venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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20 settembre 2007

quattordicisettembre 07

Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio spiritico.

Se cerco di dare senso agli interrogativi posti questa sera…se dovessi cercare di dare un aiuto, una risposta, un mio punto di vista, mi trovo con in mano un gomitolo veramente ingarbugliato…ma in fondo perché il modo più semplice è quello di porre una serie di modi, fatti…strategie…di…di…e , se man mano risalgo per cercare di giungere all’inizio di quel gomitolo e ripartire, la difficoltà in fondo è sempre stata quella di dovermi spiegare, di dovermi presentare, di dovermi qualificare, di dovermi cercare rispetto, attenzione, disponibilità.
Qual è il compito che ad Emanuele è stato dato?
Ripartiamo da questo interrogativo che in fondo credo che debba ordinare quella che è la mia presenza, manifestazione, vocazione all’interno di questo cerchio.
Se veramente – come credo – io debbo essere colui che si pone un attimo, un poco, un passo più avanti per poter indicare la via della pratica che porta alla realizzazione del corpo comune, dovrò anche essere in grado di dare senso, spessore a questo mio essere un poco più avanti.
E’ vero, il mio bisogno di dover condividere con qualcuno ciò che ho trovato nella mia grotta di Qumran, è pressante, è urgente, dirompe…sconvolge e travolge gli argini…ma, in fondo, ciò che io ho trovato in quella grotta non è stato altro che Emanuele, l’Emanuele ritrovato. E in che modo posso donarlo a voi, se non attraverso vestimenti, paludamenti che lo rendano accettato, riconosciuto, qualificato? Ma a che pro?
In fondo io dovrei riuscire a rendere urgente la ricerca in ognuno di voi, fare in modo che voi possiate cogliere il bisogno di trovare ciò che è l’essenza individuale di ognuno di voi, ciò che è l’intima essenza, quello che è il tesoro…in fondo il riconoscimento di ciò che realmente ognuno di noi è.
Cosa trovai, in quella grotta, che possa darvi misura del valore della mia scoperta? Mi sento sconfitto a rispondere a questa domanda; l’incapacità è reale…ma forse gli strumenti da me usati sono stati quelli sbagliati.
D. (N) Non so se la mia domanda può sembrare stupida, ma cos’è che ti ha portato ad andare in
quella grotta?
E’ stato un incidente, già ve lo raccontai…
D. (N) No..ma non tanto l’incidente, quanto la spinta emotiva, il bisogno…
Non fu nessun bisogno, fu un incidente, fu casuale. Io mi trovai là per un errore, fui costretto là per uno sbaglio; le mie intenzioni erano diverse, non erano certo quelle di cercare qualche cosa, io ero là per la mia funzione, nulla più, per la mia funzione riconosciuta, per ciò che io pensavo fosse giusto per me, che desse soddisfazione a ciò che io ero.
L’errore, lo sbaglio, fu di arrivare troppo presto e non trovare nessuno in quella chiesa e, di conseguenza, perdere quello che era il mio ruolo definito, conosciuto e ben precisamente standardizzato. Mi addormentai e mi svegliai smarrito, solo, senza sapere che fare se non attendere, porre tempo davanti a me, spazio vuoto.
Si potrebbe pensare che il metodo che stiamo utilizzando sia quello sbagliato – troppe distrazioni – quello di porci tutti quanti in un gruppo; probabilmente ognuno di noi, di voi, dovrebbe trovarsi solo e smarrito…ma è impossibile, se questo diviene una scelta. Lo smarrimento può avvenire solamente come fatto incidente, difficilmente potrà accadere cercandolo, lo smarrimento.
La ricerca dello smarrimento è impossibile…già pensare di cercarlo vuol dire attrezzarsi, caricarsi di peso, di abilità, di capacità, di modi per completare, riempire…
Io pensavo – penso ancora oggi – che lo smarrimento possa avvenire attraverso il corpo comune perché è proprio lo sguarnirsi di tutto quanto, che porta alla possibilità.
Porsi tutti quanti attorno in un cerchio, in attesa di qualcosa di non ben definito…tanto più oggi, quando non esiste un obiettivo definito, accettato, scelto.
Rimangono però ancora le distrazioni che portano di nuovo dentro a ciò che è il contesto, al modo, agli strumenti, alla pratica.
Smarrirsi può avvenire anche quando ci si sente incapaci. Questo può essere stata l’occasione quando C era prossima alla sua dipartita; io credo che tutti voi abbiate sentito quell’impotenza, quella incapacità di poter perseguire l’obiettivo…ma anche se non per seguire un obiettivo stabilito – anche perché già più non c’era, tutti quanti si erano persi, erano caduti, erano scivolati tra le dita come impossibili, irrealizzabili – però ancora allora in voi esisteva quella sicurezza, quella certezza di fare la cosa giusta.

Nel momento in cui si dà senso ad una azione, ad un trovarsi assieme, al porsi attorno ad un cerchio per aiutare qualcuno, si pongono degli schemi che purtroppo limitano. Lo smarrimento va al di là di questi schemi, non esiste alternativa. Nel momento in cui si pone uno schema già tutto quanto va da sé.
Come può avvenire lo smarrimento oggi, mi domando, in questo cerchio? Ma solamente attraverso lo smarrimento e al buio si può cogliere ciò che ha da essere colto?
Quando dicevate “forse, se imparassimo, se fossimo più capaci, più in grado di…” non faceva altro che spostare più in là l’affrontare il problema, o abbandonare ogni parvenza di problema.
Lo smarrimento di fronte ad una critica feroce, lo smarrimento di fronte ad una forza più grande della tua, lo smarrimento di fronte all’impotenza, all’incapacità di comprendere oppure di fare, non è una prospettiva che possa attirare, non c’è dubbio…ma quale scossa! Come fui impotente in quella grotta!
Probabilmente ancora oggi cerco di dare una spiegazione che non esiste, e devo dare questa spiegazione per poter condividere con voi ciò che fu il mio attimo di grazia, quale fu lo smarrimento. Per me lo smarrimento fu vedere il libro che tenevo sulle ginocchia cadere a terra, leggere righe che non mi davano senso, avere la conoscenza che non mi sarebbe servita per nessuno, ero solo…sentire freddo, percepire i miei piedi nudi su un terreno rigido, non trovare nessun ausilio al di fuori di me, se non percepire la mia presenza come debole fiammella.
Non trovai la fede, non trovai Dio, non trovai null’altro che Emanuele che aveva freddo, che si sentiva solo.
Come posso condividere una situazione di questo genere? Come….

Ma…vi siete mai visti da fuori?
Io so per certo che molte presenze che erano qui con voi se ne sono andate…perché più non eravate in grado di dare a loro…
Sappiate che non esiste bontà senza condizione. Le entità che si appressano a cerchi come il vostro desiderano ricevere qualche cosa, avere da voi qualche cosa…ma quale valore avete più mai? Chi potreste aiutare oggi?
Affidarvi, votarvi, potrebbe aiutare.
Io c’ero, ci sono stato per un po’ più di tempo, ho amato la vostra dedizione…………
Ponete un obiettivo diverso e troverete maggior spessore………………………………………….

……………………allentando un poco …………………………………………………………………
……non sempre la luce può dare direzione; aver davanti qualcuno a volte impedisce di vedere ciò che realmente davanti si trova.
Non è necessario che qualcuno si ponga davanti…..io potrò esserci….non certo davanti mi pongo…

…….basta……