venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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25 luglio 2007

ventiluglio 07


Ancora , adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Mi fa ben piacere seguire il vostro dire, il vostro discutere, il vostro cercare di capire, perché mi dà misura della tensione che rende desta la vostra presenza in questo gruppo e la prima immagine che mi sovviene dopo aver assistito , partecipato da attento spettatore al vostro dire, è l’immagine di Gulliver steso a terra e legato da mille e mille fili sottili come ragnatele, che lo costringono all’incapacità di muoversi.
Tanti fili sottili posti da uomini piccoli, insignificanti individualmente presi, senza forza, senza valore, ma tutti quanti assieme sono stati in grado di creare una ragnatela che costringe a terra quel grande uomo, quel gigante che con un solo soffio avrebbe potuto scaraventare, sollevare quella folla di piccoli uomini. Ma è bastato a lui addormentarsi, per cadere di loro preda e sentirsi impotente, schiacciato da legami così sottili, fragili…così fragili..ma che però lo costringono a terra incapace, impotente. Ma è anche vero che se questo gigante cercasse di capire, di comprendere che ogni singolo legame, così fragile, tenue, sottile, basterebbe il movimento di un dito per poterlo scalzare, liberare, senza spingere con i muscoli, con la forza, con la rabbia e la furia di liberarsi…impotente..
Basterebbe che trovasse un dito libero, affinché esso possa spezzare il primo dei legami e permettere ad un’altra parte di sé di affrontare il prossimo legame per passare al successivo e così oltre, fino ad ergersi nuovamente forte, potente e capace, in piedi, ritto nel proprio cammino.
Sono legami innumerevoli che se però affrontati singolarmente possono essere facilmente spezzati per dare energia, forza, libertà nuova all’uomo.
È importante individuare quella parte che è rimasta libera e su di essa fare forza, fino a trovare spazi nuovi, possibilità nuove e su di essi fare leva per proseguire oltre, per giungere all’essere libero, nuovo, in grado di poter esprimere appieno l’abilità, la potenza, la capacità, la possibilità di scegliere, la libertà di vivere.
Ma è più semplice fissarsi sulla complessità della ragnatela, sentirsi avvilire, costretti a terra….ma non è il nostro caso, certo.
Sono felice che qualcuno di noi sia in grado di cogliere la traccia preziosa che C ci ha donato; vorrei invitarvi ad approfondire sempre più e sempre meglio l’importanza di questa traccia, di ciò che è stata C in questo cerchio e di ciò che C con fiducia attendeva da questo cerchio, e di ciò che C certamente ha ricevuto da questo cerchio.
Io accanto a lei ho percepito la gioia e la certa preparazione che ha accompagnato questo passaggio.
Io credo che l’amica C abbia raggiunto l’obiettivo che si era prefisso; la malattia, per quanto penosa sia stata, è stato lo strumento che le ha permesso di realizzare il suo intendimento. Attraverso la malattia ha posto l’immagine di cui aveva bisogno, ha posto la dimensione che C agognava, l’ha posta al centro dell’essere con gli altri e ha permesso di tranquillamente scalzare quelle maschere che tutti quanti gli avevano disegnato sul viso. Non erano più neanche oggetti estranei al suo fisico, ma era qualcosa che gli era disegnato a pelle sul proprio corpo, ed era una maschera che impediva la visione completa, il riconoscersi, e io credo che la malattia abbia avuto questo ruolo chiaro..lucido.
Disegno, immagine…quando l’uomo è incapace di scalzare quei legami che limitano il suo libero agire, crea delle condizioni, dei disequilibri che possono portare dolore, sofferenza, malattia..morte.
Cerchiamo, attraverso la ricerca, di poter evitare, di poter prevenire questa incapacità; io credo che l’uomo, nel suo essere terreno, debba liberamente esprimere la sua indole, il suo desiderio, il suo obiettivo. Sicuramente giungerà alla realizzazione del proprio disegno, sia esso attraverso una libera scelta ed un libero agire attraverso il riconoscimento della strada, della via, ma se così non avverrà, ci sarà qualcosa che porterà comunque, traumaticamente, al raggiungimento di questo obiettivo.

