venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

30 maggio 2007

venticinquemaggio 07

Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Cerchiamo di capire bene assieme ciò che sta avvenendo in questo corpo comune e ciò che questo gioco sta cambiando; sta dando nuovi particolari, definizioni maggiori.
Esiste un limite, un limite fisico ben preciso in questo cerchio, io credo, ed è dettato dalla scarsità delle presenze. In fondo la mancanza di C ha creato questo vuoto e proprio questo vuoto ha da essere colmato, perché è importante, perché ha senso, perché crea energia, crea movimento, crea spazio libero.
Attraverso questo nuovo modo di fare il corpo comune stiamo anche cercando di dare maggiore consistenza a questo cerchio, a questa catena, per cui vi invito a non leggere semplicemente le voci che vengono e si presentano all’interno di questo specchio come una trasposizione vostra, ma anche come presenze diverse, come individualità diverse in qualche modo, che vengono ad arricchire, a dare maggior peso, maggior consistenza, a creare anelli nuovi.
Sono comunque anelli che hanno un collegamento ben preciso con le vostre individualità…sono, in fondo, legami profondi che legano queste nuove voci a ciò che voi siete, alle presenze vostre all’interno di questa catena. Legami profondi, affinità, facili riconoscenze; però non cercate solamente di caricare in voi queste nuove voci, queste presenze, ma cercate anche di contrapporvi e confrontarvi, ecco – forse contrapporvi è il termine sbagliato – confrontarvi con queste nuove presenze all’interno di questo cerchio, confrontarvi anche nella diversità, cercando uno scambio, cercando una…comprensione nella diversità.
Questo è solo un modo, chiaramente…anche la possibilità comunque di leggere all’interno di ognuno di noi, di voi, queste presenze, queste comprensioni, è utile…e se avviene, ben venga e che sia, che divenga palese. Comunque è un modo per portare peso, per portare anelli nuovi – ho detto – a questa catena che è il nostro corpo comune, portando nuovi punti di vista che ci aiutino a riflettere, che ci aiutino a mettere anche in discussione ciò che è il nostro modo di vedere e di concepire quello che è il metodo della ricerca, lo svilupparsi, il modo e l’obiettivo.
In fondo l’obiettivo è la cosa più difficile da arrivare a definire, l’obiettivo comune per un cerchio, in modo particolare oggi, in questo cerchio, quando ci è stato tolto quello che era il coagulo che era rappresentato dalla malattia di C.
Non diamoci pensiero, però, a cercare di definire precisamente e condiviso da tutti quanti un nuovo obiettivo…non è importante per oggi, verrà da solo, sarà facile riconoscerlo, intravederlo…con sfumature diverse, con forme, suoni diversi, con colori diversi…ma diverrà comune nel momento in cui ci sentiremo nuovamente cerchio solidale, catena forte.
Il gioco del bimbo serve a scrollare un pochino, a misurare, a dare stimoli nuovi, sensazioni, confronti. Così come avviene per voi, anche per me il confronto con queste nuove voci e con queste nuove immagini all’interno dello specchio, è utile, fattivo. Sicuramente per ciò che è il mio modo di pensare e di credere, l’obiettivo è quasi indispensabile, ma io mi chiamo Emanuele e ciò che è Emanuele oggi è stato il prosieguo di una vita, di una carriera – possiamo anche chiamarla missione – che mi ha portato ad essere così come sono io oggi e anch’io, come Marika, sarò presente, il mio peso sarà reale e graverà su quello che è il peso di questo corpo comune, nella sua decisione.
Io vi dissi che si torna nuovamente a proporre l’uso del libero arbitrio…ed è vero.
Se fino a poco tempo fa, quando la presenza della nostra amica C all’interno del cerchio era ancora, il libero arbitrio era stato abbandonato, non vi erano dubbi su quello che doveva essere l’obiettivo, lo sforzo, l’azione.
Oggi ci è stato tolto ciò…e benvenuta questa privazione, io credo.


Cerchiamo il corpo comune. Visualizziamo lo stagno, il nostro luogo magico dove ritrovarci per poter creare questa catena che chiuderà questo corpo comune, una catena forte, protetta, una catena ricca, numerosa…………………………………………………………………………………….
Dal centro dello stagno parte un’onda che si avvicina sempre di più ad ognuno di noi e tocca tutti quanti allo stesso modo e nello stesso tempo………………………………………………………
Una seconda onda parte dal centro dello stagno, è una vibrazione che arriva a toccarci, cerchiamo di fare spazio affinché possa agire all’interno di noi, a divenire suono, voce, lasciamola indugiare dentro di noi, non opponiamole resistenza…………………………………………………………

