sempre problematico, è sempre foriero di incomprensioni, di pensieri sbagliati; è un’intrusione, in fondo, che male accettiamo, dalla quale siamo pronti a difenderci.
Comunque questo reale bisogno esiste, ci appartiene…e già arrivare a decidere che ci appartiene e riconoscerlo come proprio, è l’inizio.
Appartiene a noi disincarnati la facilità di esprimere il bisogno…ben più difficile è per voi, che ancora ponete il lato vulnerabile all’azione degli altri. Per noi è ben più semplice, per noi cos’altro di peggio può avvenire? Quale danno possiamo subire se anche poniamo la nostra parte vulnerabile, tenera, del nostro essere?
Proviamo a pensare a ciò che ci ha richiesto C. la nostra amica C. ; il suo bisogno era un abbraccio, ma una così semplice, così facile da ricevere… ma è stato così difficile da poter essere richiesta a noi che avremmo potuto abbracciarla e facilmente colmare questo suo bisogno, ma quante difficoltà ha creato!
Si cercano mille modi per andare a mascherare il proprio bisogno, si cercano mille spiegazioni per definire e confondere il nostro bisogno.
Quale desiderio più grande… credere che ci sia qualcuno che possa leggere il nostro bisogno e lenirlo, colmarlo. È facile spostare la richiesta a chi non ci sta attorno, a chi non può realmente, con la propria azione offrire l’ausilio al nostro bisogno… preghiamo Dio, preghiamo i nostri defunti, allontaniamo dalla nostra sfera di influenza la richiesta, la portiamo lontano, fuori, al di là…e, quando ben allenata è questa abilità, poniamo l’obbiettivo da raggiungere, lo definiamo precisamente ma con attenzione facciamo in modo che sia al di là da venire, che non sia nelle più vicine possibilità ma che sia remoto, perseguibile certamente… ma remoto, lontano , per domani…
Il bisogno, la difficoltà, la parte tenera di noi stessi, guida, pilota le nostre azioni…
Abbandonate gli obbiettivi, cancellateli… o traeteli a voi, rendeteli possibili per l’oggi,credendo che la possibilità ci fosse già ieri; questo svelerà il vostro bisogno, la spinta che rende dinamico il vostro movimento, la vostra azione, il vostro agire, il vostro consumo di energia.
Permettete all’altro di esprimere il vostro bisogno perché l’altro può essere in grado di vederlo. Create a lui tutela perché ciò avvenga.
Non credo a chi afferma di essere immune dal bisogno, diffido da chi afferma di aver colmato il proprio bisogno, allontano da me chi professa la missione di colmare il bisogno degli altri.
Questa sera , nel corpo comune, cercate questa parte di voi, ponetela là, al centro di questo cerchio e sperimenterete di quanto può divenire forte, luminosa, calda, la fiamma di quella candela.
Sentitevi orgogliosi di riconoscere la vostra parte nel fuoco di quella fiamma, il vostro contributo, la vostra presenza.
Cerchiamo la catena. Anche C. sarà qui con noi, anello di questa catena; anche Cl, sarà qui con noi, anello di questa catena.
Cerchiamo i nostri cari, chiamiamoli qui con noi , chiediamo a loro forza, presenza, energia.
Al centro della catena lo stagno; al centro di questo stagno la candela… sentiamo l’energia che scorre, sentiamone la forza, la possibilità. Cerchiamo di cogliere tutti quanti , sono qui con noi, sentiamone la forza, l’intenzione…facciamoci penetrare da essa, facciamoci colmare affinché ebbri, possiamo offrirla a chi accanto a noi si trova.
Concentriamoci sulla luce della candela al centro dello stagno…ci appartiene e noi apparteniamo ad essa, diamole forza, ardore….

È vero, anch’io tante volte mi sono domandata come mai non ho cercato questo abbraccio che finalmente ho definito quale bisogno… in modo particolare per ciò che riguarda questo cerchio, gli amici che con me componevano questo cerchio. Ancora oggi non riesco a spiegare perché in fondo è di questo che c’è bisogno ora- anche se è ben chiaro il motivo di questa mia mancanza.
Io, attraverso questo nostro trovarci, cercavo, cercavo, e la ricerca non mi dava definizioni su cosa cercare,ma capivo che era il cercare di cui avevo bisogno…era cercare di dare questa spiegazione, definire con logica quello che era il mio bisogno di essere abbracciata.
Come mai avrei potuto chiarire a voi questo mio cercare, se anche per me era così difficile; ma, in fondo, cercavo di dirmi, non è che io cercassi qualcosa di preciso, però la possibilità di essere qui mi metteva proprio nella condizione di cercare nuovamente.
Per ciò che era la mia vita, per le convenzioni, per le condizioni che regolavano la mia vita, la ricerca era divenuta inutile….cosa mai più avrebbe potuto cercare C?
Io dovevo passare attraverso una situazione che non fosse C, dovevo in qualche modo annullare C...
C. era un impedimento grosso, era il vero impedimento alla mia possibilità di cercare. Ma come si poteva fare ad annullare C? tutte le volte che mi muovevo era un peso addosso a me…e allora me lo caricavo e lo portavo…e anche qui lo portavo, ma io avevo bisogno di cercare proprio perché desideravo essere abbracciata, amata.
E’ una gran confusione, io credo, e non è una condizione che appartiene a C.; C non poteva permettersi di essere confusa, incapace…però C poteva cercare, cercare…cercare…
Ma come si fa a cercare? Bisogna innanzitutto non avere, non possedere, non credere. Chi conosceva C non riconosceva più C nel mio cercare, e attendeva che C tornasse, pensando che mai fosse andata via, se non attraverso un abbaglio, uno sbando, una sciocca confusione, ma io avevo bisogno di cercare…
Com’era possibile condividere questo mio cercare? Allora cercavo di trovare il modo…
Era una grande babele, con lingue diverse che cercavano di comunicare, e tutto questo per un abbraccio non ricevuto…non è possibile…ancora oggi sto cercandolo e vorrei che voi cercaste con me.
Ora C non c’è più…ho la libertà che mi mancava, la leggerezza che non mi apparteneva…io sono in ricerca e chiedo il vostro aiuto perché sono convinta che l’abbraccio oggi più non basta…perché , non lo so…forse potreste voi aiutarmi a capire che cosa attraverso e oltre quell’abbraccio….ma io sto ancora cercando….
D. (N) Amore?
Devo comprendere…
D. (N) Forse cercavi amore?
Devo comprendere quale fosse il mio reale bisogno…
D. (N) E in che modo possiamo aiutarti nella tua ricerca?
Accettandomi, in ricerca…

D. (N) C’è qualcosa nel nostro modo di porci che può aiutarti?
Non riesco più a dare risposte come una volta…non capisco perché.
(N)Non importa C, comunque sai che qui sei tra i tuoi amici; e puoi venire quando vuoi e noi siamo felici di averti con noi e ti vogliamo bene. E l’abbraccio è simbolico ma è continuo.

E io prometto che cercherò di comprendere…

Visualizziamo nuovamente la catena…la luce, il fuoco al centro di questa catena e cerchiamo di trarre da esso calore, energia, luce.

Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati del loro aiuto.

E’ tempo, è tempo per me ora di terminare. A voi tutti il mio saluto, arrivederci.