venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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18 agosto 2007

dieciagosto 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Io credo che ci sia un errore di fondo per quello che è il vostro giocare e questo errore è l’attesa, l’attesa di qualche cosa che debba avvenire e fare iniziare finalmente il gioco.
L’errore sta proprio qui: è quello di credere che non sia ancora iniziato e che qualcuno debba dare quelle regole che permettono di iniziare il gioco, qualcuno come l’entità che già vi ha visitato, quell’entità che vi diceva di essere in grado di permettere o precludere a chi voleva salire là, su quella pedana, su quello scranno, per porgersi alto e iniziare a dare voce, immagine, direzione, traccia, a quello che era il lavoro spiritico di questo cerchio. Ma non è di questo, ormai l’avete riconosciuto, è chiaro, è possibile e non accettata questa figura. Tale non va di nuovo ancora desiderata.
Tornate all’immagine cara al bambino, al bimbo che ha riconosciuto la sua presenza in questo cerchio proprio attraverso quell’immagine, ed era l’immagine del tabellone e del bicchiere…il tabellone e il bicchiere sul cui fondo tutte le dita si trovavano, ma esisteva chi decideva e chi proponeva di iniziare il gioco, perché null’altro era se non il gioco, ma era un gioco che, per chi lo proponeva, avrebbe dovuto soddisfare un’esigenza o un bisogno che in qualche modo turbava la serenità e la tranquillità del quieto vivere di chi proponeva “dai, prendiamo il tabellone”.
Chi si pone al centro dello specchio ha questa funzione, chi dichiara la propria disponibilità, chi dice “mi pongo io”, è proprio quella figura che chiede di portare fuori, porre sul tavolo quel tabellone e il bicchiere e invitare tutti quanti a porre il dito su quel bicchiere, affinché si possa rispondere a domande, a bisogni, e sarà sicuramente la direzione più forte, il peso maggiore, sarà proprio di quel dito che ha dato la propria disponibilità.
In questo modo ancora deve avvenire l’incontro di questo cerchio il gioco. Se per il tabellone le domande, e in modo particolare le risposte, erano scontate e già esistevano nella mente di chi proponeva la propria voglia al gruppo, così sarà per chi si pone al centro dello specchio oggi, in questo nuovo gioco che ci porta ad essere cerchio spiritico.
Dare la propria disponibilità, porre il proprio nome come quello di colui che si porrà al centro dello specchio, non è sufficiente. Colui che desidera essere in quel momento punto focale, coagulo del cerchio, dovrà essere in grado di far si che tutti gli altri pongano il dito loro sul fondo di quel bicchiere affinché possa avere forza di scorrimento sul tabellone…ma per far ciò dovrà essere nella disponibilità di chi si pone al centro dello specchio, un preciso desiderio, soddisfazione di un bisogno che pone davvero vera la propria candidatura.
Capisco che possa essere difficile leggere le presenze che abbiamo avuto in questi ultimi nostri incontri, ma ricordate ciò che ho detto: la possibilità che un’altra volontà e un bisogno maggiore, un desiderio maggiore del vostro venga a inserirsi in questo cerchio, è prevista, accettata, è riconosciuta possibile e questo maggior bisogno crea maggior forza sul dita che si trova sul fondo di quel bicchiere. Ma, così com’era per il bicchiere nel quale movimento voi ponevate l’attenzione per cercare di capire, di comprendere il movimento, oggi deve avvenire per il cerchio, per lo stagno, per il corpo comune. Non esiste una persona che gioca e degli spettatori che verificano la bontà di quel gioco, che analizzino la genuinità dell’immagine posta all’interno di quello specchio, ma è proprio la relazione e la reazione che ognuno di voi ha nel momento in cui avviene il messaggio nel corpo comune, che dà migliore possibilità che lo svolgersi delle lettere che creano la parola, la frase, il senso.
D. (N) le parole del bimbo quindi, non per forza di cose devono essere dirette ad uno di noi?
Sicuramente aderiscono a qualcuno di voi, ma per ciò che è il vostro vissuto, il vostro bagaglio individuale, il vostro bisogno .