È vero, ha ragione Emanuele, è più bello ad essere in tanti, il gioco diviene più interessante, complesso, con più possibilità, con più soluzioni, con più intoppi, difficoltà…ma io cerco di portare amici con me e, attraverso quello specchio, farli giocare con noi.
È Abel il mio nome e sono con voi da tanto tempo, ma è difficile però vedermi.
Io ben difficilmente salirò su quel piedistallo, ma sono capace e sono in grado di permettere a uno , più che a un altro, di salire là sopra, facendogli scaletta oppure spostandogli quello che è il basamento, nel momento del balzo. Io sono capace in questo e sono capace perché so chi deve salire là sopra, perché io non ho dubbi su ciò che deve venire detto, affinché tutti quanti possano sapere cosa fare. Ci sono delle regole, checchè ne dica Marika, e le regole vanno seguite, perché perdere tempo non ha molto senso.
Io mi ricordo l’affermazione che in fondo mi appartiene e, chi l’ha detta, è perché io gli ho permesso di salire su quel piedistallo in quel momento in cui ha affermato quella frase…quella frase che diceva “ esiste un’economia nell’uso delle energie “ e le energie non vanno sprecate, non vanno buttate, ma vanno utilizzate per ottenere qualche cosa di logico, utile, buono, e quando vedo che vengono sprecate malamente, io…non posso consentire che ciò avvenga… e allora il mio essere parte del gioco mi dà la possibilità – proprio perché sono così vicino a quel piedistallo – di far salire più che uno l’altro, affinché ciò che viene reso palese, comprensibile e trascritto, vada nella direzione che io credo sia la migliore, la più buona.
Io credo che questo mio ruolo sia utile…necessario anzi, al lavoro di questo cerchio e non devo avere dubbi prima dell’azione, prima della scelta di chi permettere la salita su quel piedistallo.
È importante che non venga sprecata energia ; ha valore, è preziosa, ed è anche vero, può permettermi di arrivare là dove credo che sia giusto che io possa, perché io là desidero arrivare, non voglio semplicemente passare oltre. Anch’io – come credo sia per Marika – non sto bene nella condizione in cui oggi mi trovo; desidero cambiare, desidero prendere quella decisione che mi permetta di essere diverso da ciò che io sono oggi…ma so bene come vorrò essere per essere meglio di come sono oggi, non mi è sufficiente passare oltre per cambiare la mia condizione, che mi dà sofferenza e infelicità, insoddisfazione.
So per certo che, da solo, non potrò mai fare questo spostamento fisico, come dice l’amica Marika; ho bisogno di questo cerchio e ho bisogno che la scelta sia nella direzione che io ho intravisto.
E se comunque il movimento sarà buono, utile per me, lo sarà anche sicuramente per chi verrà con me, non vi è dubbio; come può essere diversamente? Certo…ne sono convinto.
L’immagine in quello specchio copre completamente la vista di ciò che è riflesso in esso, perché io mi pongo in primo piano affinché non sia visibile…
Esistono delle regole ed è giusto che ci siano.

D. (N) Siete in molti, davanti a quello specchio?
Siamo in molti davanti a quello specchio. Ognuno di noi, di voi, singolarmente, porta qui in questo gioco talmente tante di quelle presenze che affollano lo spazio. Alcune di queste presenze legate a filo doppio alla vostra anima… a volte non lo sono a ciò che è la vostra mente, a ciò che è il vostro corpo, non sono da essi riconosciute, vengono allontanate, quasi rigettate…ma il legame è profondo e se la presenza completa di uno di voi è tale, una folla porta con sé.

Non voglio sentire astio nei confronti del mio modo di essere in questo cerchio, non lo potrei sopportare.
Io so che se fosse palese, il mio disegno non sarebbe accettato, ma so che se avrò la pazienza di fare così come ho fatto fino ad oggi, la bontà di esso sarà anche a voi chiara.
Ma tu temi di essere respinto o senti di esserlo?
So che lo sarei, se la mia immagine fosse più nitida.
Perché credi che ti potremmo respingere?
Perché le vostre volontà sono forti, anche se , a volte, sono cieche e non hanno visione precisa di ciò che cercano.
Il passare oltre è solamente superamento di una condizione momentanea, ma è indispensabile definire ciò che c’è oltre, affinché questo passare oltre divenga possibile da realizzare, altrimenti, passato questo oltre troveremmo un’altra situazione dalla quale non ci sarebbe scampo,se non passare ancora una volta oltre.
Conosco bene questa sensazione di vivere nell’insofferenza, nell’insoddisfazione, ma ho imparato anche a mie spese e sicuramente a mie spese, come sia indispensabile capire ciò che c’è oltre e io credo di averlo intravisto. L’unico mio handicap è di non poterlo realizzare da solo, ma debbo portare con me tutti coloro con i quali sono legato, siano essi mia individuale presenza, oppure condizione necessaria al mio cambiamento, oppure forza, sostegno, strumento.
Sei nato anche tu qui, con noi, o hai già vissuto?
Sono con voi da sempre e definire” aver già vissuto” è inutile perdita di tempo; io appartengo a questo cerchio e nessuno deve metterlo in dubbio.
Io non posso essere posto al di fuori di questa stanza, io già ci sono.
Ma noi non abbiamo mai posto nessuno al di fuori di questa stanza….
Credo che non sareste neanche in grado di poterlo fare.
Tu puoi aiutarci a intravedere quell’oltre?
Senza di me non sareste in grado…e ciò è vero, com’è vero che io mi chiamo Abel.
Me ne vado ora…

Visualizziamo nuovamente la catena, sentiamo l’energia che la percorre, lasciamoci colmare da essa, per poi cederla all’amico che accanto a noi si trova.
Seguiamo ora l’onda a ritroso verso il centro dello stagno, essa nuovamente percorre il nostro corpo, fino ad allontanarsi per tornare al centro dello stagno dal quale era partita, per divenire punto, fino a scomparire. La superficie dello stagno ora è calma tranquilla.
Abbandoniamoci a questa tranquillità, a questa pace, cediamo le tensioni che abbiamo accumulato, poniamoci disarmati, sguarniti.
Ringraziamo gli amici che sono stati con noi in questa catena del corpo comune, grati della loro presenza, del loro aiuto.
Cerchiamone di nuovo il viso, chiamiamone il nome.

È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.