Non esiste scampo al fatto che l’uomo giungerà alla realizzazione del proprio essere libero, originale. Nessun dubbio, nessuno scampo.
È nel tribolare dello svolgersi di questa vita che avviene il passaggio, il divenire; la ricerca può portare a far sì che questo cammino sia cosciente, libero, scelto.
È per questo motivo che io credo che ogni essere cosciente debba ricercare il modo, il tempo, la traccia…possa coscientemente scegliere per poterla raggiungere; è per questo, io credo, che noi qui dobbiamo perseguire questa ricerca, questo trovare, cercare, scoprire, ergersi in piedi liberi dalla ragnatela dei mille legacci che a terra costringono l’uomo che si addormenta.
Ritrovare forza, vita, potenza ed esprimerla, riconoscendola come propria, è la realizzazione del perfetto svolgersi dell’esatto cammino.
Ripeto: comunque chiunque giungerà all’Essere originale. A noi scegliere la via più proficua.
L’essere cosciente è in grado di cogliere, di avere precisa misura di quello che è il proprio strumento materiale attraverso il collegamento tra ciò che è l’insieme delle tre componenti.
Si può avere esatta misura e precisa regola per il flusso energetico, fisico e spiritico dell’uomo. La malattia non avrà spazio, la sofferenza non avrà luogo…ma se non sarà l’individuo in grado di esprimere questa libertà cosciente, forte, primaria, altri mezzi che il Disegno prevede e stabilisce porteranno al Punto originale….a volte oscuri, incomprensibili e inaccettabili, ma certi nella propria direzione.
La ricerca ha questo scopo: rendere l’essere padrone delle proprie tre componenti e nell’armonia di esse poter camminare fino all’obiettivo prefisso, certo.
Lo scontro fra le tre singole componenti è un gioco molto antico; il continuo costringersi a scegliere fra una volontà e un bisogno, il continuo lottare tra ciò che dovrebbe e ciò che si vorrebbe logora, porta allo spreco delle energie, porta ad un fluire sconsiderato e sconclusionato dell’agire.
L’armonia attraverso il riconoscimento, attraverso il possesso, l’agire attraverso un preciso motivo, porta ad una vita armonica, serena, integra.
Nella mia esperienza terrena la dualità fra ciò che era la visione colta nella grotta di Qumran e quella che era la mia missione scelta dai miei studi, dalla mia mente, dal mio credere, ha portato ad uno scontro che mi portò alla morte violenta, alla quale però oggi do senso e grato sono a quella pira…ma voglio comprendere, voglio riappropriarmi di quella che è stata l’occasione da me persa.
È certo che non con la morte termina il cammino.

Smettere di pensare, l’arrovellarsi è inutile….è di una mente arsa………………………………….
Cogliere la perfezione da spettatore è godere dell’esperienza altrui. Non sia per voi, amici cari.

Il corpo comune ora. Visualizziamo lo stagno, il nostro spazio di pace, il nostro luogo conosciuto…………………………………………………………………………………………
Una seconda onda parte, è una vibrazione………………………………………………………..
Diamo energia ad essa, disponibilità, forza….diamole anche indirizzo.
Sia per N questa sera, come da lei voluto…………………………………………………………

….io sono un bimbo, un bimbo che non pensa perché non ha motivo di farlo, non ha scopo, se non giocare. È proprio questo mio essere bimbo che mi dà capacità, abilità.
Per me è facile pormi di fronte a quello specchio e guardare in esso. Sicuramente il primo passaggio per questo ruolo è la decisione…ha da essere presa, è improrogabile, altrimenti il gioco ristagna, non passa oltre, non si acquisiscono punti ulteriori, capacità, forza, abilità per il passaggio successivo…il continuo cercare motivo per non decidere logora, consuma, spreca.
Obiettivi sono chiari, possibilità accessibili.
Sì, di ragnatela si parlava…è possibile intravederla, la luce che lo specchio ritorna rende questi fili bavosi bene evidenti…ma dove sono finiti quegli omini che li hanno stesi?


Io credo sia possibile intravedere gli effetti di questo “non decidere”, misurarli, capire dove potrebbero giungere, quali danni creare.
Di sicuro l’abilità al gioco calerebbe…di sicuro questi effetti non possono che aumentare…daranno motivo in più, però, per giustificare l’incapacità, l’impossibilità e l’impotenza. Giustificazione che allontana l’obiettivo della scelta, lo rende meno possibile, meno logico, meno appropriato.
È facile anche dare maggior peso a questi effetti, renderli più evidenti, renderli evidenti in modo particolare a chi ci sta attorno, quasi a giustificazione…perché è chiaro che era comprensibile che avessi la possibilità di scegliere, era comprensibile anche agli altri oramai, non vi è dubbio.
Ma sempre più lontana diviene la possibilità…e la rassegnazione monta….

Seguiamo l’onda a ritroso…ci tocca, ci muove, ci supera fino a tornare al centro dello stagno, in un punto sempre più piccolo.
La superficie dello stagno ora è calma, piatta, tranquilla, uno spazio di pace dove tranquillamente rilasciare ogni tensione………………………………………………………………………………
Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati della loro presenza.

È tempo, è tempo per me ora di terminare. A voi tutti il mio saluto, arrivederci.