venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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01 agosto 2007

ventisetteluglio 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Vi è un grande frastuono questa sera, in questo cerchio, ed è strano che voi non arriviate a coglierlo.
Desidero parlarne, ma prima preferisco d’altro parlare, affinché si cheti un pochino il riverbero.
Desidero parlare del gioco e del momento di gioco che avete vissuto la scorsa settimana. Facilmente c’è stato il passaggio tra la posizione dello specchio quale oggetto estraneo, non facente parte del nostro cerchio, a qualcosa di già realmente esistente; lo specchio è divenuto stagno…..lo specchio posto all’interno di questo cerchio spiritico, una superficie riflettente maggiore, che dava la possibilità di collegamento a tutte quante erano le presenze in questo cerchio, fondamentalmente le presenze vostre, di esseri reali, viventi, e la vostra presenza, la vostra attenzione sulla superficie di questo stagno, ha creato delle onde, dei cerchi che hanno creato figure, immagini che hanno distratto la percezione del riflesso che questo specchio avrebbe dovuto portare e che comunque ha portato, legato ad una immagine di estraneità, lontananza…ma è l’inizio.
Dovreste però imparare a chetare la presenza vostra, lasciando attiva, presente, agente quella di colui che si pone in gioco in quel momento al centro dello stagno.
È comunque sbagliato mantenere la riflessione allo spazio, alla superficie dello stagno…riportiamo l’immagine dello specchio come figura ben precisa, reale. Ci aiuterà.
Verrà limitata quella che è la riflessione, lo spazio, l’immagine, ma lo renderà più protetto, personale, comprensibile.
Penso che comunque il bimbo vi aiuterà in questo, sicuramente lo farà.
Desidero parlare ora del frastuono a cui ho accennato prima.
Già qualche tempo fa vi dissi che era importante affrontare l’allontanamento di G…..lui questa sera è di nuovo qui tra di noi, attraverso una provocazione, attraverso un cerchio creato da un sasso che cade all’interno di questo stagno, ma dovete essere in grado di accogliere in voi l’onda propagata da questo tuffo nell’acqua.
G attende qualcosa da noi, G vuole qualcosa da voi e il suo timore rende più concreta la possibilità, rende più genuina la lettura. Fate in modo che sia presente, cercatelo, accompagnatelo perché la sua attenzione è desta in questo momento e il suo desiderio è grande.
G esprime un bisogno grande…portatelo qui con noi in questo cerchio, sia seduto qui con voi, fate in modo che il frastuono divenga comprensibile, fate in modo che divenga voce, parola, espressione. G ha timore, G teme che ciò che gli sta avvenendo sia in qualche modo causato da noi…G ha paura….G ha freddo…..
G ha bisogno di questo cerchio, ma ha ben chiaro in sé che i vostri pensieri, i vostri giudizi nei suoi confronti gli stanno creando difficoltà, urto.
Cerchiamo la catena ora. Facciamo in modo che G sia all’interno di questa catena, un anello; facciamo scorrere energia in funzione di un riequilibrio.
Rallentiamo ora e prepariamoci per il corpo comune. Desidero dirvi, prima di iniziare, di cercare quel bagliore di libertà che si trova dentro di voi…quella possibilità, quel dito libero che è in grado di dare spessore, definizione, esistenza alla possibilità dell’essere libero. Durante il corpo comune cercate di trovare questo varco dentro di voi, aggrappatevi ad esso, darà spessore, certezza, fede alla possibilità.
Ne sono certo esiste, è in voi, possiede il vostro nome, ha le vostre fattezze, le vostre dimensioni, le vostre possibilità, sforzatevi di trovare questa purezza…

Lo stagno ora; è lo spazio che si trova all’interno della nostra catena, uno spazio che ben conosciamo…………………………………………………………………………………
Chiamiamo gli amici che ci aiutino a comporre questa catena, a renderla sempre più potente, protetta……………………………………………………………………………………….
Riconosciamo lo specchio, riconosciamo a N la possibilità di mettersi di fronte a questo specchio, desideriamo che lei lo possa fare, le diamo tutto ciò che siamo in grado per poterle permettere di leggere in questo specchio….

Non so se questo piccolo specchio sia sufficiente per contenere ciò che io sono. La luce è scarsa,i dettagli appaiono sfuocati. Io, che ben mi conosco, so chi c’è riflesso in questo specchio, ma capisco quanto possa essere difficile quanto..quanto margine di errore nella vista di ciò che io sono riflesso nello specchio, possa indurre chi guarda a facile incomprensione.
Maggior luce potrebbe permettere di dare visione più nitida…l’atteggiamento del mio viso,l’espressione dei miei occhi.
Non capisco come si possa pensare che uno ricerchi la malattia, oppure la sofferenza, quale grimaldello per forzare quella porta che all’interno richiude…uscirne quale ectoplasma attraverso le fessure che delimitano la porta chiusa. Io so per certo chi impedisce la mia possibilità di essere….
Vai via! Mi dà fastidio essere toccato….mi hai fatto del male e ancora oggi molte mie azioni sono limitate dalla paura per ciò che è avvenuto. Mi sento incapace, monco, ma ho bisogno della tua presenza…il livido è ancora visibile e ho bisogno che rimanga tale,altrimenti quale giustificazione potrei trovare a questa mia incapacità, a questo mio timore, a questi miei dubbi?
Non mi toccare…già tu lo facesti…
Una cosa che vorrei dimenticare è la tua voce e la presenza opprimente dell’essermi accanto…
Liberami….