venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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05 luglio 2007

ventinovegiugno 07

Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Io credo, io penso che cercare di voler comprendere, capire a tutti i costi, prima di iniziare a giocare, sia perdere tempo, sprecare energie. Vi ho parlato di un gioco, un gioco che il bimbo è in grado di condurre, ma ha bisogno di voi, affinché il gioco possa svolgere, possa essere.
Cercare di comprendere a tutti i costi prima di iniziare, prima di voler partecipare a questo gioco, non serve a nulla se non a rallentare, a ritardare quello che è l’inizio del gioco.
Ho cercato di dirvi nell’ultimo messaggio che quando Emanuele parla di sé, dà un nome a quell’immagine che viene posta al centro di quello specchio, e nel momento in cui la mia voce esprime ciò che Emanuele fu, impedisce la visione di quello che c’è dietro ad Emanuele e questo dovrebbe chiarirvi molto ciò che è lo spirito di questo gioco. Per poter essere voi in grado di poter vedere l’immagine riflessa dallo specchio e non solamente sentire la voce di chi al centro dello specchio si pone in quel momento, voi dovrete sporgervi affinché possiate vedere ciò che lo specchio riflette, altrimenti vedrete solamente le spalle di colui che si pone di fronte allo specchio e impedisce la visione di esso.
Sporgervi….cosa vuol dire sporgervi? Vuol dire fisicamente porsi al di fuori, al di là, a fianco di colui che in quel momento è posto al centro dello specchio. In questo caso, in questo momento, Emanuele che sta parlando.
L’immagine che si pone al centro dello specchio è il filtro, vi ho detto, è la velatura, è l’impedimento per la reale visione, ma per voi è indispensabile….per voi, senza una voce che parli, senza uno svolgersi di un messaggio, è difficile creare un cerchio spiritico, avere un corpo comune.
Rimane fondamentale che ci sia una traccia che leghi le vostre attenzioni e il vostro essere fisicamente qui, in questo cerchio. Ma è giusto che sia così, non è poi così importante; era una mia provocazione, quando vi dissi “bene sarebbe che la mia voce si chetasse”….ma perché la mia voce si cheti e possa continuare la ricerca e il lavoro in questo cerchio, ci vuole comunque che una voce esprima un concetto e una trama. Lo sporgersi a lato della mia schiena vuol dire in qualche modo proporsi quale filo conduttore e il bimbo è il vostro strumento, il vostro alibi, il vostro mezzo affinché questa voce continui a dipanare trama in questo nostro trovarci assieme.
È perciò che desidero che voi giochiate….e il gioco però prevede che ci siano dei ruoli precisi, come ha sempre previsto comunque che questo cerchio avesse delle componenti con dei ruoli precisi, che sono sempre stati fuggiti in qualche modo…rifiutati, allontanati.
Era sufficiente che ci fosse una voce, un mezzo che esprimesse la traccia, il motivo, il filo conduttore del nostro essere assieme. Tempi maturi affinché questa traccia divenga più soggettiva, estranea da quello che può essere lo spirito guida di un cerchio…ma estranea perché diversa, non perché posta al di fuori di questo cerchio.
Se colui che conduceva questo nostro essere assieme aveva senso nel momento in cui l’obiettivo era ben definito, la malattia di C, il desiderio di accompagnare, sollevare, amare C, oggi è diverso.
Oggi l’obiettivo è diverso…e l’obiettivo è diverso perché non esiste obiettivo, non esiste obiettivo definito, e perché questo cerchio possa continuare nella sua ricerca, è indispensabile che si trovi una nuova traccia da seguire. Non può essere Emanuele, non posso essere io; io ho bisogno del vostro agire.
Quante e quante volte vi abbiamo detto che noi esseri disincarnati abbiamo bisogno del vostro agire! L’esprimere il mio libero arbitrio è cessato nel momento in cui ho deciso di partecipare a questo cerchio; non posso diversamente esprimere il mio libero arbitrio se non accettando di essere facente parte di un cerchio di esseri incarnati che ancora sono in grado di agire e indirizzare il proprio agire…ciò che è chiesto a voi, oggi, qui, in questo cerchio.

