venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

24 aprile 2007

ventiaprile 07


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

È giusto che io risponda alle vostre domande e cerchi di motivare la mia richiesta di non cercare C in questo periodo. È giusto, è vero e desidero farlo.
Pensavo di averlo già in qualche modo spiegato, ma probabilmente è il caso di chiarire meglio questa mia richiesta e questa mia spiegazione. Io credo che sia importante che la morte di C e la mancanza di C abbia da essere misurata per ciò che è rimasto qui, in questo cerchio…per il vuoto, per quello spazio vuoto – così come l’ho chiamato – che C ha generato innanzitutto in questo cerchio, ma anche in ognuno di voi singolarmente, e credo sia importante, sia giusto che ognuno di voi vada a lavorare propriamente su sé stesso, più che distrarre la ricerca…cercarlo.
C come persona, come entità, come voce, come spiegazione, come motivo.
Credo che sia questo il motivo per cui ho chiesto di non cercare C; non credo…sono certo, perfettamente convinto che voi non potreste creare problemi a C - nel cammino che in questo momento lei sta facendo – attraverso il desiderio di evocazione. Questi sono parametri che appartengono al vostro modo di vivere da esseri incarnati, da umani che camminano, parlano, ascoltano, pensano…non per C.
C. è accudita…C è pronta, e io non avrei, se fossi in voi, timore di poterla distrarre in questo suo momento, attraverso la vostra ricerca o non ricerca…ma credo sia utile, importante per voi e per questo cerchio, di verificare, di misurare, di sondare questo spazio vuoto che è rimasto, questa mancanza, e non credendo che questa mancanza, questo spazio vuoto possa essere nuovamente colmato attraverso l’evocazione di C. Non può avvenire in questi termini.
C vi ha fatto un dono attraverso la sua morte, e questo dono va scartato, va aperto, va ammirato, va misurato, va impugnato, va riconosciuto. È per questo motivo che io credo sia meglio non cercare C in questo tempo, in questo periodo.
Può essere anche discussa questa mia opinione, questa mia richiesta; può essere anche cambiata, non vi è dubbio. Io sono anello di questa catena, paritario come ognuno di voi.
Il mio consiglio, il mio apporto a questa catena è la motivazione di questa mia ricerca; cerchiamo tutti quanti noi di lavorare sullo spazio vuoto che C ha lasciato in questo cerchio, cerchiamo di riconoscere la bontà del dono, il valore del dono, e ciò che potremmo fare di questo dono che abbiamo ricevuto. Se distraiamo la mancanza che sentiamo dentro di noi, se distraiamo l’attenzione da questo vuoto, da questo spazio vuoto, cercando di colmarlo con un palliativo che potrebbe essere la voce di C, non dico che non possa avvenire ciò, ma perderemmo occasioni preziose, perderemmo il dono che ci è stato fatto.
La morte di C è preparazione alla morte per noi – mi metto anch’io in questo “noi”, anche se sono da tanto tempo morto - , in un cammino che sto condividendo ancora con voi, esiste motivo, perché io sto ancora preparandomi alla morte….perché la morte è una maturazione, è un’evoluzione, un’accettazione, un riconoscimento, un dono che va riconosciuto come tale.
È perciò che desidero che questo disequilibrio creato dalla morte di C sia ancora reale, concreto, che sia reale disequilibrio all’interno di questo cerchio. Non colmiamolo, ma traiamone frutto cercando motivo, spirito, energia che vada a colmare questo spazio vuoto lasciato. E colmare questo spazio vuoto lasciato non vuol dire in qualche modo abbandonare, dimenticare…tutt’altro…ma trarre buon frutto dal regalo che ci è stato fatto, dal dono prezioso che è qui, in questo cerchio.
È questo l’unico motivo per cui vi ho chiesto di non cercare C in questo tempo, in questo periodo.

Ancora desidero chiarire alcune cose in merito alla visione sgombra. È importante che io riesca a completare un poco meglio ciò che vi ho detto.


