venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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26 ottobre 2006

ventiottobre 06


Ancora, adesso io, A, per il corpo comune.

Si può pensare che il discutere prima di quello che è il nostro incontro, il nostro mettere assieme, rendere corpo comune l’energia individuale di ognuno di noi, possa disturbare, portare lontano la mente, distogliere l’energia, ma io non credo questo, io credo che sia solo rendere più colorato il nostro prato, renderlo più ricco di particolari, rendere i fiori più comprensibili, più visibili, più facili da riconoscere. Non per forza il corpo comune deve essere creato da un amalgama di presenze, ma da un comune desiderio che porta ad un comune corpo che divenga punta di bulino.

Visualizziamo la catena, sentiamoci facenti parte di questa catena, facciamo spazio agli amici che con noi la compongono, permettiamo loro di accomodarsi accanto a noi, cerchiamo i nostri cari, chiamiamoli per nome, certi della loro possibilità di aiuto, certi del nostro bisogno di averli con noi; chiamiamoli per nome e cerchiamo i loro volti, facciamo anche a loro spazio.
Una catena grande, numerosi gli anelli, solidale, protetta. C, la nostra amica C, al centro di questa catena. La candela ne illumina il viso; è facile guardarla in viso, cercarne gli occhi, è giusto sostenere il suo sguardo, accogliere la sua richiesta, assecondarne la direzione.
Accanto a lei poniamo i nostri cari che hanno bisogno, la luce della candela basta ad illuminarli tutti quanti, a riscaldarli, a renderli visibili. Cogliamo l’energia che scorre in questa catena, lasciamoci colmare da essa fino a che, sazi, possiamo offrirla all’amico che accanto a noi si trova……………..

Lasciamo ora C, visualizziamo lo spazio all’interno della catena, il nostro prato. Cerchiamo il nostro fiore, riconosciamolo, diamogli energia affinché la forma divenga sempre più precisa, visibile, riconoscibile.
Lasciamo ora, ringraziamo chi è stato qui con noi, grati del suo aiuto.

Probabilmente, se io ancora fossi tra di voi, sarei a mio agio. Io fui sempre curioso dell’altrui intimità, ma se allora era un vezzo, se allora era gioco, carenza, oggi – per come mi trovo – capisco quanto possa essere importante, aldilà dell’individuale conoscenza, e del dimostrare il livello di conoscenza che ognuno di voi e di noi ha raggiunto, questo esercizio porta a far emergere, a cogliere brandelli di coscienza individuale.
La provocazione dell’altro è fondamentale, se a quella provocazione non si pone barriere ma semplicemente specchio, confronto. Allentare, rendere visibili le barriere poste, riconoscerle tali e attraverso il riconoscimento smantellarle pezzo a pezzo, consci dell’inutilità.
Io posso capire….attorno al cerchio spiritico molte entità gravitano e l’attrazione all’interno del cerchio non è data che dalla vicinanza vibratoria tra voi e loro. Non per forza le entità evocate in questo cerchio sono scelte da una regola, da uno schema, ma proprio siete voi che le evocate attraverso un livello di simpatia vibratoria.
Avere la possibilità di avere la loro evocazione, la loro voce qui nel cerchio, è più semplice di quello che crediate; non esistono vincoli, se non quelli che voi ponete. Per avere simpatia vibratoria bisogna poter emettere vibrazione e l’emissione è naturale e scontata nel momento in cui la protezione viene abbandonata. Non è l’argomento, non è il tema, non è il sentirsi solidali, ma aprirsi alla possibilità. Molte entità gravitano attorno ad un cerchio spiritico, molte esperienze possono divenire patrimonio, bagaglio di un cerchio spiritico: è l’apertura ad esse che rende possibile l’evocazione. Ripeto, non esistono vincoli, non esistono barriere a che ciò avvenga, non esistono volontà capaci di precludere l’apertura.
Il primo contatto è attraverso la mente, la prima visione è individuale, cederlo agli altri crea la manifestazione.
Così sia, così è.