Io mi pongo ancora al centro di quello specchio, ma se non troveremo modo per voi di potervi sporgere affinché l’immagine divenga chiara, difficilmente questo cerchio avrà un futuro.
Giocare…il bimbo…venerdì vi esortai ad essere bimbi curiosi, bimbi desiderosi di vincere questo gioco, e la vittoria in questo gioco è trovare la traccia, lo svolgersi, e – perché ciò possa avvenire – trovare il ruolo di ognuno di voi all’interno di questo gioco.
Assisto alla vostra presenza – molte volte passiva – in questo cerchio, in attesa di qualcosa che non capisco cosa sia; non credo che possa giungere illuminazione, magia, miracolo, esentandovi dal porre traccia, desiderio, volontà. Se attendete qualcuno che ponga obiettivo e modo per raggiungerlo, ripeto, sarà difficile avere un futuro per questo cerchio.
Avverrà qualcosa d’altro, probabilmente, un’urgenza..un richiamo d’attenzione..un grido ancora che vi porti ad essere nuovamente corpo comune, ma sarebbe aver perso ancora un’occasione…..
Il gioco allora, il bimbo…e voi con lui.
Io quando venerdì vi dissi che sono in grado di percepire la vostra tensione e la vostra presenza in questo corpo comune, è reale, intravedo possibilità di intuizione da parte di qualcuno di voi, capacità di lettura, ma il timore rimane grande, e il timore è quello di esporsi al di là delle spalle di chi è posto in quel momento al centro dello specchio.
L’intuizione deve avere un nome, la capacità di lettura deve avere un oggetto; è il timore di scatenare giudizi e, tanto peggio, pregiudizi, che limita la vostra azione…
Siamo ancora in attesa a pochi palmi da quella soglia che voi credete di avere già superato, ma C
è aldilà di quella soglia….
Il gioco allora, e sentirsi facenti parte di questo gioco, con un ruolo preciso, forte, capace e in grado di potervi far vincere. In questo gioco tutti quanti voi potete vincere e può vincere il cerchio, può vincere la ricerca; ma si può anche perdere, ed è questo che vi spaventa: rendere manifesto, evidente questo perdere che vi frena dall’esprimere ciò che è la visione, l’intuizione che si affaccia al vostro essere cosciente.
Quando vi dissi che stiamo cercando di utilizzare strumenti semplici, facili, comprensibili è vero, è reale…ma tanto più sono comprensibili tanto più per voi è difficile afferrarli, impugnarli e rendervi visibili impugnando questi strumenti.
È possibile leggere ciò che avviene, così come lo faccio io, ma io lo faccio perché sono da voi riconosciuto inoffensivo per quanto riguarda il mio giudizio, rimango una voce che ha dei tempi, dei modi, non invade, non s’impone, non ci segue. Il compagno del cerchio è reale, presente, vigile; eppure credo sia facile dare voce all’intuizione e alla visione.
Proverò ancora una volta io a sporgermi da quelle che sono le mie spalle; ma io posso, non sono uno di voi, non sono un incarnato, posso permettermelo.
Mi sporgerò e cercherò di leggere ciò che sono in grado….cercherò di leggere perché G si è allontanato da questo cerchio e che probabilmente tutti quanti voi avete compreso ma non volete affrontare, fare vostro.
G ci ha dato la possibilità, ci ha offerto, ha ceduto affinché noi potessimo leggere ciò che G è e qual è il suo ruolo, qual è il suo gioco, qual è la sua traccia, qual è il suo intendimento e, attraverso il suo andare via, ci ha permesso di togliere quella che era l’immagine che lui poneva sempre e sempre all’interno di questo cerchio. Ci ha dato la possibilità di aggirarla e noi non lo abbiamo fatto, abbiamo subito il suo andare, allontanando la sua richiesta di aiuto….cosa siamo in grado di fare per lui, amandolo….
Ma riportiamo la sua immagine al centro dello specchio, la sua visione che limita, filtra, ci impedisce di vedere qual è il lato vero, quello che lui pone verso lo specchio….ma se noi rimaniamo alle spalle sue, saremo in grado di vedere solamente ciò che lui ci permette, quale faccia ci offre, e ci accontentiamo di ciò, timorosi di poterci esporre ad una lettura che porti un nome riconoscibile.
Vi dissi, qualche volta fa, che il coinvolgimento che porta alla comunione del corpo comune parte da livelli ben più profondi di quelli che sono l’essere spirituale dell’uomo, ma parte da legami che sono correlati, allacciati a quella che è la parte fisica, è il collegamento tra questa parte fisica e quella mentale – che sono i sentimenti, le emozioni – noi temiamo di essere riconosciuti nella nostra visione e il timore è dato dalla possibilità di aprire un varco, ponendoci, sporgendoci dall’immagine posta al centro dello specchio.
Ma per sporgerci dobbiamo avere un nome: il mio è Emanuele e da molto tempo sono con voi.

Lo stagno ora…che cheti la mia voce….
Visualizziamo la catena, cerchiamo gli amici che con noi la compongono, cerchiamone il viso, chiediamo loro aiuto. Dal centro dello stagno parte un’onda……………………………………
Una seconda onda parte, un’onda sonora, una vibrazione………………………………………

Io sono ben certo che ciò che mi manca voi possediate, ma ben difficilmente ve ne priverete, perché già avete creduto, sentenziato, deciso….ma io rimango tale a ciò che sono, con la carenza che rode.
Io ho ben chiaro ciò che mi manca e certo sono che voi lo possediate.
Non voglio pregare chi può, ma chi può deve essere anche in grado di comprendere il mio bisogno, perché altrimenti realmente non può, e io mi sbaglio….
Io non ho nulla di cui privarmi, senza afflosciare questa struttura che mi sorregge e ciò che potrei offrire non verrebbe considerato alla guisa di qualità, di cosa preziosa…ma io ben certo ho misura della qualità della parte mia che posso offrire, ma sempre dovrà continuare questa incapacità di vedere?
Io sono ben certo di ciò di cui ho bisogno e sicuro sono che voi lo possediate, ma se realmente potete, dovete essere in grado di comprendere, senza che io preghi dono.

Seguiamo ora l’onda che a ritroso torna e ci tocca nuovamente, fino a tornare al punto al centro dello stagno. La superficie è nuovamente tranquilla, è uno spazio di pace dove abbandonare tensioni e trovare sollievo.
Cerchiamo gli amici che vogliamo aiutare e portiamoli qui con noi, al centro di questa catena. Cerchiamone il viso, chiamiamone il nome e abbracciamoli forte….

È tempo…è tempo per me ora di terminare.

A voi tutti il mio saluto, arrivederci.