La visione sgombra è davvero una sensazione di forza molto grande e, quando parlo di visione sgombra, è la seconda visione sgombra dopo aver preso coscienza di quella che è stata la vita dell’essere incarnato e dopo aver tratto frutto da questa visione.
Il passaggio successivo è quello di cogliere i frammenti che adesso siamo…adesso, da esseri disincarnati, siamo in grado di individuare, riconoscere.
Visione sgombra è affermare appartenenza di tutti questi frammenti che riusciamo a cogliere; sono frammenti che appartengono alla bontà, ma anche alla cattiveria, appartengono alla gioia ma anche al dolore…così come quando vi parlai del tutto e del contrario di tutto.
Quando hai visione sgombra sei in grado davvero di coglierli, ma questo coglierli non porta ad un giudizio di essi, ma porta ad affermare ancora una volta il libero arbitrio. Il L.A., ve l’ho già detto, non appartiene solo all’essere incarnato, ma appartiene ancora anche a noi e in qualche modo noi lo esprimiamo e continueremo ad esprimerlo anche nel momento in cui saremo in grado di cogliere il tutto ed il contrario di tutto attraverso la visione sgombra.
Noi saremo in grado di utilizzare il L.A. leggendo ciò che saremo in grado di cogliere, tutti questi particolari che diverranno chiaramente leggibili…il L.A. sarà ancora capace e pretenderà di giudicare ciò che l’essere sarà in grado di vedere in quel momento. È qui che nasce un’ulteriore difficoltà, ed è forse proprio il momento che sto vivendo io.
Il riconoscere di questi singoli particolari porta ancora una volta, se non a giudicarli, a leggerli con attenzione, cercando di discernere il valore. Il gradino successivo, il passaggio successivo, sarà comunque coglierli e dichiarare appartenenza su ognuno di essi.
Noi saremo in grado di tornare a far parte di ciò che era l’originale nel momento in cui saremo in grado di accettare, di cogliere, di riconoscere come facente parte di noi tutto ciò che saremo in grado di vedere. Io non so se esiste un termine ultimo, una fine di quella che è la ricerca e l’evoluzione dell’uomo, dell’individuo, dell’essere…
Quando vi parlai dell’esplosione che il cogliere ogni particolare, l’essere in qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo ed essere chiunque, non è il fine…non è la fine ma un ulteriore passaggio.
L’esplosione in qualche modo ha un’evoluzione temporale e lentamente va a scemare; quando tu sarai stato in grado di cogliere tutto, ti troverai di fronte a questo tutto che sei stato in grado di cogliere……a quel punto, di nuovo, ancora il libero arbitrio giocherà su quel cursore….
E’ per quello che mi è facile essere vicino a voi e arrabattare…
Per ciò che voi è la mente, per me è qualcosa d’altro in questo momento, indubbiamente…è una porzione, è un dettaglio ulteriore che definisce sempre meglio il L.A. e l’espressione di esso.
Quello che sto dicendo appartiene al mio stato di oggi, al mio essere Emanuele, e forse un po’ meno a ciò che voi siete, ma per essere con voi io devo essere ciò che sono e permettere la visione di ciò che io sono, abbandonando distorsioni, filtri…
Vorrei parlarvi ancora anche del bambino.
Il bambino è nato qui, all’interno di questo cerchio, è una vostra e una nostra creatura, ci appartiene, lo abbiamo generato. Cercate di coglierne presenza dandogli spessore, volume, consistenza. È qui, è reale, e la sua voce è tanto più chiara quanto più è serrato il gioco del corpo comune, la catena che gira attorno a questo stagno. Date voce a questo bambino; è in grado di esprimere tranquillamente ciò che è, ciò che coglie e ciò che vede e ciò che pensa di vedere o ciò che pensa di sentire. Sente con le vostre orecchie, vede con i vostri occhi e percepisce con la vostra pelle, che è la vostra, chi gli sta attorno. Sentitelo come vostro…ora…è nato qui.