Molte volte l’evocazione di un’entità in questo cerchio ha come scopo non il riconoscimento di questa entità, ma , attraverso la provocazione che pone a voi e se voi non siete in grado di reagire a questa provocazione attraverso il confronto, sarà tempo sprecato.
Quali sono i punti nodali dell’apertura dell’intimo vostro? Molte volte sono completamente estranei a ciò che è l’immagine che avete definito di voi stessi, molte volte sono talmente estranei che paiono ostili, che paiono violenti, ma è proprio di quell’ostilità, a volte, di quella violenza che voi necessitate; perché facendo forza su quei punti nodali voi sarete in grado di scalzare quelle che sono le scaglie dure, la corazza.
D. (N) In definitiva, quindi, il bimbo è un provocatore?
Il bimbo non è altro che colui che dà la forza, ma siete voi che indirizzate il bicchiere.
Torno però a ripetere: l’errore – se di errore vogliamo parlare riguardo allo svolgersi di questo gioco – è l’attesa, è credere che qualcuno verrà e darà inizio. L’errore, nel gioco, è quello di pensare che uno giochi e gli altri osservino.
Ma devo dire ancora qualcosa , prima che voi possiate iniziare il corpo comune, riguardo a G.
È importante che lui abbia sentore dell’attenzione che poniamo nei suoi confronti. Il non conoscere molte volte inganna, confonde, urla.

Sia il corpo comune ora, lo stagno. Visualizziamo la catena, sentiamo gli amici che con noi la compongono, percepiamone la forza, la protezione………………………………………………….
Un’altra onda parte dal centro dello stagno, è una vibrazione che ci raggiunge……………………..
Riconosciamo in Fl, questa sera, colei che è di fronte a quello specchio…………………………….

E’ facile capire perché voi vogliate giocare e date la disponibilità a questo gioco…perché questo è un modo per dare sostanza al vostro vivere, parvenza di ricerca, ma non per tutti è così.
Per qualcuno di voi c’è l’occasione di essere protagonista, colui che può permettere, rendere possibile…e, quando due sono così, ecco i primi problemi.
Il bello è andare a cercare spiegazioni, motivi, quando è ben più semplice…o sciocchi…
Una buona dose di protagonismo e, se poi ciò che viene detto dà noia…non ci appartiene, è estraneo, interferenza…o sciocchi.
E’ proprio di questo che hai bisogno? Se (…mancate…) sostanza, attributi, consistenza, spessore, sarebbe ben triste; vuoto sacco che casca a terra.
Ma ci vogliono due mani per sorreggerlo, raccoglierlo, tirarlo ancora in alto e gonfiarlo, il fiato a volte non basta, i fori in quel sacco sono talmente tanti che l’aria fuoriesce da tutte le bande!
E’ chiamare le cose con il proprio nome? Che buffo sentore di sconcerto! Suono fesso di campane… ma la presa in giro va mascherata.
E’ vero che può bastare solo un poco più di forza per dare direzione voluta al percorso di quel bicchiere, credo che acquisire certezza in questa convinzione sia utile, sia capace.
Amo il bicchiere e l’espressione di esso su quel tabellone…

Seguiamo ora l’onda a ritroso. Ci tocca, ci percorre il corpo fino a tornare là, al centro dello stagno. Ringraziamo gli amici che con noi sono stati, grati per la loro presenza……………………………..
Cercate ora di indugiare, prima di uscire da questo cerchio. Indugiate sui vostri pensieri, sensazioni,
date ad essi voce, se desiderate…domanda, risposta… cercate di cogliere ciò che è rimasto, la traccia… La sedimentazione delle esperienze è il processo percepibile per chi desidera, per colui che crede.
Ogni singola particella che si deposita trova uno spazio ad essa predisposto e solamente lei quale tale viene accolta, assestata e coscientemente riconosciuta.

E’ tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.