La paura della morte è un altro tema che dovrà esservi caro e che dovrà continuamente essere riproposto; abilmente l’allontaniamo, abilmente ancora io l’allontano…non ancora ho accettato il fatto che possa essere un dono prezioso, potente, capace.
La paura della morte svestitela..rendetela scarna nel suo essere nudo. È in voi, vi appartiene, fate in modo che divenga patrimonio comune, bagaglio comunitario, forza e stimolo per tutti.
Esprimerla è prepararsi, esprimerla è attrezzarsi, esprimerla è liberare peso…

È vero, potrebbe essere utile non solo fare una nota, un elenco di chi non vorremmo accanto a noi alla nostra dipartita, ma sarebbe anche utile provare a fare un elenco di chi vorremmo accanto a noi al nostro capezzale. Questo ci porterebbe a credere, ad avere fede che l’amore possa travalicare ciò che è il limite della morte, e io credo sia possibile…perché è vero.

Il nostro stagno ora. La catena che attorno ad esso si consolida, diviene forte, protetta, capace.
Sentiamo gli amici che con noi la compongono, sentiamone la presenza, il desiderio…..
……………………………………………………………………………………………………
Era più bello quando c’era il tavolo. Innanzitutto ci legava tutti quanti…c’era qualcosa di solido, pesante, concreto tra di noi. Era più bello anche quando c’era il bicchiere, anche se il dubbio che la forza che ponevo sopra quel bicchiere, su quel fondo di bicchiere, a volte fosse un po’ eccessiva; però almeno c’era qualche cosa di concreto sul quale tutti quanti mettevamo la mano e creavamo contatto.
Oh, l’ho pensato tante volte, di quanta forza ci sarebbe voluta per mantenere il contatto sopra quel fondo di bicchiere….e poi le risposte c’erano..e c’erano anche le domande..e tutti avevamo il dito sopra il bicchiere, su questo non v’era alcun dubbio.
D. (N) Allora sei con noi da tanti anni?
Eh, si…
D. (N) Ci conosci da tanto tempo.
È vero, ma non so se voi conoscete….
D. (N) Hai voglia di farti conoscere?
Non c’è più…modo…non c’è più possibilità
D. (N) Perché?
Perché così è più difficile.
D. (N) Eppure sei bravo a parlare.
Voi sapete chi parla, e questo non mi piace. Quando tutte le dita erano su quel bicchiere era tutto più facile…tutti c’eravamo…
D. (N) Ma ci siamo tutti anche così
Ma non vi è dubbio, oggi, di chi spinge il bicchiere
D. (N) Perché a te piaceva spingere il bicchiere?
Mi piaceva nascondermi dietro al movimento del bicchiere.
D. (N) Non ti piace svelarti?
Perché mai dovrei?
D. (N) Io non ti obbligo, sei tu che sei venuto.
Sono venuto perché qualcuno fuori dalla stanza desidera che io sia qui e che le mie parole abbiano senso…ma non sono ben certo di averlo deciso io. Di sicuro è una brutta sensazione.
D. (N) Allora noi non ti piacciamo?
A me piace ciò che qui si fa…non è importante che voi mi piacciate o che io piaccia a voi…non è necessario.
D. (N) Hai detto che questo non ti piace, ma ti piaceva il bicchiere.
Allora era più facile.
D. (N) Sei difficile da capire.
Credi?
D. (N) Per me, si.
È così semplice quando non devi cercare di interpretare o dare senso a ciò che avviene…ma vedere.
C’è un angolo nel quale è facile nascondersi…con l’unica urgenza di sapere che qualcuno fuori desidera che io mi manifesti. Io so bene chi c’è fuori della stanza, è stato lui a portarmi qui…io appartengo a lui…
……………………………………………………………………………………………………….
Ringraziamo gli amici che sono stati con noi. Anche A e C erano con noi e sono con noi.
È tempo per me ora di terminare. A voi tutti il mio saluto, arrivederci.